12 Dicembre 2005 - Conferenza stampa
"Ti amo in tutte le lingue del mondo"
Intervista al cast.
di Mauro Corso


Durante la prima conferenza stampa di "Ti amo in tutte le lingue del mondo", quando il film era ancora in lavorazione, era stato chiesto a Pieraccioni se sapesse dell'uscita a Natale di King Kong, in contemporanea con il suo film. Il comico toscano aveva risposto "E a King Kong gliel'hanno detto?". Neanche a farlo apposta entrambe le anteprime stampa di questi film "natalizi" sono state presentate lo stesso giorno. Il film di Pieraccioni esce il 16 dicembre in 550 copie.

Leggi anche l'intervista realizzata durante la lavorazione del film!

Leonardo Pieraccioni: Sono molto contento di questo film, un po' come sempre, ma in questo caso lo sono in particolare perché gli attori -e parlo da regista- mi sembrano perfetti, bravi, gli ho voluto bene quando abbiamo girato il film, gli voglio bene adesso, gli vorrò bene indipendentemente da come andrà il film e da quello che succederà. Io lo dico sempre a questo punto la storia è finita ed inizia la cronaca: questa sta al pubblico che lo andrà a vedere, sa farà passaparola, se gli piacerà. Ora come ora, e lo dico in tempi non sospetti, non cambierei nulla, sono felice delle musiche, della sceneggiatura. L'ha detto anche Panariello, questo è il mio film più bello. Poi ho scoperto che aveva visto solo "Il mio West" e "Il pesce innamorato". E "Il miracolo italiano" di Rondolini.

In questo film si parla di amori tormentati. Ci sono anche sue esperienze personali?
Leonardo Pieraccioni: Sì, io volevo fare un film sugli amori che si rincorrono. Come diceva Trilussa "L'amore è un'altalena de perdenti, se se va a paro se po' sta contenti", che secondo me è un'aforisma di una forza incredibile. In fondo le storie migliori sono quelle che si rincorrono, che non tornano mai, gli amori che poi si lasciano, che hanno qualcosa che non va: in questo caso di cose che non vanno ce ne sono molte. Ma poi quando si arriva ad un abbraccio sincero come quello dell'ultima inquadratura il peggio è passato e forse l'amore trionferà, forse non per sempre ma per un periodo abbastanza lungo. L'ho sempre detto, l'11 settembre dell'amore è stato quando Albano e Romina si sono lasciati. Anche una mia amica si è lasciata dopo una storia durata un anno. Perché? Perché andava tutto bene. Ora non voglio dire che l'amore non è bello se non è litigarello, ma forse confrontandosi, si riesce ad andare avanti, a crescere.

Com'è fatto il personaggio di Panariello, Cateno?
Giorgio Panariello: Per quanto riguarda Cateno, ho toccato pochissimo di quanto era stato scritto da Leonardo e da Giovanni Veronesi, perché già mi piaceva. Mi avevano detto "guarda se non ti piace così, fallo in un altro modo, trova il sistema", però quando l'ho letto mi ero già affezionato alla sua tenerezza, al fatto di essere così perdente nei confronti di un fratello così vincente. L'unica cosa che ho aggiunto era il fatto di somigliare al fratello anche fisicamente. E' venuto più somigliante a Veronesi che a Pieraccioni, ma insomma il senso era di fare la parte negativa, grulla di Leonardo. Ne ho scritto solo l'esteriorità quindi, mentre l'interiorità era già sulla carta.

Anche questa volta per Ceccherini un personaggio stralunato?
Leonardo Pieraccioni: Per quanto mi riguarda si tratta di personaggio molto diverso rispetto ai precedenti, anzi penso che stavolta sia venuto fuori quell'aspetto che è così insito in lui e nelle sue occhiaie, quella malinconia struggente. Ci si aspetterebbe che lui prenda e getti via l'abito da frate, e invece resta fermo nelle sue convinzioni.
Massimo Ceccherini: Sì però io ci terrei a dire la verità: io sono contento a metà perché è un po' una truffa questo personaggio. Leonardo mi aveva promesso il ruolo della protagonista femminile e allora stavo facendomi crescere i capelli, poi però mi ha detto di farmi crescere anche un po' di barba, e mi sono chiesto "che donne gli piace?". Quindi non sono contento, ma spero un giorno di avere una parte femminile, magari se non come protagonista in un cameo femminile, con un bacio con la lingua...

Lo sa che si scontra con King Kong?
Leonardo Pieraccioni: Sì, e la mia risposta a quel gorillone è Papaleo ignudo, ha molti più peli. Ha il problema di dover portare in vacanza il figlio per tutto il periodo in cui il film sarà nelle sale, perché come tutti noi ha il problema di mostrare al figlio di essere, come tutti noi, un guitto vero. Tra l'altro non so se interesserà scriverlo, ma il perizoma che vedete nel film l'ha portato lui da casa. Anzi è stato un momento imbarazzante perché ce ne ha portati una quindicina. Il frustino invece è di un suo amico lucano, che ha un maneggio, ma lo usa anche per altri motivi.

In questo film ci sono due protagoniste femminili, stai dando più importanza a questo ruolo?
Leonardo Pieraccioni: E' dal Paradiso all'improvviso che per quanto mi riguarda i ruoli femminili acquistano una valenza più robusta. Prima avevano una presenza precisa, però si privilegiava in modo particolare la bellezza. Dal Paradiso all'improvviso le protagoniste femminili devono avere una presenza fisica importante, perché fa sempre ridere vedere l'uomo normale che cerca di conquistare una donna particolarmente avvenente, ma devono essere anche molto dotate. Per quanto riguarda il ruolo di Giulia devo dire di avere avuto l'imbarazzo della scelta perché ce n'erano tante, ma Giulia era sicuramente la più brava e sono lieto che ci sia lei nel film, anche se le altre erano comunque dotate. Per quanto riguarda Marjo era più difficile trovare un attrice di 32 anni, poi un pomeriggio fermo davanti a un autobus me la sono ricordata. Poi con Giovanni quando abbiamo visto il suo provino abbiamo anche cambiato leggermente il suo personaggio perché è insita in lei una vena sana di follia. Il personaggio doveva essere più rigoroso, ma poi abbiamo scoperto che se è lasciata a briglia sciolta è un folletto romantico micidiale. E di questo sono molto contento.

Giovanni Veronesi, come vi nascono queste sceneggiature, pensiamo anche a Manuale d'amore?
Giovanni Veronesi: Mah, com'è nato Manuale d'amore forse bisognerebbe chiederlo alla mia ex moglie. Quasi tutti gli episodi sono più o meno quello che ho vissuto in prima persona. Mi sono divertito meno con Manuale d'amore, perché quando faccio il regista, me la faccio addosso, quando scrivo soltanto sono più spensierato, infatti con Leonardo mi diverto moltissimo. Ormai sono otto film, e li scriviamo più o meno nello stesso tempo, tre mesi, sia che venga bene sia che venga male. Non so che voglia dire, forse che in quei tre mesi diamo o il meglio o il peggio. Vedo che Leonardo è cresciuto molto come sceneggiatore.

E' uscito al cinema tempo fa un film drammatico dal titolo "L'uomo spezzato" in cui la protagonista era una sedicenne che cercava di sedurre il suo professore, e il ruolo dell'amica era interpretato da Giulia. Ci sono delle similitudini in chiave ironica?
Giovanni Veronesi: Ci hanno scoperto!
Leonardo Pieraccioni: Io te l'avevo detto: tu mi dicevi, non lo vede nessuno, non lo vede nessuno, e ora l'ha visto lui e basta. Qual'è la domanda? Chi prende i diritti d'autore? Ma sì Giulia me ne aveva parlato, l'aveva già girato quando lavoravamo al mio... neanche questo gioca a mio favore... Ma sì ovviamente è in chiave ironica, infatti nel film quando sono in macchina con lei le dico "Basta con questa banalità dell'allieva che si innamora del professore", che è un classico. L'idea è nata da una mia esperienza personale, perché dove abito, a Bagno a Ripoli stavo davanti a un liceo e mi si sono avvicinate due ragazze, una mi dava del lei, l'altra mi ha fatto delle battute molto specifiche su come le piacciano gli uomini con la pancetta, io ho raccontato la cosa a Giovanni e siamo partiti con questo tipo di idea. Ma non volevamo fare un film solo su questo, ma sugli amori "intorcinati".



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