08 Settembre 2009 - Conferenza
"L'uomo che fissa le capre"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio
Sicuramente una delle star più attese della 66ª edizione della Mostra d'arte cinematografica di Venezia, George Clooney è approdato al lido, affiancato da Ewan McGregor e dal regista Grant Heslov, per presentare alla stampa "The men who stare at goats".
Signor McGregor, come fa un cavaliere Jedi a interpretare un film in cui non sa cosa sia un cavaliere Jedi?
Ewan McGregor: Ci sono persone che, come il mio personaggio in questo film, non hanno visto "Guerre stellari" (ride).
Signor Clooney, crede che, dopo questo film, la telecinesi possa diventare un'arma di distruzione di massa?
George Clooney: Sì, certo, alla premiere passerò attraverso il muro, questo è il mio nuovo lavoro (ride). Quello che ci ha divertito di questo film è che le parti più stupide sono le più vere.
Ci può parlare dell'aspetto gioioso del film?
George Clooney: Fin dall'inizio abbiamo visto il film come una commedia e pensavamo fosse divertente, forse, però, ne potrebbe parlare meglio di me il regista.
Grant Heslov: Il film è tratto da un libro di Jon Ronson, che è qui seduto tra voi; questi personaggi ci hanno fatto innamorare perché credono veramente nell'idea di poter passare attraverso i muri e ho cercato d'infondere la stessa sensazione nel film, proprio come erano descritti nella sceneggiatura.
Questo film ricorda sia i suoi lavori interpretati per i fratelli Coen che film come "M.A.S.H." e "Comma 22"…
George Clooney: Ci sono somiglianze nella sceneggiatura, ma Grant e io ci siamo incontrati nel 1992, ai tempi della scuola di recitazione, e mi ha prestato dei soldi (ride). Poi, un altro punto di contatto con i fratelli Coen è nel fatto che lui è ebreo e lavorarci non è molto differente.
Guardando il film torna alla mente anche "Three kings", che interpretò qualche anno fa. Secondo lei, per parlare di temi come la guerra bisogna passare necessariamente attraverso la farsa?
George Clooney: "Three kings" era molto ben fatto, ma, quando abbiamo fatto il film, la guerra era già finita, perché, di solito, è più facile riflette quando il conflitto è concluso. Per esempio, anche negli Anni Settanta, la maggior parte dei film sull'argomento hanno riscosso successo quando la guerra è finita. Questo film è una commedia che si occupa di idee folli emerse dopo la guerra del Vietnam.
Crede che un giorno sia possibile che lei si innamori e sposi un uomo?
George Clooney: Sì, certo, io e Grant stiamo per annunciare il nostro matrimonio (ride).
E' vero che, per un attore, rappresenti una difficoltà maggiore recitare in una commedia?
Ewan McGregor: E' difficile recitare nelle commedie, il trucco sta nel cercare di recitare sul serio, non da commedia, altrimenti si finisce con il non riuscire a dare la sensazione che vorremmo. Qui avevamo un ambiente grigio intorno, quindi è stato facile.
George Clooney: Io sono d'accordo con Ewan, ma recito per ridere e ho fatto molta sitcom, dove si recita proprio per quello.
Signor Clooney, sono diverse volte che lei viene al Festival di Venezia; quale è il fascino che vi trova?
George Clooney: Mi piace tantissimo questa mostra del cinema, "Out of sight" è stato il primo film che portai qui e andò benissimo anche "Michael Clayton", poi, è l'unica premiere alla quale si arriva in barca e il fascino della città, una delle più belle al mondo, non è ignoto a nessuno dei presenti.
Il film termina in maniera piuttosto curiosa; quale messaggio volevate lanciare?
George Clooney: Il messaggio è che ballare fa bene e che dovete assumere più droghe possibili e volare sugli elicotteri (ride). No, il periodo non è fantastico e non è facile, perché c'è la guerra in corso e la crisi finanziaria, quindi il messaggio risiede nel fatto che bisogna avere persone che credono ancora in qualcosa.
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