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04 Settembre 2006 - Conferenza Stampa
"L'albero della vita"
Intervista al regista e al cast.
di Elisa Giulidori
Entrano alla chetichella i membri del cast di "The fountain". Alla fine giungono anche il regista Darren Aronofsky e sua moglie Rachel Weisz. Lei è bellissima, molto più bella che sullo schermo; la pelle bianchissima e un sorriso dolcissimo. A differenza di quanto avvenuto in sala, dove il film ha ricevuto contemporaneamente fischi e applausi, qui si sono sentiti solo questi ultimi.
Se aveste una sola goccia d'eternità a chi la dareste? La terreste per voi oppure la donereste a qualcun altro?
Darren Aronofsky: Non so. E' una domanda difficile, veramente non so. Non so se la berrei io. Il film parla di quello che proviamo, quando guardiamo nel fondo della fontana della vita, quando pensiamo sinceramente alla nostra mortalità. Forse se fossimo immortali torneremmo all'Eden. Lì c'erano due alberi: quello della conoscenza e quello della vita. Gli uomini hanno scelto la conoscenza…
Rachel Weisz : Se ne avessi due, una la prendo io e l'altra la do a Darren
Darren Aronofsky: E Henry… (il figlio della coppia n.d.r.)
Rachel Weisz : Già Henry… Bè allora la darei a Micheal Jordan… A madre Teresa di Calcutta…
No veramente non lo so. Non vorrei essere l'unico essere umano sulla terra. Non vorrei rimanere sola. No, non la berrei.
Secondo lei gli uomini hanno un destino predeterminato oppure no?
Darren Aronofsky: Nel film tutti i personaggi devono fare una scelta. La vita è un viaggio dove impariamo, facciamo errori e ricominciamo. Le scelte sono importanti, ma il nostro destino è quello di dover fare degli errori.
Gli effetti speciali del suo film non sono realizzati al computer, può raccontarci qualcosa di più su questa scelta?
Darren Aronofsky: Non volevamo fare degli effetti speciali tradizionali. Spesso buoni film vengono soffocati dai troppi effetti. Abbiamo creato gli effetti attraverso l'uso di oggetti tridimensionali. L'idea era quella di prendere immagini reali e poi ricomporle. Volevamo passare da un macrocosmo ad un microcosmo, per sottolineare la circolarità della vita.
L'ultimo suo film è di 6 anni fa, perché c'è voluto tanto tempo per realizzare questo progetto?
Darren Aronofsky: Il film è un misto di tre generi: storia d'amore, azione e fantascienza. Quando presentavamo questo progetto agli studio loro non sapevano come collocarlo. Non erano molto sicuri di quello che volevamo fare così moltissimi ci hanno detto di no. Nel 2002 avevamo già finito una prima parte. Ma poi sono intervenuti diversi fattori che ci hanno fatto ripensare al film. L'abbiamo completamente reinventato e ci sono voluti altri 3 anni. Abbiamo trovato Rachel e Hugh Jackman. E ora siamo qui a Venezia, per noi è incredibile.
Com'è stato lavorare con Rachel e come si sentiva quando baciava Hugh Jackman?
Darren Aronofsky: Girare con lei è stato bello, perché l'intimità che c'è tra noi si è tradotta nel lavoro e ha creato una fantastica combinazione. Per quanto riguarda le scene di sesso, io adoro girarle… In realtà lei è un'attrice, lui un attore è finzione, per quanto c'è intesa quando si dice stop tutto finisce. E poi sono un po' masochista…
Si può definire il suo film un viaggio verso la mortalità e non verso l'immortalità?
Darren Aronofsky: Certo si può dire. Le due cose sono intimamente legate, due facce della stessa medaglia.
Lavorerete ancora insieme? Secondo voi a Hollywood vedono bene questa collaborazione.
Darren Aronofsky: Mi piacerebbe poter lavorare ancora con lei. Qui c'è il suo agente, cercherò di convincerlo…
Rachel Weisz: Non vedo perché a Hollywood dovrebbero osteggiare la nostra collaborazione.
Darren Aronofsky: Molte coppie che lavorano insieme poi si lasciano, noi abbiamo fatto un figlio…
Questo film è uno shock per i tuoi fan. Perché hai così cambiato il tuo punto di vista?
Darren Aronofsky: E' normale che ci siamo paragoni con i miei film precedenti ma io non volevo rifare "Requiem for a dream". Io lavoro su ciò che mi ispira in quel momento, non mi posso preoccupare di ciò che penseranno i fan. Il film rappresenta il mio punto di vista negli ultimi anni. Anche dal punto di vista scenografico ho buttato via tutto quello che avevo fatto nel passato.
Rachel Weisz: Per me è bellissimo vedere il cambiamento. Di solito le persone hanno paura di cambiare. Io, ad esempio ho cambiato punto di vista girando questo film. Prima avevo molta paura della morte. Poi parlando con malati terminali e con persone che le curano mi sono riconciliata con la morte. Purtroppo una volta finite le riprese la mia paura è tornata a farsi viva…
Volevo sapere se per questo soggetto si è ispirato al libro di Michel Houellebecq, "La possibilità di un'isola", dove il protagonista rinuncia alla immortalità proprio come il suo protagonista.
Darren Aronofsky : Mi spiace, ma non conosco questo autore ma mi sembra che siamo arrivati alla stessa conclusione. Magari alla fine se mi segna il nome sarò felice di leggerlo.
Ho letto che dovrebbe dirigere un episodio di Lost, è vero?
Darren Aronofsky: Sono un grande fan della serie Lost. C'era il progetto di dirigere un episodio, poi sono stato preso da eventi personali… Abbiamo avuto un figlio e così non è successo.
Spero che nel futuro ci sarà questa possibilità.
La sua recitazione è cambiata dopo questo film?
Rachel Weisz: Per interpretare questo ruolo ho incontrato malati terminali e molte persone che assistono questi malati. E' una realtà che non conoscevo. Solitamente i dottori tendono a somministrare farmaci, a prescriverci analisi. In queste strutture i medici cercano di disturbare i malati il meno possibile, di farli morire in modo sereno. Queste persone hanno un approccio diverso con la morte, è stata un'esperienza formativa.
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