29 Marzo 2010 - Conferenza
"Sul mare"
Intervista al regista.
di Ilaria Ferri

Presenti in sala: Paolo Ferrari della Warner Bros, Alessio Gramazio della Buddy Gang (distribuzione e produzione), Alessandro D'Alatri (regia e sceneggiatura), Anna Pavignano (soggetto e sceneggiatura), e gli attori Dario Castiglio (Salvatore, il protagonista), Martina Codecasa (Martina, la protagonista), Raffaele Vassallo (amico di Salvatore) e Kevin Notsa Mao (Atanagana che lavora con Salvatore)
Il cast del film incontra la stampa nella suggestiva cornice del Teatro 16 di Cinecittà, dove i più grandi registi del cinema italiano hanno girato le scene più spettacolari dei loro film, ospiti della NUCT (scuola internazionale di cinema e televisione.



Guarda il video del backstage

Ci parli della sua ultima "fatica".
Alessandro D'Alatri: il mio intento questa volta è stato di fare un film a favore del cinema, non ho voluto preoccuparmi dei giudizi e del riscontro del pubblico. Ho fatto un film per amore, per me è come se fosse un secondo esordio. Questo ha permesso di lavorare in maniera più rilassata, senza la tipica paura di sbagliare che alla fine mortifica il cinema stesso.

Col pretesto di parlare d'amore, si insinua il tema delle morti bianche, come mai questa scelta?
Alessandro D'Alatri: non ho di certo inventato io questa formula, è tipico del cinema italiano coniugare contenuti e intrattenimento. Ma bisogna stare attenti che non ci siano mai eccessi né in una né nell'altra direzione. La sceneggiatura ovviamente mi ha aiutato molto, mi ha permesso di giocare col cinema, di sperimentare. Infatti per questo motivo devo ringraziare la grande produzione che ha voluto scommettere su un cast di attori praticamente sconosciuti, ma tutto sommato è sempre una scommessa saporita.

Si dice che il suo film sia stato molto costoso…
Alessandro D'Alatri: è il film più costoso che abbia mai girato, ma non propriamente in senso economico. Abbiamo speso tantissima passione ed entusiasmo: siamo tornati a divertirci facendo cinema come agli inizi, nonostante il cast tecnico fosse formato da persone con esperienza, abbiamo lavorato con una leggerezza tipica della gioventù.

Diversamente da quanto fatto nei film precedenti, in questo fa uso della voce fuoricampo, come mai?
Alessandro D'Alatri: è vero non l'avevo mai usata prima, ma il libro lo richiedeva, l'Io narrante del romanzo è un flusso molto affascinante, ho cercato di riproporlo senza abusarne, cercando di spalmare la voce fuoricampo in momenti importanti o che lo richiedevamo maggiormente, dopotutto il nostro protagonista racconta la sua vita proprio nel momento in cui l'abbandona.

Si è sempre contraddistinto per un forte ma sobrio impegno politico, anche in questo film tocca dei tasti dolenti della nostra società.
Alessandro D'Alatri: il privilegio di fare questo mestiere è di poter essere un recettore degli eventi sociali e di costume. Sono molto affascinato da questo, se anche in futuro riuscirò a portare avanti questo livello di attenzione per la società sarò molto soddisfatto. Il cinema è vita qui deve cercare di essere contemporaneamente intrattenimento e uno sguardo attento su ciò che ci circonda.

Ci parli della scelta degli attori, come è avvenuta?
Alessandro D'Alatri: leggendo la sceneggiatura non potevano venire in mente attori già noti, ci servivano due nuovi talenti, sono stanco di film in cui attori famosi, magari trentacinquenni, interpretano ragazzini. Cercavamo specifiche tipologie fisiche e regionali, nel fare il casting ho controllato i curricula formativi di questi ragazzi, la cosa che mi ha colpito è che avevano seguito e stavano seguendo anche in quel periodo una serie di corsi e seminari. I provini poi sono stati molto insoliti e coinvolgenti. Quando uscirà il dvd del film, spero che verrà messo nei contenuti extra tutto il percorso della filiera produttiva, dai provini fino alla promozione. Con i ragazzi abbiamo lavorato molto bene, il fatto che non fossimo assillati dalla paura di sbagliare ci ha permesso di lavorare con più scioltezza.
Martina Codecasa: appena letta la sceneggiatura mi sono subito appassionata alla storia, i personaggi sono molti simili ai ragazzi di oggi, quindi era facile immedesimarsi, l'unica mia preoccupazione era che il mio personaggio risultasse un po' antipatico, ma abbiamo lavorato tantissimo sulla sua interiorità con Alessandro, è stata davvero una esperienza meravigliosa.
Dario Castiglio: è vero, ma la cosa più emozionante è stata proprio il provino, non mi hanno passato la sceneggiatura e detto di recitare qualche battuta. Alessandro mi ha dato il libro e mi ha detto "domani ti farò una intervista come se fossi proprio tu il personaggio". Il lavoro sulla comprensione del personaggio è stato molto intenso, abbiamo frequentato alcuni veri barcaioli di Ventotene per capire meglio il loro punto di vista. Sul set poi ogni giorno ho imparato qualcosa e ho potuto mettere a frutto gli studi fatti.

Come ha preso tuo padre la notizia che volevi fare l'attore? (Dario Castiglio, il cui vero nome è Dario Faiella, è figlio di Peppino Di Capri, n.d.r.)
Dario Castiglio: mio padre mi ha semplicemente chiesto se fosse davvero ciò che volevo fare, e mi ha detto che se la recitazione è la mia passione, di seguirla fino in fondo.

Come mai sceglie quasi sempre attori esordienti?
Alessandro D'Alatri: nei miei film ho sempre voluto attori esordienti o quasi, provo sempre una forte emozione quando vedo attori che non conosco, magari nei film stranieri. I nuovi attori sono lontani dalla realtà, mantengono l'illusione creata dal cinema: gli attori famosi, anche se sono bravissimi, richiamano alla realtà. Trovo distrurbante persino il cameo, sembra quasi una ostentazione.

Come è nata l'idea per il libro?
Anna Pavignano: è nata dall'incontro con i barcaioli di Ventotene. Ero in vacanza con la mia famiglia e anche noi abbiamo chiesto a uno di loro di portarci a fare un giro in barca. Mi ha colpito molto l'amore di questi ragazzi per il mare e il fatto che, mentre noi facevamo il bagno o prendevamo il sole sulla barca, lui dormisse. Allora durante il ritorno mi ci sono messa e chiacchierare e mi ha raccontato del suo lavoro invernale e di quanto disagio gli provocasse farlo. Quindi ho fantasticato su questo episodio delle mie vacanze e inventato una storia sulla vita estiva di questi barcaioli, innestandolo col tema del lavoro nero e le morti bianche, riflettendo sul gioco di parole e di colori, e sul fatto che quando si parla di morti bianche, viene raccontata la morte ingiusta di una persona senza far riferimento a ciò che questa morte ha interrotto, a tutta una vita piena di affetti, sentimenti che viene spezzata.

Il bravo Raffaele Vassallo nel modo di recitare e di muoversi ricorda molto Massimo Troisi, è stata una scelta voluta?
Alessandro D'Alatri: beh se questo richiamo è molto evidente ne sono orgoglioso, ma non abbiamo scelto Raffaele per questo motivo, ma per le suo straordinarie capacità comunicative. Lui ha il vero sapore dell'italiano regionale, inserisce una nota di colore risultando comunque comprensibile per tutti.
Anna Pavignano: Raffaele ha dei tempi comici molto simili a Massimo (la scrittrice è stata autrice di tutti i film di Massimo Troisi, n.d.r.), ma questo per lui non è un limite perché ha una propria autenticità che lo contraddistingue.

La figura della famiglia è molto presente nel film, ce ne parli.
Alessandro D'Alatri: si è vero, la famiglia di Salvatore è una presenza molto forte nella sua vita, radicata nella tradizione ma assolutamente moderna, e si contrappone alla famiglia inesistente di Martina. Salvatore è un ragazzo distante dai parametri che si vedono oggi al cinema, ha una innocenza che è tipica di noi italiani. Quando finisce l'estate e cala l'inverno, la famiglia è l'unico sostegno forte, ma non è una struttura chiusa, l'amore la rende aperta e moderna.

Ultimamente la Warner ha prodotto dell'ottimo cinema italiano, spesso anche osando.
Paolo Ferrari: siamo sempre interessati alle belle storie, in questo caso ci piaceva l'ambientazione giovanile e lo sguardo che il regista aveva su di essa, ci auguriamo che per Pasqua il pubblico presti attenzione a questo tipo di storia.

La Buddy Gang esordisce nella produzione cinematografica, come è stata questa esperienza?
Alessio Gramazio: questo è solo il primo di tanti altri progetti per il cinema, ma in questo modo abbiamo esaudito il nostro desiderio di passare dalla pubblicità al grande schermo. Siamo estremamente soddisfatti di aver collaborato con grandi professionisti, e di aver adottato un nuovo tipo di promozione che coinvolge i giovani, con un tour per le università e la pubblicità su facebook. Per noi questo film è già un successo così anche se poi il pubblico mi darà ragione o mi smentirà!

Siete presenti su facebook, parlateci di questo aspetto della promozione del film.
Alessandro D'Alatri: per questo film è stata curata in maniera particolare l'aspetto della promozione via web. Anche perché ci siamo rivolti ai giovani, anche col tour nelle università, ma facebook è per me una totale novità, sono iscritto solo da una settimana e ho già parlato con tantissimi ragazzi che hanno visto il film e hanno voluto commentarlo con me, questo durante le proiezioni accade molto di rado. Facebook è uno strumento formidabile per riportare il cinema a contatto con il pubblico in maniera moderna.

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