08 Gennaio 2009 - Intervista
"Sette anime"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea D'Addio

Chissà, forse se dietro la macchina d presa non ci fosse stato il nostro Gabriele Muccino, Will Smith non sarebbe mai venuto in Italia per presentare un suo film, ora che è l'attore di maggiori incassi nel mondo. E invece, dopo La ricerca della felicità, eccolo ancora a Roma a rilasciare interviste e foto perché il film di cui è anche produttore, sia un successo. In America le critiche non sono state entusiaste, ma il film sta rispondendo abbastanza bene al botteghino, se si pensa che si tratta di un film dalle tematiche difficili e dall struttura narrativa complicata. A dirlo è lo stesso Gabriele Muccino, il primo dei tre membri del cast che abbiamo avuto modo di intervistare nella bella cornice dell'hotel Hasller.

Un progetto rischioso…
Gabriele Muccino: E' senza dubbio un film difficile, ma è la ragione stessa per cui ho deciso di realizzarlo. Se si voleva affrontare un tema così spinoso come quello dell'essenza stessa della vita, non lo si poteva che fare spingendosi agli estremi, senza compromessi. Sapevo che saremmo andati incontro a tante polemiche, avremmo sollevato polveroni, ma abbiamo raccontato una storia che non era mai stata proposta prima.

In America i critici non lo hanno amato…
Gabriele Muccino: Ho sempre rispettato l'opinione della critica, ho sempre letto tutto con interesse e in alcuni casi ho anche imparato cose importanti dalle opinioni negative sui miei lavori. In questo caso però, dopo aver letto molte critiche negative, ho smesso di leggerle. Nessuna spiegava perché il film non fosse riuscito, ma si concentrava sull'appartenenza di Will Smith a Scientolgy, si tiravano in ballo questioni che non c'entravano nulla con la pellicola, ma solo con il desiderio di buttar giù il grosso nome. Pensavo fosse un difetto di noi italiani, ma anche in America non vedono l'ora di far cadere i grandi nomi.

Più facile o difficile la seconda esperienza su di un set americano?
Gabriele Muccino: Da un punto di vista diplomatico è stato più difficile, da quello delle scelte, diciamo esecutivo, più facile. In Alla ricerca della felicità avevo le spalle coperte da Will Smith: mi fece da scudo, mi ha protetto. Ma avevo anche meno autonomia decisionale di quanta ne abbia avuta in questo film. Con "Sette anime" ho avuto più responsabilità, ma anche meno ansia da prestazione.

Pare che Will Smith abbia odiato il suo personaggio…
Gabriele Muccino: Per lui, che è sempre una persona positiva, piena di sé, ma in senso buono, calarsi in un personaggio così depresso è stata una vera e propria sfida. Dopo due settimane di prove pensavo avremmo dovuto abbandonare il progetto. Non riusciva a farlo suo. Poi, a poco a poco, ha cominciato ad immedesimarsi, ma il problema è che gli era entrato troppo dentro. A questo punto è stato lui, dopo circa tre settimane di riprese, a voler smettere. Stava male, non voleva più averne niente a che fare. Solo che c'era ormai troppa gente coinvolta, non poteva andarsene. E così si è creata la stessa situazione per lui e il suo personaggio. Entrambi, dopo aver pianificato un progetto, volevano interromperlo, ma non potevano per via della troppa gente coinvolta.

Incontriamo poi Rosario Dawson, emersa, qualche anno fa, in tutto il suo splendore in "La venticinquesima ora" (in cui recitava accanto anche a Barry Pepper, presente anche in 7 anime) e da allora interprete per alcuni dei più importanti registi contemporanei (Oliver Stone, Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Spike Lee). Dall'alto della sua esperienza, le chiediamo subito un giudizio sul lavoro sul set con Gabriele Muccino.

Un giudizio sul lavoro sul set con Gabriele Muccino...
Rosario Dawson: E' un regista che spreme al massimo i suoi attori. Pretende il massimo, anche quando sei stanca cerca di tirarti fuori la miglior perfomance possibile. Da un punto di vista emozionale è il migliore regista con cui abbia mai lavorato. Certe volte fermava le riprese perché non sentiva che si stava trasmettendo l'emozione giusta , spesso senza neanche sapere subito dove si dovesse andare a cambiare. E' un regista che vive ogni scena empaticamente, mettendosi subito anche nella parte dello spettatore.

Pare che Will Smith sia stato molto nervoso sul set quando si è trattato di girare la scena di sesso fra voi due. E' vero?
Rosario Dawson: Sì, è stato così. Lui non aveva girato mai una scena di sesso con una persona che non fosse sua moglie, cosa peraltro che è successa solo in Alì di Michael Mann. Il suo timore più grande era che io potessi interpretare male i suoi gesti, non voleva che io pensassi che lui volesse approfittare della situazione. E' stato davvero strano vedere quanto, una persona così sicura di sé, fosse nervosa e preoccupata perché troppo corretta. La prima volta che abbiamo provato, lui si è messo subito sul letto e ha aspettato che io andassi sopra di lui, solo che Gabriele giustamente ha fermato subito tutto dicendo che non era possibile una situazione del genere, il mio personaggio aveva pur sempre una malformazione cardiaca…Insomma, alla fine ce l'abbiamo fatta e ora, quantomeno, Will ha un precedente.

Cosa ti ha attratto di questo progetto?
Rosario Dawson: Il personaggio di Emily. Sicuramente le presenze di Will Smith e Gabriele Muccino, di cui avevo visto tutti i film, erano garanzie che le cose sarebbero state fatte bene, ma il personaggio di Emily mi è entrato subito dentro, ne sono stata subito conquistata.

Ed eccoci a Will Smith.

Sette anime è un film sul senso di colpa, ma anche, soprattutto, sulla vita. A cosa lei non riuscirebbe mai a rinunciare, cosa rende felice la sua vita?
Will Smith: Più in alto di tutto, nella mia scala delle priorità, c'è la mia famiglia. Non c'è niente che mi rende più felice di ritrovarmi la sera a tavola con i miei figli e mia moglie. Quella è la cosa che mi rende più felice, ciò di cui non riuscirei a fare a meno. I soldi sono un extra, è bello averne, ma davvero non contano nulla in confronto al resto.

E' stato così difficile interpretare Ben Thomas?
Will Smith: Purtroppo non sono un così bravo attore da poter entrare e uscire da un personaggio, ma me lo porto dietro, a casa, quando ritorno la sera. Ben Thomas è totalmente al mio opposto e così ho dovuto lavorare molto su me stesso. Quando mia moglie ha visto il film mi ha detto: "Non lo rivedrò mai più", le ha fatto male vedermi in quello stato.

Gira voce che la scena di sesso sia stata un po' problematica per lei…
Will Smith: Sia chiaro: a letto sono un Re. Il fatto è che non volevo che Rosario pensasse che potessi mancarle di rispetto e così sono entrato quasi in paranoia. Gabriele mi ha aiutato molto.

Rilavorerà con il regista italiano?
Will Smith: E' probabile, ne abbiamo parlato anche ieri sera a cena. Il fatto è che non vorrei limitarlo, tenerlo tutto per me e fargli fuggire altre opportunità.

Il film negli Usa non è stato accolto benissimo…
Will Smith: C'è un piccolo gruppo di persone che amano dire no, senza poi spiegare le proprie ragioni, o facendo appello a questioni che poco c'entrano con il film. Per fortuna il pubblico sta rispondendo bene. E' un film per cui bisogna lavorare affinché sia visto, è un piccolo film realizzato con logiche da blockbuster, ma comunque un lavoro con temi difficili e rivolti solo agli adulti. Per certi versi è incredibile che un pubblico come quello americano stia facendo registrare così tante presenze.

Andrà all'insediamento di Obama alla Casa Bianca?
Will Smith: Sì, staremo qualche giorno lì a Washington per assistere alla Storia.

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