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24 Gennaio 2008 - Conferenza stampa
"Scusa ma ti chiamo amore"
Intervista al regista e al cast.
di Federico Raponi
Come luogo di presentazione del film "Scusa se ti chiamo amore" è stato scelto il liceo romano "Giulio Cesare". Alla conferenza stampa erano presenti il regista Federico Moccia, gli attori Raoul Bova, Michela Quattrociocche e la produttrice Rita Rusic. Ha preso subito la parola Moccia.
Federico Moccia: sono emozionato, è una dimensione diversa dal solito. La scrittura è solitaria, nel silenzio, invece il film è fatto da una squadra, e sono molto soddisfatto del risultato. Nel libro c'era l'espressione di emozioni e ricordi. Se è difficile descrivere un amore con le parole, figuriamoci con un film. Io racconto il mondo dei giovani, troppo spesso catalogato, e trovo una bellezza nel descriverli nella loro particolarità, con amori e delusioni che non ti aspetti. Mi piacciono le sfide, rendere il libro con immagini e citazioni.
Il mio successo letterario è difficile da spiegare, ma di sicuro ho un merito: aver avvicinato i giovani alla lettura. Se poi la qualità dei miei libri non è quella dei testi che leggevo io da ragazzo, non credo sia molto importante. Il cinema e l'editoria seguono l'onda che vuole questo genere di opere e mi fa piacere. Anch'io, comunque, mi rattristo del fatto che non ci sia nessun regista di 27 anni che giri un grande film per prendere in giro la realtà di oggi. Non vedo all'orizzonte nessun Nanni Moretti che faccia il nuovo "Io sono un autarchico".
Ha dei modelli di regia?
Federico Moccia: Lelouch e Truffaut, registi che hanno caratterizzato la mia adolescenza.
La differenza d'età è un problema?
Raoul Bova: le diciassettenni sono molto più grandi e i quarantenni molto più giovani di una volta. Quindi non si sente più questa grossa distanza. Poi, soprattutto, vedo l'amore come un qualcosa abbastanza privo di confini, comprende il non giudizio, non ci sono religioni, razze, età che possano evitargli di nascere, crescere ed esistere. Quindi, ancora di più, questa tratta dal libro è sempre stata una storia, sin dal testo, da cui si poteva comunque evincere che era molto bella, romantica, carina. Un sogno, insomma, anche una sorta di favola, però raccontata come parlano i giovani, in un modo molto moderno. Mi ha entusiasmato molto il libro, vedevo che ai giovani interessava parecchio, piaceva, e infatti ha venduto molte copie, e comunque un significato c'è. Il film ho trovato che sia stata un'idea molto importante e bella, perché portare i libri e le storie che vanno bene a livello letterario al cinema per me è molto intelligente, perché comunque si rafforzano l'uno con l'altro. E io finalmente ho trovato una vena un po' leggera che forse era tanto tempo che cercavo perché dopo tanti film drammatici cercavo una bella storia d'amore, una commedia. Solo che solitamente in Italia quando fai un ruolo che insomma piace, che è quello del poliziotto, difficilmente ti chiedono in altre parti.
Federico Moccia: certo non avevo in mente la Lolita di Kubrick dove il protagonista sembrava un padre alle prese con una bambina. Quella del film potrebbe essere una coppia reale, le diciassettenni di oggi possono essere tranquillamente considerate donne. E poi è curioso, ma se un sessantenne si mette con una trentenne allora tutto torna. Qui la differenza d'età è la stessa, ma nessuno ci fa caso.
Sul blog di "Scusa ma ti chiamo amore" ci sono tantissime ragazze di 16-17-18 anni che raccontano di queste storie. Io pensavo di parlare di una novità, quest'idea prende spunto da "la voglia matta", il film con Tognazzi e Catherine Spaak per la regia di Salce e la sceneggiatura di Castellano e Pipolo che mi era piaciuto tantissimo ed era in qualche modo una rivoluzione, allora, di un personaggio che cambia improvvisamente la sua vita per una ragazza giovane. E invece ho notato che sono arrivato in una situazione sociale ben diversa, nel senso che sono tantissime le storie che potete andare a leggere su quel sito, tutte vere e particolari. Questo mi ha molto sorpreso, a volte ti accorgi che il tuo voler raccontare si trova a che fare con qualcosa di diverso rispetto a quello che ti aspettavi, cioè magari pensavi di spiazzare e invece questo non è. A me è piaciuto molto cercare di raccontare attraverso i vari personaggi quella che è la realtà anche dei trentasettenni, il rapporto che c'è a volte con le difficoltà a consolidare un rapporto che possa durare nel tempo, questi matrimoni che con facilità si realizzano magari dopo l'università e dopo un mese finiscono, altra cosa molto frequente. Quindi è strano cercare di raccontare queste cose, e al meglio. Io non attingo alla gioventù che seguo, cioè scrivo e probabilmente poi mi accorgo che tutte queste cose in questo momento magari sono in sintonia.
Michela Quattrociocche: a me non è capitato, ma una mia amica ha avuto una storia con un uomo molto più grande, quello che si vede nel film può capitare a qualunque ragazza della mia età.
Nessuno nel film fa riferimento all'uso del profilattico…
Federico Moccia: Nel libro questo passaggio c'è, sullo schermo abbiamo evitato d'inserirlo, sarebbe stato più estremo parlarne, anche per problemi di pubblicità.
La scelta dei protagonisti?
Raoul Bova: mi hanno fatto il provino un po' a tradimento, io ero solo andato a parlare con Federico. All'inizio l'ho vissuto un po' male, poi mi sono ricordato di quanti ne ho fatti in America e mi sono lasciato andare, riconoscendo a Federico una grande professionalità. Da parte sua è stato un gesto di serietà, mi sono sentito gratificato.
Rita Rusic: la composizione del cast è stata complessa, la protagonista l'abbiamo trovata, casualmente, dopo cinque settimane di ricerche e migliaia di ragazze.
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