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04 Maggio 2006 - Conferenza Stampa
"Sangue - La morte non esiste"
di Mauro Corso
All'anteprima stampa di questo curioso allestimento visuale di difficile digeribilità oltre ai tradizionali addetti ai lavori della stampa cartacea ed elettronica sono stati invitati anche decine di bloggers, come esponenti di una realtà ai margini delle scene ufficiali ed istituzionali ma sempre più importanti nell'attirare interesse nel mondo di internet.
Questo perché, come afferma Libero De Rienzo, il regista di Sangue, questo film è pensato per chi non ha uno spazio nell'organizzazione tradizionale della società, per chi non è normalmente oggetto di un racconto perché si trova in un terreno di confine, in una linea d'ombra che separa da quanto è comunemente accettato. D'altro canto il lancio promozionale del film è stato ancor meno tradizionale e caratterizzato da clip esclusive disponibili sul sito ufficiale del film, da pubblicità "citofonica" e da speciali trousse abbandonate in posti strategici. Tali contenitori celavano al proprio interno indizi sul film e persino un Dvd con una sequenza del film completamente dal punto di vista della protagonista e quindi, in un certo senso, inedita.
Si tratta di un film che da e darà fastidio, anche se, come sottolinea Elio Germano (Iuri), viene distribuito solo in otto copie in tutta Italia. Per cui sarà un film difficilmente accessibile a fette di pubblico che lo potrebbero trovare appetibile proprio nella misura in cui può riconoscersi nella realtà raccontata, che non necessariamente è quella di una grande metropoli di oggi. Ma secondo lo stesso regista Sangue è soprattutto un atto d'amore nei confronti del cinema (viene citato Artaud), nel tentativo di superare l'eterna dicotomia tra cinema d'autore e cinema di movimento, soprattutto nel segno del rispetto di uno spettatore al giorno d'oggi trattato sempre di più come un utente da accompagnare passo passo nei processi narrativi perché altrimenti rischia di smarrirsi. La realizzazione di Sangue è stata vissuta da tutto il cast come un'avventura, un'offerta volontaria al cinema e all'arte (nessuno è stato pagato per il proprio lavoro, secondo quanto affermano proprio Elio Germano ed Emanuela Barilozzi), eppure il loro lavoro viene bloccato da logiche distributive che si muovono in base a criteri puramente di mercato. E Libero De Rienzo tristemente rifiuta la realtà dei fatti, ricordando come il cinema sia diviso tra opere commerciali ed opere d'avanguardia, ciascuna con una propria dignità ed autonomia entrambe rispettabili, e come il cinema commerciale spesso strizzi l'occhio al cinema "d'avanguardia" del passato. Gli interventi di De Rienzo sono delle rivendicazioni di diversità rispetto ad un panorama cinematografico italiano da cui vuole affrancarsi sia a livello produttivo che come storie raccontate, forse destinate ad un pubblico di nicchia, ma una nicchia che ha pur sempre diritto ad un proprio ambito di rappresentazione. De Rienzo per meglio avvalorare la propria tesi estrae a quel punto una e-mail di una ragazza "dal cappellino rosso e dai molti piercing" che aveva assistito al film all'undicesima edizione di "Linea d'ombra", e che dichiara in termini molto sentiti di come sia stata profondamente coinvolta dal film percepito come un viaggio dalla realtà circostante in cui si è comunque riconosciuta. Ora Sangue non è un film perfetto ed è forse preda di qualche ingenuità o presunzione, ma finché vi sono ragazze con il cappellino rosso in grado di farsi prendere per mano e portare via, non può certo caratterizzarsi come un fallimento.
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