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10 Gennaio 2007 - Conferenza stampa
"Rocky Balboa"
Intervista a Sylvester Stallone.
di Federico Raponi
Per presentare Rocky Balboa, a Roma Sylvester Stallone ha incontrato i giornalisti in una conferenza stampa contingentata di 25 minuti.
Perché un nuovo episodio della saga?
Sylvester Stallone: Ero rimasto molto deluso da Rocky V, come anche molta gente. Non aveva di buono né la storia, né la filosofia. E io ci tenevo in modo particolare, perché doveva essere il capitolo finale. Qui volevo raccontare come può essere dura la vita, come si possa cominciare di nuovo. E che certe volte gli eroi sono piccole persone che fanno grandi cose. Il film è molto biografico e vero. Rocky V e quest'ultimo sono i più personali, perché vissuti. Volevo dimostrare che anche se invecchiati e lenti, gli uomini possono mantenere la stessa passione, e quest'idea si avvicina molto a quella che è la mia vita.
Il personaggio, raccolto sulla tomba della moglie, ricorda quello di John Wayne ne I Cavalieri del Nord Ovest di John Ford.
Sylvester Stallone: Quando il cuore ti viene strappato dal petto devi fare qualcosa. Qualcuno si dedica all'arte, Rocky invece lo fa attraverso il dolore, così si sente vivo. Comunque devi esplodere, anche fisicamente, o ti distruggi. E alla fine, sulla tomba, lui può dire: "ce l'ho fatta, ora posso trovare pace". Credo che John Ford avesse la dote della semplicità, quella che io voglio nei miei eroi. Anche tecnicamente ho girato senza gru e grossi spostamenti di macchina, perchè Rocky si non si muove molto. John Wayne è uno dei primi che ho conosciuto ad Hollywood, e avrei voluto seguirlo più da vicino.
Stallone si è presentato in grande forma fisica…
Sylvester Stallone: Il training è stato molto duro, sono molto più anziano e mi potevo far male più facilmente. Ho cambiato filosofia, puntando sul sollevamento pesi per diventare come un toro. E ho venti chili in più di quando ho realizzato Rocky III. Faccio sempre avanti e dietro, se un giorno mangio male, quello dopo bene. Mi alleno tre volte a settimana, un'ora piena, e mi sento più in forma di venti anni fa. Invece vedo la gente esagerare, faticare troppo per mantenersi in forma.
Il messaggio del film è rivolto ai giovani?
Sylvester Stallone: Nonostante mi dicessero di farlo per i giovani, il film l'ho scritto per chi ha la mia età, chi è cresciuto con la serie. Comunque credo che si impari solo con l'esempio, e ho cercato di insegnare qualcosa mostrando un personaggio nobile e forte, ma senza fare lezioni. Non sono un maestro.
In un breve cammeo compare anche il pugile Mike Tyson, una personaggio molto diverso dal suo, e che ora combatte in locali di terz'ordine.
Sylvester Stallone: Conosco benissimo Tyson. Ha una personalità arrabbiata e complicata. Dall'infanzia si porta dietro molte emozioni, e se non prende un manager forte come agli inizi avrà sempre problemi. Insieme ad Arnold Schwarzenegger stiamo cercando di realizzare una normativa per tutelare i pugili, perché molti finiscono col cuore spezzato e senza soldi.
Cosa ne pensa dei recenti film sulla boxe, come Million dollar baby e Cinderella man?
Sylvester Stallone: Sono riusciti perché parlano dei problemi dei protagonisti, del loro quotidiano. Per dire, in quest'ultimo Rocky ci sono solo 10 minuti di boxe. Comunque, per raccontare la boxe bisogna saper prendere colpi.
Ha trovato difficoltà per far accettare il progetto?
Sylvester Stallone: La MGM non amava l'idea. Un mese dopo è arrivato un nuovo direttore, che mi ha offerto una chance. Avevo paura di fallire. Poi però mi sono detto:"sono contento, se ho paura lavorerò sodo. E se funziona aiuterà altri attori anziani". Una vera sfida per Hollywood.
Cosa le dà il suo lavoro?
Sylvester Stallone: Mi sento fortunato, come se avessi vissuto dieci volte. Voglio recitare, scrivere, aiutare i giovani per evitargli i miei errori. Per questo dico agli attori anziani: "dovete avere più interessi, diversificarvi".
Tra i vari capitoli della saga, circolò la voce di un Rocky che avrebbe combattuto contro un alieno…
Sylvester Stallone: No, non è vero. Dolph Lundgren (l'avversario in Rocky IV, ndr) era un vero alieno, un mostro. A un certo punto mi hanno proposto Rocky contro Rambo. Ho risposto: "vincerebbe Rambo. Un "bum!" e non ci sarebbe molto combattimento". Quando ho proposto Rocky V mi risposero: "solo se muore". E io: "va bene". "Solo se sulla scalinata". "Lasciamo perdere".
Le piacerebbe lavorare con Martin Scorsese?
Sylvester Stallone: Tutti vorrebbero. Vorrei dirigerlo come attore una volta tanto.
Che tipo di film predilige?
Sylvester Stallone: Mi interessano le storie corali, sulla personalità. Come Copland. Ma non sono bravo in questo. Le storie sulla condizione umana, che fanno piangere, arrabbiare, coinvolgono portando lo spettatore dentro la vicenda sono la parte più bella del cinema.
Progetti?
Sylvester Stallone: Voglio portare a conclusione anche la serie Rambo. Un film di oscurità e isolamento, con la speranza alla fine della vita. Rambo però non parla, e non sarà facile scrivere la sceneggiatura. L'ok per il progetto è arrivato prima di quello per Rocky, ma non volevo girarlo prima. Ho deciso di tenerlo fermo un anno per fare Rocky Balboa e poi un piccolo film.
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