Rocky Balboa
Annunciato dal suo nome ritmato dalla folla e dal celebre motivo musicale di Bill Conti, a 30 anni dall'esordio torna a combattere il pugile più noto e longevo del cinema. Perché è senza pace. Quando la commissione gli respinge - nonostante gli esami medici largamente superati - la richiesta di tornare in attività, lui si appella al principio costituzionale della ricerca della felicità. Per uno straziato prigioniero della memoria: passa molto tempo davanti alla tomba della moglie, intrattiene i clienti ai tavoli del proprio ristorantino raccontando una carriera che gli abituali conoscono a memoria, visita i luoghi del passato. Il nuovo avversario è il campione dei pesi massimi in carica e Balboa, che sa incassare senza finire al tappeto, dovrà puntare tutto su forza e resistenza. Come sottofondo, Frank Sinatra che canta di speranze contro un hip hop tutto "fight". "The rage against the age" (la rabbia contro l'età), sarà un'esibizione o un'esecuzione?

A sessant'anni suonati, per Sylvester Stallone allenamento intensivo, mezzi limitati e cinque settimane a disposizione per le riprese di questo Rocky Balboa. Girato interamente in luoghi reali, senza gru e carrello, con molta macchina a mano. Si è risparmiato pure sulle comparse, utilizzando gli spettatori e la sala di un vero incontro; il match del film è avvenuto prima dell'altro, sullo stesso ring, in tempo reale. L'austerità da necessità si fa virtù, riportando alle atmosfere del primo capitolo, soprattutto a quella dignità che è rimasta nel cuore del pubblico. Lo sceneggiatore-regista-attore, insoddisfatto di Rocky V (che a suo tempo avrebbe dovuto concludere la saga), mette molto di sé per un'ammirevole quanto forzata sfida portata avanti con onestà, in un'oscillazione tra il patetico e il buonismo alleggerita dall'ironia (rifà anche il verso all'Ivan Drago del "ti spiezzo in due"). Tutti siamo Rocky: lungo i titoli di coda, persone qualunque corrono sulla scalinata del Philadelphia Museum of Art mimando i colpi del beniamino che l'ha resa famosa, e compare anche una patriottica bandiera a stelle e strisce. Ma aleggia pur sempre odor di muffa.

La frase: "Sbarazzati della bestia che hai dentro e falla finita una volta per tutte".

Federico Raponi

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