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25 Ottobre 2007 - Conferenza stampa
"Reservation Road"
Intervista al cast.
di Andrea D'Addio
Per presentare alla stampa "Reservation Raod" a Roma atterra solo il regista irlandese Terry George. Il premio Oscar Mira Sorvino ha avuto dei contrattempi e arriverà solo in serata per sfilare sul red carpet della seconda Festa del cinema. Le domande sono quindi tutte per l'autore di Hotel Rwuanda, 3 nominations all'Accademy nel 2005
Come in Hotel Rwanda, anche qui è presente il tema della vendetta…
Terry George: Si è vero, è una tematica che mi interessava sviluppare. Nel libro questo discorso muove uno dei protagonisti, è ben sviluppato perché tanto è il tempo e le parole dedicatogli. Era importante trasportare il modo con cui certe persone si creino dei mostri immaginari con cui lottare per avere un obiettivo nella propria vita dopo un evento drammatico e tragico. L'idea della giustizia da sé si è poi sviluppata successivamente all'11 Settembre. Da allora la convinzione che si debba fare da soli è sempre stata più sviluppata, anche aiutata dal governo americano: poi c'è l'altra parte del film, quella relativa al personaggio di Mrak Ruffalo, ho cercato di trovare un equilibrio fra i due aspetti.
Le coincidenze sono alla base di buona parte della narrazione. Non sono esagerate?
Terry George: Il film è ambientato in un piccolo centro del Connecticut dove probabilmente c'è una sola scuola, una sola maestra di piano, forse due studi legali. Come dice un personaggio del film, si tratta di un posto tranquillo, uno dei più ricchi degli Stati Uniti. E' un elemento importante anche perché nel film si parla di come un dramma come la morte, comune e purtroppo abitudinario in scenari di guerra, sia possibile anche in un luogo come quello. Se poi devo pensare alle coincidenze, anche se non sono un esperto di fiction, ci sono film come lo stesso Hotel Rwanda dove un viaggio da Madrid a Tangeri dura una settimana. Non è credibile, eppure nel film va bene. Mi servivano dei luoghi comuni per i protagonisti, dovevo metterli a confronto e più che io, così ha fatto l'autore del libro.
Il tema dei pirati della strada è più che mai attuale in Italia. Quale è la sua idea?
Terry George: Quando abbiamo realizzato il film abbiamo interpellato molte associazioni che riuniscono i parenti di vittime di incidenti stradali. Purtroppo si invocano leggi per punire questi delinquenti, ma è difficile legiferare in modo che ad ogni colpevole venga data la giusta pena. Ci sono moltissime varianti, ogni storia ha un caso a sé.
Che idea ha di Internet, soprattutto quando viene utilizzato come fa il personaggio di Joaquim Phoenix?
Terry George: Purtroppo in queste occasioni diventa catalizzatore di rabbia. Il personaggio di Joaquim Phoenix trova in questo non solo un gruppo di sostegno, ma anche e soprattutto l'occasione per fomentare la propria rabbia. E' così che lui inizia a costruire immaginariamente il proprio mostro, è così che non va avanti come invece fa Jennifer Connelly.
Come è stato il lavoro con gli attori, come hanno reagito alle tematiche di questo film?
Terry George: Con Joaquim Phoenix siamo al secondo lavoro assieme, tutti comunque mi hanno modo di affrontare la storia come un'occasione di indagare atmosfere e sensazioni che normalmente si isolano dalle menti degli uomini: il dolore vissuto singolarmente e secondo forme diverse.
Il personaggio di Mark Ruffalo ricorda un po' il percorso fatto dal protagonista di Delitto e Castigo di Dostojevski?
Terry George: Sicuramente John Burnham Schwart, l'autore del romanzo, ci ha pensato. Ci ha messo sei anni per scrivere il tutto, dal 1996 al 2002, e l'influenza di un caposaldo della letteratura come questo, ci sarà stata. Il personaggi o di Mark Ruffalo fugge sempre dalle proprie responsabilità, dal matrimonio, dalla carriera, dall'evento che lo segnerà per sempre. La sua sofferenza diventa così parallela alla scoperta della vita, solo quando sta perdendo la libertà, capisce quanto sia importante per lui tutto quello cui non aveva dedicato abbastanza tempo prima. Il suo dolore per certi versi è più grande di quello del personaggio di Phoenix. Mentre quest'ultimo si ricorderà il figlio sempre giovane, lui peserà sulla vita di suo figlio come un genitore di cui vergognarsi, qualcuno che forse sarà meglio perdere per sempre.
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