05 Settembre 2009 - Conferenza
"Prove per una tragedia siciliana"
Intervista ai registi e al cast.
di Federica Di Bartolo
Si è tenuta il 5 settembre 2009 al Lido di Venezia la conferenza del film "Prove per una tragedia siciliana" regia di Roman Paska e John Turturro. Hanno partecipato oltre ai due registi anche i produttori G. Del Punta, B. Restuccia, la costumista D. Zakowska, gli attori Donatella Finocchiaro e Vincenzo Pirotta, coordinati da M. Barenbaum.
Com'è nata l'idea di questa pellicola "Prova per una tragedia siciliana"?
John Turturro: Ho discusso a lungo di questa idea con Roman e quando è arrivata l'opportunità abbiamo pensato che forse avremmo potuto abbinare due idee insieme, abbiamo pensato di poter tornare indietro ed esplorare le origini siciliane, di esplorare come eravamo e inoltre fare un film abbinato all'idea di esplorare in un modo un po' pirandelliano.
Roman Paska: Parlavamo già da tempo dell'idea di fare un film in cui John avrebbe fatto la parte del burattinaio e chiaramente avevo una certa conoscenza del mondo dei burattini e la Sicilia sembrava andar bene con le idee che avevamo. La Sicilia ha una tradizione fantastica di teatro dei burattini inoltre uno dei temi del film era proprio il teatro e l'atto creativo di realtà diverse. Un'attività iniziata già prima nel teatro e continuata nel teatro dei burattini, che non è stato per noi solo uno strumento, ma anche dal punto di vista tematico è diventato una metafora della ricerca perenne.
Per voi attori essere diretti da persone che hanno uno sguardo diverso, esterno alla Sicilia e alla realtà siciliana, ha comportato delle scoperte?
Donatella Finocchiaro: Noi siamo entrambi siciliani e tutti sentiamo una certa difficoltà ad allontanarci dalla Sicilia e quando ci allontaniamo abbiamo bisogno di tornarci per forza
Vincenzo Pirotta: Il rapporto con Roman e John è stato un confronto e una scoperta con la mia terra che non avevo mai avuto nonostante mi occupi di tradizioni popolari anche favorito dalla mia attività teatrale. Con le loro domande sulla sceneggiatura mi chiedevano e facevano vedere delle cose che forse non guardavo, mi facevano vedere cose e parti della Sicilia meno conosciute. Scoperte da chi desiderava scoprirle come ad esempio nel mercato di Ballarò dove cercavo di far sentire a Roman e John i versi dei venditori invece loro cercavano di scoprire gli squarci oscuri del posto. E' stato bellissimo il confronto che hanno avuto con dei bambini che facevano parte di quel mercato perché giocavano lì.
Il film è un viaggio alla scoperta delle origini siciliane di Turturro, ma cosa l'ha più colpita in questo ritorno alle origini in Sicilia?
John Turturro: Sono stato molte volte per lavoro in Sicilia negli anni '80 e ora sono in là con gli anni e sono in un luogo diverso nella mia vita, ciò che rimane interessante credo sia la complessità dell'animo siciliano, che non è facilmente penetrabile, come Camilleri spiega in maniera molto eloquente nel film. Il viaggio mi ha fatto capire che nessun posto può essere catturato nella sua totalità e la Sicilia è veramente un luogo unico, scopro ancora cose nuove che non mi avevano colpito prima.
L'interesse per l'Italia di Turturro non si è esaurito con questo film infatti sta realizzando un film su Napoli, ma vorrei sapere cosa lo abbia spinto ad esplorare un paese così lontano dal suo?
John Turturro: La mia famiglia viene da questo paese e mi interessa: si scoprono molte cose dentro di sé grazie ad un'esplorazione esterna. Posso solo dire che essere americani aiuta a riscoprirsi, sempre. Man mano che invecchio, il mio interesse per le mie radici è costantemente in crescita. Ma, più in generale, ha influito anche la mia esposizione verso il cinema italiano, che da anni è molto forte. Esplorando questo mondo italiano, scopro anche nuove parti di me stesso. Mi è già accaduto in passato come quando, dopo "Romance & Cigarettes", mi è stato chiesto di realizzare un documentario sulla musica napoletana. Per me è un processo di esplorazione, mi piace imparare.
Com'è nato il suo interesse per le sue origini e dove?
John Turturro: Essere americano è un'attività che mi porta a reinventarmi sempre, sono sempre stato interessato alle mie origini proprio perchè fin da piccolo sono stato esposto alla cultura italiana, magari attraverso i film.
E' stato difficile realizzare questo film, cosa vi ha colpito dell'idea di presentatavi da Turturro e da Roman?
G. Del Punta: Abbiamo avuto subito il supporto della Regione Sicilia, sia finanziario che logistico, e il progetto è piaciuto anche alla Rai. Questo non è esattamente nè un film nè un documentario, ma riesce ad emozionare e divertire ed ha un potenziale commerciale.
Restuccia: La Regione Sicilia ha un meccanismo intelligente dei finanziamenti e molto semplice, efficace. Il film non è un documentario sulla Sicilia ed è caratterizzato da un dialogo dello scrittore Camilleri sulla Sicilia e le sue tradizioni. Certamente non si capisce quando fingono o meno.
Quanto può contribuire un film del genere ad allontanare lo stereotipo della Sicilia come luogo di mafia e malgoverno?
John Turturro: Io ho scelto di mostrare questa parte della sicilianità, perché toccava la mia sensibilità. Quello che condividi con il mondo esterno è anche ciò che a te realmente interessa. Spero solamente che l'argomento sia gradito in egual misura alla gente che vedrà il film e non solo ai siciliani. Quando abbiamo deciso di portare avanti questo progetto, ci siamo avvicinati alla Sicilia con grande umiltà, come dei bambini. Ci siamo mossi come bambini che scoprono queste cose per la prima volta nella loro vita. Consiglio a coloro che decideranno di vedere il film, di avvicinarcisi con la stessa freschezza d'animo, anche se vivono questo mondo dall'interno ogni giorno.
Roman Paska: Io sono americano e considero Turturro americano quanto e come me, ma il fatto è che gli americani crescono andando a mangiare al ristorante dove sul menu ci sono nomi italiani e condividono così alcuni aspetti della cultura siciliana. Sono aspetti innumerevoli. Ogni giorno, mentre lavoravamo, pensavo a come avrebbero potuto vedere la cultura siciliana attraverso i nostri occhi.
Vincenzo Pirotta: Il film va alla ricerca di una poesia fuori degli schemi cinematografici italiani e internazionali.
Donatella Finocchiaro: Non posso che ringraziare Turturro e Roman per aver parlato della Sicilia in un modo diverso, non solo per la mafia, ma per l'arte e la cultura. Non sono immagini edulcorate, ma reali.
D. Zakowska: Come artista visiva coinvolta posso dire che la Sicilia è speciale, è la canzone non cantata finora che abbiamo cercato di cantare.
Trailer, Scheda, Recensione, Opinioni, Soundtrack, Speciale: interviste.
|