Paranoid Park
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E' stata quindi elaborata una scena molto più complessa di quella descritta nella sceneggiatura. I giocatori di football ci sono, ma sono in fondo all'inquadratura. In primo piano ci sono Gabe e Jake che parlano e che evocano prima Repubblicani e Democratici, poi l'altro sesso. Dietro di loro, all'esterno, dei vigili mettono le manette a un liceale. Mentre Chris Doyle, direttore della fotografia, si da da fare e discute con l'operatrice cinese che l'assiste, Gus Van Sant parla poco. Ha la parsimonia e la sicurezza silenziose di colui che sa che i suoi interventi sono attesi, ascoltati. Dopo qualche raccomandazione a Chris Doyle e agli attori, si mescola nell'agitazione dei tecnici e supervisiona in silenzio la realizzazione del lavoro.
All'improvviso Gus Van Sant si accorge che i giocatori di football sono troppo lontani. Viene quindi chiesto loro di interporsi tra l'arresto del liceale e la vetrata della hall in
cui i due ragazzi stanno parlando. Doyle inizia: "Il football è una delle forme che in un liceo rimandano a un modo di vivere conservatore, maggioritario. I ragazzi che scelgono lo skateboard sono all'opposizione, sono degli outsider. Avvicinare i giocatori di football nell'inquadratura, rende più densa la metafora, la contraddizione tra i due mondi". Da una ripresa all'altra, gli attori provano diverse varianti del dialogo. Una volta fatta la quarta ripresa, la troupe inizia a spostare il materiale nel refettorio, luogo in cui viene girata la scena successiva.
Ne approfittiamo per intervistare Gus Van Sant sul suo lavoro con Chris Doyle: "Avevamo già lavorato insieme per Psycho ma è la nostra prima collaborazione 'creativa'. Chris è il lavoratore più instancabile e ricco di idee che io conosca. Abbiamo la stessa età, parliamo la stessa lingua. Ieri gli ho chiesto di trovare un'idea 'alla Tony Scott' e lui ha immediatamente capito cosa volevo". In questo senso Doyle rincara la dose: "Sono molte le cose che ci avvicinano, in particolare il modo di evolvere. Last Days è magnifico ma è qualcosa di finito ormai. In seguito si può decidere di andare avanti, raccontare altro cambiando gli elementi del gioco, oppure ripercorrere una strada già battuta, per esempio facendo un remake di In the mood for love".
Mentre i tecnici montano la macchina da presa e i tavoli si riempiono di hot dog, Gus Van Sant scherza con alcuni dei ragazzi - per la maggior parte non implicati nella preparazione - che portano sulla scena il proprio skateboard in mano. "E' molto facile, naturale, recitare con Gus. Ci da sempre due, tre consigli, e poi ci riprende così come siamo, con un'unica inquadratura, così tutto è spontaneo", spiegano i ragazzi. Tutti vogliono sapere se il film andrà a Cannes; eppure nessuno di loro conosceva i film di Gus Van Sant prima delle riprese. "Ho cercato di colmare il mio vuoto - dice Josh, 15 anni, con disappunto - Ho visto Will Hunting e Scoprendo Forrester in dvd. Volevo vedere anche Belli e Dannati, ma mia madre non ha voluto!".
Nel refettorio è tutto pronto. La scena prevede Alex e i suoi amici mentre mangiano, quando un annuncio richiama tutti gli skater nell'ufficio del preside. Il primo assistente chiama i ragazzi che devono apparire seduti al tavolo sullo sfondo. Viene chiesto loro di muoversi e di parlare naturalmente, senza fare il minimo rumore. Inizia quindi uno strano balletto muto di circa 120 figuranti e in tre riprese la scena è fatta.
La troupe si ritrova poi nel cortile interno della scuola, dove è stata montata una rampa in modo da poter girare una scena sugli skateboard. Quattro ragazzi, tra cui Gabe e Jake, vanno e vengono dalla rampa al punto di inizio e si scambiano considerazioni poco delicate sulla compagna di Alex. La macchina da presa di Chris Doyle effettua un lavoro stupefacente di minuzia e fluidità, tutto di andate e ritorno flu. Fa già notte, il cielo farà raccordo con il resto della scena. Solo che quando erano stati filmati i primi piani la terra era di colore diverso. Prima di girare, vengono quindi montati due grandi tendoni bianchi, e ci si adopera ad asciugare con degli stracci la terra imbevuta d'acqua dall'acquazzone. Doyle scherza. Un tecnico gli dice: "Ridi pure, Chris, ma sappiamo che poi andrai da Wong Kar-wai a raccontargli come abbiamo fatto…". Mezz'ora più tardi, gli applausi della troupe salutano la fine delle riprese. Mentre qualcuno si occupa di risistemare per l'ultima volta la macchina da presa e i cavi, parliamo con Sarge, il tecnico del suono, cinque film con Gus van Sant: "Probabilmente Paranoid Park non assomiglierà a nessuno dei film precedenti di Gus. Soltanto lui sa cosa vedremo alla fine sullo schermo. Tutti i licei sono simili negli Stati Uniti, la scenografia è simile a quella di Elephant. Ma le riprese sono state fatte in modo completamente diverso. E' Gus che scrive, realizza e monta il film.
Durante le riprese va sempre di corsa, ma so che ha un talento folle per far emergere in fase di montaggio una miriade di cose che noi non avevamo visto, per dare al film un ritmo inatteso. Soprattutto, lui pensa che la scenografia ha solo il compito di suggerire quello che poi può essere e quello che non può essere fatto al momento delle riprese, è molto ricettivo agli incidenti e alle intuizioni che arrivano sul set. Gus si paragona spesso a un pescatore che ha avuto un'idea su quello che vorrebbe prendere, poi gli importa poco del pesce che pesca, purché sia grosso".
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