20 Ottobre 2005 - Conferenza stampa
"Oliver Twist"
Intervista al regista Roman Polanski.
di Francesco Lomuscio


In occasione dell'uscita italiana della sua ultima fatica, Oliver Twist, il regista Premio Oscar Roman Polanski è approdato a Roma per incontrare la stampa, cui ha confidato, tra l'altro, di essere scontento del mondo attuale e di provare una grande nostalgia per il passato, precisando che la cosa non è legata ad un fatto di età, in quanto si sente ancora giovane…

Come mai ha deciso di fare Oliver Twist. Dov'è Roman Polanski in questo film?
Roman Polanski: In realtà volevo realizzare un film adatto ad un pubblico giovane, e con giovane intendo dai 9 ai 99 anni (ride), però non volevo cadere nella trappola di fare il solito film per giovani pieno di effetti speciali visivi e sonori. Volevo dare ai ragazzi qualcosa che li facesse pensare e, allo stesso tempo, potesse fare appello al loro cuore. Ovviamente, oggi è difficile fare questo tipo di film, quindi mi sono attenuto ad un grande classico, adattandolo senza modificarne l'ambientazione e senza metterci elementi come il sesso e la masturbazione.

Nel film, il vecchio usuraio dice al bambino: "Continua su questa strada e sarai un eroe dei nostri tempi". Si riferisce forse a qualche vero eroe dei nostri tempi?
Roman Polanski: La cosa bella di Charles Dickens è che ogni riga del suo romanzo è carica di ironia. E la presenza di questa capacità la troviamo in tutti i suoi libri, in quanto lui era un cronista di tribunale ed aveva ascoltato molti di quei racconti. Tra l'altro, Oliver Twist lo scrisse da giovane, aveva solo 25 anni.

E' corretto pensare alla luce come importante co-protagonista del film?
Roman Polanski: Certamente, ma questo non vale solo per Oliver Twist, vale per tutti i film che faccio. In realtà la luce è sempre l'espressione dello stato d'animo della scena, non c'è neppure bisogno di discuterne con il direttore della fotografia.

Parliamo dell'ottima scelta dei comprimari…
Roman Polanski: Beh, altra caratteristica peculiare di Dickens era la capacità di creare funzionali gruppi di personaggi grotteschi e ciò, quindi, non è stato così facile da portare poi sullo schermo.

Le scenografie del film lasciano pensare un po' all'horror classico…
Roman Polanski: Come per i personaggi, Dickens descrive minuziosamente anche gli ambienti, la Londra di quel periodo. Altro autore che mi viene in mente, più o meno dello stesso periodo, che descrive con estremo interesse i luoghi in cui si verificano le scene è Emile Zola. Comunque, per quanto riguarda il film, abbiamo cercato di dargli questo feeling romantico, ma senza renderlo troppo espressionista, e lo scenografo ha capito molto bene ciò che veniva descritto e come realizzarlo.

In questo film la paura ha un ruolo determinante. Come mai questa fascinazione?
Roman Polanski: Non posso certo dire di essere affascinato dalla paura, è solo un elemento che noi cineasti usiamo per appassionare.

Caratteristica essenziale del personaggio di Oliver è l'innocenza. L'innocenza, la bontà, sono sentimenti di cui oggi si parla poco, forse l'hanno colpita?
Roman Polanski: Questa era la parte più importante del film, per questo abbiamo impiegato molto tempo a scegliere il bambino che avrebbe potuto interpretare Oliver: non volevamo un volto angelico, ma un bambino che apparisse reale e la cui innocenza risultasse convincente. E la cosa più importante per me, appunto, era mostrare questo sentimento.

Al di là del fatto che siamo dinanzi ad una trasposizione da Dickens, Oliver Twist va' sicuramente annoverato tra i numerosi remake che ci hanno investito negli ultimi anni. Dei suoi film, ce ne è uno che vorrebbe vedere rifatto oggi? Se sì, da chi?
Roman Polanski: Beh, preferisco non vedere remake dei miei film, è come se mi chiedessi: "Con chi vorresti che tua moglie andasse a letto?" (ride).

Arrivato a questo punto della sua carriera, cosa è per lei il cinema? Cosa ci racconterà?
Roman Polanski: La mia passione è fare film, fare cinema e continuo a farne, ma non ho un progetto intellettuale da seguire, non penso mai a cosa dovrò fare, ma mi chiedo sempre cosa mi sento di fare.


  

Intervista per il film "Oliver Twist".


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