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14 Settembre 2006 - Conferenza Stampa
"N io e Napoleone"
Intervista al regista e al cast.
di Mauro Corso
Alla conferenza stampa per Io e Napoleone fa irruzione una delle Iene, Enrico Lucci, che con un'azione tipica riesce a strappare un bacio alla bella Monica Bellucci... ma non è l'unico incidente della conferenza stampa.
È vero che l'idea per la realizzazione del film le è venuta dopo che Benigni le ha segnalato il libro di Ernesto Ferraro?
Paolo Virzì: Sì è stata una segnalazione molto preziosa. Ho avuto la fortuna di avere questo libro in bozze, o quanto meno in anteprima. L'idea di questo esilio elbano dal punto di vista di una persona che lo detesta fino a desiderare di ucciderlo ci aveva interessato molto. Poi era passato del tempo e avevo realizzato un altro film nel frattempo (Caterina va in città). Intanto Furio Scarpelli si era dedicato a una prima stesura del copione e aveva trasformato il protagonista, Martino Acquabona in un ragazzo, trasformando questo conflitto filosofico anche in scontro generazionale.
Io e Napoleone è una commedia, ma ha anche un elemento politico molto serio. Si possono scorgere legami con l'attualità.
Paolo Virzì: In effetti per me è difficile descrivere questo film, finora ho usato tante strade diverse anche perché mi annoio a dire sempre la stessa cosa, quindi una volta ho detto che è una commedia, una volta una fiaba nera, un noir ottocentesco, un apologo filosofico... probabilmente tutte queste cose insieme o una cosa che non sappiamo definire, mi aiuterà qualcuno più bravo nell'esegesi di me ceh stabilirà di che tipo di pellicola si tratti. Senz'altro c'è uno spunto per un dibattito filosofico politico, innanzitutto nella sua natura psicologica, nel rapporto che c'è tra l'odio e l'esaltazione di Martino che senza dubbio somiglia forse anche al ventenne che ero anch'io. Ad esempio abbiamo cambiato il nome del persinaggio in Papucci, non per fare un dispetto all'autore del romanzo, ma perché questo aveva per noi un significato molto preciso. Papucci è un mio compagno di liceo con cui condividevo le idee politiche e certi ardori apocalittici. E cosa succede quando uno si trova di fronte all'oggetto del proprio furore e scopre che è un ometto anche patetico, fragile, buffo, sorprendente e strano. E ancora autocelebrativo e noioso. Poi per quanto riguarda l'attualità abbiamo un po' giocato... avevo paura del manierismo del film in costume, e per superarlo ho immaginato che Porto Ferraio del 1814 fosse il mio quartiere di Livorno. E quindi ho sovrapposto agli attori, davvero straordinari, dei trucidoni livornesi, facendoli parlare con il linguaggio di una Livorno ottocentesca immaginata... poi legami alla realtà... durante le riprese per caricare un po' Elio Germano, siccome lui ha delle idee politiche molto radicali, che talvolta condivido altre volte meno (sono un moderato), gli ho detto odialo come odi Berlusconi! E questa cosa mi sembrava funzionasse.
Elio Germano: Ci tengo a sottolineare che le mie idee sono ben precise, ma rimangono nella mia sfera privata. In realtà io non odio nessuno, ho delle idee precise e cerco di portarle avanti anche nel lavoro che faccio, ma questo di certo non deve passare per odio. La cosa che invece mi ha interessato è il rapporto tra la socialità e la storia, e la capacità del mio personaggio di entrare nella storia, la volontà di fare qualcosa, elemento che forse in questo periodo storico si va un po' perdendo. Quindi più che contro Berlusconi direi contro il "berlusconismo". Questo mondo basato sul commercio e sull'immagine che ha l'effetto di allontanare le persone dalla vita reale. Mi è piaciuta molto in Martino l'aderenza alla propria etica, mentre in quest'epoca storica spesso siamo un po' scissi, e non mettiamo mai in campo le nostre idee politiche. Forse una volta era più facile sentirsi parte di un mondo.
Com'è stato lavorare con Daniel Auteil?
Paolo Virzì: è stato buffo divertente, perché aveva fatto in passato dei film italiani ma li aveva sempre fatti in francese doppiati, mentre qui ha capito che caratteristica del suo personaggio doveva essere recitare in italiano con accento francese. Tra l'altro Daniel è molto dispiaciuto di non essere presente oggi, ma ha perso la madre qualche giorno fa e proprio oggi aveva i funerali. Il suo contributo è stato molto importante perché ha proposto una cosa che ci è sembrata molto pertinente. Ha detto "io reciterò Napoleone come se fosse un vecchio attore che ha paura di aver perduto il proprio successo".
Monica conosci la parodia che fa su di te Fiorello? Ti sei ispirata ad essa per il tuo modo di parlare? In base a cosa scegli i tuoi copioni?
Monica Bellucci: Ho sentito che questa imitazione ha avuto un successo incredibile, e purtroppo non l'ho sentita perché sto proprio qua e quando ero in Italia Viva Radio 2 era in vacanza. Uno di questi giorni però andrò in radio per fare una cosa con lui. Poi con Mollica ho fatto l'imitazione della mia imitazione, molto divertente. La scelta dei copioni è sempre guidata dall'istinto. Il copione non è la cosa più importante perchè un regista bravo può realizzare un grande film anche da un copione mediocre, mentre un bellissimo copione con un regista che non è bravo non diventa un bel film. Quindi la prima scelta è il regista.
Paolo Virzì, un altro elemento molto attuale del film è il fascino del tiranno, il fatto che i tiranni riescono a sedurre anche chi li odia. Ti ha interessato questo aspetto in particolare?
Paolo Virzì: è una questione importante, anche se non saprei dire se Martino sia effettivamente sedotto da Napoleone. Una volta incontrato però le sue idee si obnubilano e il suo odio si trasforma in qualcosa di misterioso forse più vicino alla compassione e alla pietà. Il Napoleone che vediamo è una persona che si annoia, che non ha strategie da inventare e quindi si diverte a irretire questo maestrino in cui ha intuito la grande ostilità.
Come si è sentita a dodici anni di distanza dai Mitici a parlare nel suo dialetto?
Monica Bellucci: I Mitici era marchigiano e in questo dialetto ho imparato solo le battute del film. Qui invece parlo castellano con qualche puntatina di perugino. Mi sono divertita tantissimo in questo ruolo di baronessa come dico io "godereccia", un po' mignotta, superficiale ma simpatica, una donna non cresciuta che rimane un po' bambina, che vive solo il presente. Devo ringraziare Paolo per avermi dato questo ruolo, davvero meraviglioso.
A questo punto Caprara mette in luce il paradosso tra le idee politiche di Elio Germano ed il marchio di produzione... forse sarebbe stato meglio se le esortazioni date sul set da un regista al suo attore protagonista fossero rimaste lì...
Paolo Virzì: Caprara, ti rendi conto da persona intelligente che le idee di un personaggio non necessariamente riflettono le opinioni del suo autore, né sono sottoscritte parola per parola, e credo che in conclusione abbiamo destinato a quel tipo di personaggio la stessa ironia e un certo spirito canzonatorio, quindi non è che sia celebrato "Martino contro Berlusconi". Anzi sottolineiamo quanto sia mitomane credulone e imbranato uno come Martino. Il corriere della sera aveva titolato "Virzì lancia il suo treppiede", particolare che era venuto fuori durante una conversazione. Ma di quella vicenda non mi aveva colpito l'odio del fotografo che aveva lanciato il treppiede, quanto la risoluzione, con Berlusconi che aveva telefonato alla mamma del treppiedista, che poi aveva detto "Com'è gentile!". Scarpelli diceva di non frequentare certi politici, riferendosi a Scelba o Tambroni, perché se li dovete odiare dovete starne lontani, per non subirne il fascino.
Giampaolo Letta: credo sia riduttivo e non renda giustizia al film parlare di una visione solo politica di Io e Napoleone, e non lo dico solo come rappresentante di Medusa e quindi indirettamente di Silvio Berlusconi, azionista di questo gruppo al cento per cento. Capisco che giornalisticamente sia affascinante contrapporre Martino o Virzì a Berlusconi, ma non credo sia giusto in primo luogo per il regista. Quindi il film è stato finanziato indirettamente anche dallo stesso Berlusconi attraverso Medusa. Questa è l'ulteriore dimostrazione della libertà ed autonomia che viene lasciata ai dirigenti di quest'azienza, al cinema italiano e anzi bisogna ringraziarlo se in Italia vengono prodotti tanti di questi film (fischi) sì potete fischiare, non c'è problema, questa credo sia la dimostrazione di tante cose.
Come sono stati scelti gli attori?
Paolo Virzì: Furio Scarpelli con la prima versione del copione aveva fatto dei bellissimi disegni e la baronessa Emilia era buffissima... questa è Monica un po' più cicciotta mi è venuto da dire. Stesso discorso per Martino e per la sorella, quindi si può dire che Furio mi abbia un po' guidato nella scelta del cast. Valerio Mastrandrea è stato scelto a seguito di una telefonata scherzosa di Bruni, facendo finta di essere un giornalista della Nazione di Piombino e gli avevo detto di chiamare l'ufficio stampa tanto era stato convincente il suo accento. Elio ha questa caratteristica straordinaria di imitare qualunque accento, e non sapevo nemmeno di dove fosse, aveva fatto il bresciano, il romano, al provino ha fatto l'accento di Porto Ferraio di un certo quartiere, se fosse in America avrebbe già interpretato il figlio di De Niro... ah e parla inglese con accento molisano come tutti. È stata una forca caudina obbligata, ma il cast ha risposto benissimo ed è stato all'altezza.
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