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06 Settembre 2007 - Conferenza stampa
"Nightwatching"
Intervista al cast.
di Federica Di Bartolo
Fra i film in concorso al Lido di Venezia è da segnalare "Nightwatching" del regista inglese Peter John Greenaway. L'opera s'ispira al famoso quadro "La ronda di notte" (1642) del celebre pittore fiammingo Rembrandt. Alla conferenza erano presenti il regista Peter Greenaway e gli attori Martin Freeman, E.Birtshtle, M.-P. Duhamel, M Zakascielny, C. Brenbech, J.Ten Haaf, A.Buzek, A. Seweryn e A. Kasander
Quando ha visto per la prima volta il quadro di Rembrandt e perché ha scelto proprio questo quadro per la storia?
Peter Greenaway: Ho avuto una preparazione per diventare pittore e guardandomi indietro mi chiedo come sono diventato cineasta. Ho visto per la prima volta il quadro di Rembrandt a Londra, è stato nella metà degli anni 60, non è però il mio artista preferito. C'è una sorta d'odio e amore, che penso traspaia nel film. Si dice che al mondo siano 3 i quadri più belli e di questi due sono italiani. Il primo è la "Gioconda" di Leonardo da Vinci, il secondo è "La ronda notturna" e il terzo è la "Cappella Sistina" di Michelangelo. Inoltre è un quadro radicato in una lunga tradizione e Rembrandt si è inserito in tale tradizione. All'interno del quadro di Rembrandt vi sono ben 51 misteri ad esempio perché ci sono 13 lance? Cosa sta facendo il cane? E molti altri, io mi sono sempre occupato dei misteri dei quadri, e credo che debba avere un'interpretazione visiva.
Lei come attore ha sempre fatto ruoli comici, ora interpreta il ruolo di Rembrandt. Quanto l'ha aiutata il suo umorismo ad entrare nel personaggio, a creare un personaggio così drammatico?
Martin Freeman: Quando mi è stato proposto il ruolo sono rimasto stupito poi ho capito che effettivamente che per il personaggio l'umorismo è fondamentale. Il senso dell'umorismo è importante perché evita al personaggi di diventare il tipico genio torturato, al di sopra del mondo. Rembrandt doveva mostrare che era un artigiano e un lavoratore a prescindere che lavorasse ispirato dalle Muse, da Dio o che lo facesse per i soldi.
Come ha trovato questa storia l'ha visto nel dipinto, l'ha trovata negli archivi, o era una voce o un racconto che gli studiosi d'Amsterdam conoscono?
Peter Greenaway: Un aspetto particolare del dipinto è che prima della nascita dei musei i quadri erano sempre nelle case private e non erano esposti al pubblico, invece "La ronda di notte" fin da subito è stato subito esposto al pubblico che ha dato vita a vari commenti. E' stato visto da Mussolini, Churchill, Stendhal, Van Gogh. E' un quadro che fa parte del turismo culturale ed ha prodotto, proprio per questo, una biblioteca immensa di commenti e così è diventato familiare. Rembrandt a soli 23 anni era diventato famoso in tutta Europa, non c'era corte che non avesse un suo quadro o la riproduzione di una sua opera. Ha guadagnato tanto, era alla moda e poi in seguito a questo quadro è finito in bancarotta, non aveva più soldi e lusso. Non è una storia vera, posso mostrarvi un singolo evento e fatto, ma voi non potrete dimostrare il contrario.
Qualcosa è cambiato nei suoi film?
Peter Greenaway: Lui alla fine è quasi cieco, ma non è morto. Questo è cambiato.
Martin Freeman lei ha radici russe?
Martin Freeman: Non ho radici russe vicine, magari all'inizio del secolo scorso. Non ho niente di russo a parte la mia recitazione che viene dalla scuola di Stanislavskij.
C'è una lettura pessimistica nel film? soprattutto nel rapporto tra denaro e arte, ecco fra i due cosa prevale?
Peter Greenaway: Il film è basato su un sogno di cecità e su una realtà di cecità. Se guardiamo la storia Rembrandt non è stato cieco ed ha dipinto fino all'69. Ci sono delle linee d'ottimismo, infatti, dice "Dov'è la cecità per me?"
Nel 2007 possiamo dire che è stato il pittore di maggior successo in Europa. E' una persona decisa, umanitaria, non misognino, interessato all'animo umano, post moderna, che non dava mai giudizi. Rappresentale cose migliori che tutti vorremmo avere, sappiamo che visse altri 35 anni dopo il film. Quindi prosegue la nota d'ottimismo.
La luce in questo film è usata per creare effetti estetici e atmosfere. Come collabora con il suo direttore di fotografia? La musica si mostra poi come ossessiva in alcune scene, lei come collabora con i musicisti?
Peter Greenaway: Sono privilegiato nel lavoro perché lavoro da anni con la stessa troupe e collaboratori, ci conosciamo tutti benissimo e sappiamo cosa dobbiamo fare ed inoltre ho un produttore simpatico che mi ha dato tante opportunità. Il cinema è basato sul testo e noi non siamo un'eccezione, ma il testo serve per avere finanziamenti. Ho cominciato come per il pittore e per questo ho dato rilievo all'immagine.
Il cinema senza musica secondo me non è mai esistito, la musica c'era sempre ed è stato quindi sempre collegato alla musica, senza di essa un film sarebbe impoverito. E' una fusione importante. Il musicista è italiano ed ha creato delle musiche adeguate.
Dopo 23 anni di distanza da "Il contratto del pittore" qui ha una trama che parla al pubblico non da cult. Ha deciso di ritornare a parlare al grande pubblico?
Peter Greenaway: Ho sempre voluto essere un cineasta della corrente principale, ma devo dare quello che voglio io. I film possono comunicare con voi in base al vostro bagaglio culturale, ma penso che i miei film siano comunque tutti comprensibili. Sono quindi un cineasta della corrente principale.
Lei ha affermato che Rembrandt non è il suo pittore preferito, ma lei ha detto che ama la pittura olandese.
Peter Greenaway: Sono sempre stato affascinato dai dipinti olandesi collegati al periodo d'oro 1590-1670 in cui tutti sapevano cosa fare. Per tre generazioni il mecenate, gli artisti e i letterati sapevano cosa fare. Rembrandt non mi piace perché secondo me è troppo esibizionistico, ma è anche vero che lui insieme a Caravaggio, Velazquez e Rubens stavano sperimentando la luce artificiale. Possiamo dire che il cinema era nato ben prima dei fratelli Lumière. I pittori hanno sempre giocato con la luce, magari è iniziato nei dipinti di Pompei nel 60 a.C.
Nel film il sesso e la sessualità sono due elementi molto forti soprattutto nella seconda parte della pellicola.
Peter Greenaway: Morte e sesso di cos'altro dovrei parlare?
Eva Birthistle, lei interpreta nel film il ruolo della moglie di Rembrandt, Saskia, come ha vissuto il ruolo?
Eva Birtshtle: Ho discusso molto con Peter Greenaway, dato che non conoscevo nulla di lei. Ho solo visto il suo quadro a Londra nella galleria dei ritratti e Peter mi ha spiegato tutto e mi ha dato tutte le informazioni che mi servivano. Il loro matrimonio all'inizio era un accordo d'affari ed è evidente che lei era la forza guida della coppia. Era lei che gestiva gli affari e questo era l'elemento portante alla base della relazione, poi fra i due nasce l'amore, che lo fa andare avanti.
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