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01 febbraio 2005 - Conferenza stampa
"Ma quando arrivano le ragazze?"
Intervista a Pupi Avati, e al cast
di Ilaria Ferri
Oggi 1 febbraio dopo la Proiezione del film "Ma quando arrivano le ragazze?" c'è stata la conferenza stampa alla quale ha partecipato tutto il cast al completo, fatta eccezione per Johnny Dorelli.
Pupi Avati ha esordito con una breve introduzione durante la quale ha spiegato che ha voluto dare voce, con questo film, a chi soccombe di fronte al talento e la fortuna altrui.
Perché per quanto si possa inseguire caparbiamente un obiettivo, studiando e impegnandosi, soprattutto nell'arte, non si potrà mai competere con il talento naturale, che di solito è casuale, ovvero non è dove lo si vorrebbe ma dove meno lo si aspetta. In "Ma quando arrivano le ragazze?" il talento è trattato diversamente rispetto a "Noi tre" perché li il talento di Mozart li, era visto in maniera negativa, come un qualcosa che allontana dalla normalità e non permette una vita serena. Il regista ha continuato dicendo che in ognuno c'è un talento, bisogna solo "cercarsi", come ha fatto lui, infatti questo film è fortemente autobiografico: anche lui da ragazzo intraprese la carriera jazzistica con scarsissimi risultati, e cercò altrove la sua strada.
In questo film ha riversato la delusione e l'amarezza di vedersi superato in bravura anche da cari amici, ha visto vanificare tanti anni di studio e ha dovuto rinunciare alla sua passione, proprio per questo ha rincorso i fatti reali, accaduti tanto tempo fa, senza spettacolarizzazioni e abbandonandosi con malinconia, ma anche con gioia, ai ricordi del periodo in cui "arrivano le ragazze".
Alla domanda "Perché il protagonista non si accontenta dell'amore?" Avati ha spiegato la complessità del rapporto tra Gianca e Francesca, poiché lui è ossessionato dal fatto che Francesca possa non aver dimenticato Nick,ormai lontano, riporta il passato e l'assente nella loro quotidianità, questo perché convinto, come tutti gli uomini (asserisce il regista), che le donne non chiudano mai definitivamente le loro storie d'amore. Ma Avati fa delle considerazioni sull'amore e il rapporto di coppia quando dice che Gianca non può accontentarsi dell'amore della moglie perché lei non glielo garantisce, non glielo da per scontato e questo è anche il motivo per cui il legame tra i due sarà duraturo, proprio perché secondo il cineasta bolognese questo è il segreto di unioni durature.
Il regista si è poi dilungato sui perchè dell'uso delle stelle comete per scandire il tempo, e ne ha spiegato i vari significati: le stelle comete sono state per lui sempre legate alle ragazze, come immagine luminosa e come struggimento che comportano guardandole, ma sono servite inoltre a universalizzare i temi trattati nel particolare, ovvero temi immortali che anche se vissuti da lui negli anni '50 risultano attualissimi anche oggi.
Infine è stato chiesto al regista come mai avesse scelto Johnny Dorelli per la parte del padre di Gianca, i motivi, si è scoperto, sono parecchi: prima di tutto perché la figura paterna è importantissima per Pupi Avati, avendo perso il padre da ragazzino ne ha sempre sofferto la mancanza, e cercava un attore che la potesse incarnare degnamente, chi meglio di Dorelli che l'ha aiutato in momenti difficili della sua vita? In più l'attore/cantante rivedeva nel suo ruolo, la figura del padre stesso, che lo spinse a cantare da ragazzo.
Successivamente è stata lasciata la parola agli attori, che hanno dimostrato un sincero affetto per Avati e un grande rispetto, per come li ha aiutati a lavorare sui personaggi, per il suo ruolo anche di sceneggiatore e per la sua severità sul set. Un cast davvero affiatato, che ha divertito la platea con simpatici aneddoti e battute, oltre a raccontare le lunghe sedute con musicisti veri per imparare la mimica e gli atteggiamenti.
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