Ballare per un sogno

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Ballare per un sogno

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NOTE DI REGIA

Un giorno mentre guidava su Wilshire Boulevard a Los Angeles, il produttore cinematografico Anthony Mosawi ebbe un'idea.
Con la sua compagnia di produzione, The Mayhem Project, era in cerca del prossimo film horror da realizzare, aveva letto più di seicento copioni e guardato un cospicuo numero di film. Si era immerso in questa dimensione horror per oltre diciotto mesi ma quel giorno in auto qualcosa lo scosse. Voleva fare un film sulla danza.

"Mi ero così stufato del genere horror. Pensai che il mercato cinematografico attuale non si fosse interessato molto ai film sulla danza. Sentii di poter realizzare qualcosa di nuovo e di fresco", ricorda Mosawi, durante il periodo trascorso sul set di Ballare Per Un Sogno nel 2007 in Winnipeg, Canada.

Il film racconta la storia di Lauryn, originaria di una piccola cittadina che si trasferisce a Chicago con il sogno di entrare nella Scuola di Danza e Musica della città. In seguito al fallimento della sua prova di ammissione alla scuola e a una serie di coincidenze, Lauryn si ritrova a lavorare in un club di danza "burlesque". Il Ruby, il nome del club, si rivela essere un luogo di conflitto e di introspezione, in cui Lauryn comprende che anche se i piani possono subire delle variazioni i sogni rimangono sempre gli stessi.

Questa è la trama che Mosawi concepì ancor prima che la storia prendesse forma: "Mi è sembrato il momento migliore per realizzare un film come questo in cui una ragazza ha un sogno così grande e non intende arrendersi agli ostacoli che la vita le pone davanti. Ci abbiamo pensato un po' su. Dovevamo realizzare qualcosa che nell'ambiente della danza non fosse mai stato fatto. Qualcosa che attirasse l'attenzione di un pubblico, che spaziasse da Chicago al Moulin Rouge, ma tenendo conto anche di chi si era entusiasmato guardando Step Up. Occorreva quindi un nuovo tipo di danza e lo stile "burlesque" stava attirando molta attenzione. Quello che stiamo facendo è senza tempo e anche se il trend della danza "burlesque" potrebbe sviare dal fine, noi pensiamo che il pubblico ne sarà affascinato perché questa danza in sé è molto di classe".





COM'È NATA L'IDEA

L'idea di fare un film sulla danza è venuta direttamente a Mosawi e al suo socio nella casa di produzione Brad Luff. "Di solito funziona al contrario, sono cioè gli scrittori che vengono da noi con un abbozzo di idea o anche con una sceneggiatura già scritta, oppure la inviano. Se ci convince, l'acquistiamo e si inizia a svilupparla con l'aiuto dello stesso scrittore. Questa volta invece è stata una nostra idea a dare il via al tutto. In seguito l'abbiamo sviluppata meglio e ne abbiamo parlato con lo scrittore Dwayne Adler, artefice delle sceneggiature di film di successo sulla danza degli ultimi dieci anni. Volevamo creare qualcosa che non fosse il tipico film danzante, l'obbiettivo era di raggiungere un pubblico molto ampio piuttosto che concentrarsi solo ed esclusivamente sul pubblico femminile".

"Dwayne sa bene come fare film sulla danza. Lui comprende la complessità dell'opera, è come costruire una casa da zero. Dwayne sa perfettamente ciò che bisogna fare. Sa, dove sono le pareti portanti, che i mobili cambiano di casa in casa e nonostante tutto riesce a dare ai personaggi ciò che li rende veri. Un film sulla danza è come uno sullo sport, vuoi che si concentri sui sogni ma senza mai scadere nell'ovvietà che di solito traspare dalla maggior parte dei film del genere. Invece Dwayne riesce a trovare qualcosa di unico ogni volta. È uno scrittore di grande talento".

Brad Luff ci spiega come Adler si sia fatto coinvolgere al progetto: "Conosco Dwayne da circa undici o dodici anni, ho letto i suoi lavori ancor prima che scrivesse la sceneggiatura per Save The Last Dance e ero già un suo fan. Quando Anthony mi accennato al fatto di voler fare un film sulla danza, ho subito suggerito il nome di Dwayne. Aveva da poco finito di scrivere un altro lavoro su questo genere che aveva riscosso un enorme successo e sapevo che lui avrebbe compreso meglio di altri questo mondo e questi personaggi. Volevamo lavorare con chi potesse portare un "plus" al film, qualcuno che sapesse sviluppare al meglio la nostra idea e che desse anche un suo contributo".
Di grande aiuto è stato anche il lavoro svolto dal regista del film. Per ricoprire questa figura, i due produttori Luff e Mosawi hanno scelto Darren Grant, nuovo al mondo del cinema ma ben conosciuto nel mondo dei video musicali.

"La carriera di Darren Grant si era svolta fino ad allora nel mondo dei video musicali. Ciò che lo diversifica e lo caratterizza da tutti gli altri che fanno video musicali è l'attenzione che dedica alle donne, le fa brillare sullo schermo e riesce ad infondervi un filo narrativo anche se devono conformarsi a ciò che i testi esprimono e bilanciarsi con la trama che gli attori interpretano, nonostante tutto questo ogni video è unico", confessa Mosawi.

Brad Luff è concorde nell'affermare: "Sapevamo che era la scelta giusta per questo film. Creare le sequenze di danza è una cosa molto difficile da fare e la comprensione dei pezzi - dove tagliare, come montare tutto insieme, un certo intuito per i costumi - ha fatto la differenza quando si è trattato di scegliere un numero di danza o la scelta di un testo, il suo aiuto è stato estremamente utile".

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