04 ottobre 2001 - Conferenza stampa
Luciana Littizzetto
Intervista alla protagonista di "Ravanello Pallido"
di Valerio Salvi
Il film prende in giro la pubblicità e tu la fai. Quanto questa può aiutare a crescere o quanto è una "marchetta"?
La pubblicità porta tanti soldi, l'unica accortezza è quella di rifiutare cose lontane dal tuo spirito che non senti tue. In ogni caso se posso lavorare sui testi, visto che mi pagano e che si lavora poco... Certo che a volte quello che non si fa per mille lire lo si fa per molto di più.
La sceneggiatura è autobiografica?
No, io non ho mai avuto agenti bugiardi!
Perché non hai deciso di seguire da sola la regia?
Fondamentalmente perché non so fare la regista e poi avrei dovuto seguire fin troppe cose, sceneggiatura, recitazione.
Una domanda per il regista, come è dirigere la Littizzetto?
Da un certo punto di vista è stato facile, anche perché conosceva molto bene il personaggio avendo provveduto alla stesura della sceneggiatura. L'unico problema è che essendo abituata a lavorare per il piccolo schermo non aveva i tempi del cinema. Nelle scene ripetute tendeva a stufarsi e quindi non riusciva a dare il meglio, quindi per ottenere il massimo dovevo far si che fosse sempre "buona la prima", in televisione ci sono cinque o sei telecamere per ogni ripresa mentre al cinema per ottenere un effetto multiangolo bisogna effettuare più riprese della stessa scena.
Un'ultima domanda, progetti per il futuro?
Progetti, magari. Ieri ho fatto i peperoni sott'olio, che peraltro non digerisco! Tornare a "quelli che il calcio..." senza Fabio (Fazio n.d.r.) non ha senso, avrei volentieri proseguito i miei progetti con La 7, ma visto come sono andate le cose...
Aspetto alla finestra!
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