14 Marzo 2008 - Conferenza stampa
"La volpe e la bambina"
Intervista al regista.
di Domitilla Pirro
Luc Jacquet presenta in conferenza stampa a Roma il suo nuovo film 'La volpe e la bambina', fiaba tradizionale sul rapporto magico instauratosi tra una bimba curiosa e un affascinante animale selvaggio.
L'impiego di animali addestrati durante la lavorazione del film non è in contraddizione col profondo messaggio del film?
Luc Jacquet: Ho cercato con tutti i mezzi di rispettare l'ambiente e la natura. Per tutto il tempo delle riprese siamo stati seguiti dalla Fondation 30 Millions d'Amis, che vegliava proprio sul nostro comportamento verso gli animali "attori". Inoltre, la stessa troupe con cui ho lavorato è composta da persone particolarmente attente al tema. Mi assumo tutte le responsabilità del caso e riconosco che ci sono limiti precisi da non attraversare in quest'ambito, ma senza superarne qualcuno e senza usare tutti i mezzi a nostra disposizione non avremmo mai potuto raccontare questa storia straordinaria.
Si dice che alla base del progetto di questo film ci sia un incontro reale tra lei e una volpe, accaduto durante la sua infanzia...
Luc Jacquet: Ho avuto la fortuna di essere un bimbo libero come la piccola protagonista, grazie all'amore per la natura trasmessomi dai genitori e dai nonni. In una splendida mattinata come quella ritratta nel film ho avvistato una volpe che cacciava e ho potuto osservarla sempre più da vicino, finché non è fuggita. Ecco, già allora mi ha ossessionato la domanda infantile: "Perché scappa?". L'episodio emozionante mi ha stravolto al punto che, anche dopo anni da documentarista in cui ho incontrato lo sguardo di innumerevoli animali, ho voluto comunque raccontare quel prezioso ricordo d'infanzia.
Cosa può dirci del personaggio alla Pippi Calzelunghe interpretato dalla piccola Bertille Noël-Bruneau?
Luc Jacquet: Il titolo in francese è "Le Renard et l'Enfant", dove la parola "enfant" è volutamente neutra: volevo indicare l'infanzia nella sua accezione più simbolica, raccontando quella che strutturalmente ed esteticamente non è altro che una favola. Genitori, scuola, tutti gli elementi esterni al rapporto tra la bimba e la volpe nel film sono solo accennati ma mai mostrati direttamente, per questo stesso motivo.
Quali sono gli splendidi luoghi che hanno fatto da cornice al film? Erano davvero così incontaminati o dobbiamo quest'impressione alla maestria della sua macchina da presa?
Luc Jacquet: Grazie anche al fotografo naturalista Marco Melodia, abbiamo potuto girare anche nel vostro meraviglioso Parco Nazionale d'Abruzzo, oltre che tra le montagne dell'Ain. Cercavo un paesaggio abitato, che recasse traccia della presenza umana, in modo da evitare di ritrarre la bambina persa in una natura selvaggia e poco realistica.
Inevitabile un ulteriore paragone letterario, quello con "Il Piccolo Principe"...
Luc Jacquet: Ho molto amato lo straordinario romanzo di Antoine de Saint-Exupéry. Sicuramente il richiamo non è casuale, poiché nell'affrontare la sceneggiatura mi sono venuti in mente moltissimi racconti per bambini. Di fatto però, mentre nel libro di cui parliamo il personaggio della volpe è piuttosto simbolico e sa addirittura parlare, io ero alla ricerca di una volpe "vera", selvaggia, autentica, che fosse realisticamente possibile incontrare rispetto anche ad animali meno "addomesticabili" quali orsi o lupi.
Girare con animali addomesticati o con star tradizionali: cos'è più difficile?
Luc Jacquet: Non abbiamo lavorato soltanto con animali addomesticati: grazie a Marco, in Abruzzo abbiamo potuto interagire con la fauna locale. L'intensità dello sguardo di un animale selvaggio è diversa e maggiore rispetto a quella di una creatura abituata alla presenza umana, e in Abruzzo da oltre cento anni quelle magnifiche volpi vivono in assoluta libertà, protette dal divieto di caccia. Molta è stata la spontaneità.
Ma quanto di ciò che vediamo nel film è stato costruito ad arte, e quanto invece spontaneo come sembra?
Luc Jacquet: Volendo mostrare cose che purtroppo molti non vedranno mai di persona, abbiamo sfruttato ogni mezzo cinematografico per raggiungere quel risultato, trucchi del mestiere compresi. Ma tutto, anche i trucchetti in questione, è stato comunque imparato sul campo a suo tempo, restando sempre immersi nella natura. Su, non roviniamo la magia del film con troppi dettagli di backstage: dopotutto un attore che dovesse morire sul set non sarà mica stato ucciso veramente!
Di fatto però gli attori non vengono sedati tra un ciak e l'altro, ma scelgono volontariamente di prendervi parte…
Luc Jacquet: Vi garantisco che nessuno può obbligare una volpe a recitare, tantomeno se sedata. Siamo stati noi a doverci adattare ai loro tempi e ai loro ritmi, facendo in modo che partecipassero giocosamente al film, non il contrario - e assolutamente non tramite sedativi.
Cosa può dirci della dolcissima attrice protagonista?
Luc Jacquet: Inizialmente cercavo una bambina cresciuta in campagna e assolutamente non rossa di capelli. Come vedete, è andata esattamente al contrario! Ma appena ho visto Bertille mi sono reso conto che era un'attrice naturale, che spiccava rispetto a tutti gli altri bimbi, dotata com'è di grande istinto e capace di non strafare mai. Ci ha molto aiutati sul set Marie-Noëlle Baroni, che da anni si occupa di creare le migliori condizioni di interazione sul set tra bambini e animali, tanto che alla fine Bertille ha stretto un'autentica amicizia con una delle volpi sue "colleghe"!
Quale la durata esatta della lavorazione?
Luc Jacquet: Il progetto ha previsto due troupe distinte: l'una, dedicata agli aspetti più puramente documentaristici, ha lavorato per sei mesi nel Parco d'Abruzzo, mentre l'altra si è concentrata su tutti gli elementi cinematografici ed ha lavorato per circa centoventi giorni.
Può darci un'anticipazione sui suoi prossimi progetti? Dopo i pinguini e le volpi, ha in mente altri animali da filmare per noi?
Luc Jacquet: In realtà, più che gli animali mi interessano le storie che posso raccontare attraverso di loro. Mi ispirano, mi danno abbondante materiale su cui scrivere, mi permettono di ribadire il concetto che il legame tra uomo e natura è fondamentale e non va perso, ma rinsaldato sempre più. Comunque non intendo finire con lo sfornare film in modo meccanico, a breve distanza l'uno dall'altro, perciò ora mi prenderò un po' di tempo prima di tornare nuovamente dietro la macchina da presa.
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