La mosca Film Collection: Limited edition 6 blu-ray

La mosca Film Collection: Limited edition 6 blu-ray

Il ronzio del terrore, da George Langelaan a David Cronenberg


di Francesco Lomuscio20 dicembre 201916:01



In principio fu un racconto di George Langelaan. È infatti da quelle pagine che, nella seconda metà degli anni Cinquanta, venne tratto “L’esperimento del dottor K.”, destinato, grazie alla sua originale e geniale idea di base, non solo a generare due sequel, ma, circa tre decenni più tardi, un innovativo remake e relativa continuazione. Collana di Koch Media che provvede a rendere disponibili in home video i migliori horror cult riservandogli gustosissimi trattamenti, Midnight Classics lancia i cinque film in una accattivante limited edition media book racchiudente sei blu-ray, in quanto uno dedicato a molte delle oltre sei ore di contenuti speciali. Senza contare un interessante booklet e cinque card da collezione riportanti ognuna una locandina originale di ciascun tassello inclusi nella confezione.

Disco 1: L’esperimento del dottor K. (1958)
Prima ancora di diventare il volto simbolo dei lavori di Roger Corman derivati dagli scritti di Edgar Allan Poe, Vincent Price veste sotto la regia di Kurt Neumann – autore di “Kronos il conquistatore dell’universo” – i panni di François Delambre, la cui cognata Helene alias Patricia Owens gli rivela di aver ucciso il marito, famoso scienziato.
A cominciare dalla situazione di apertura – piuttosto violenta e atipica per il periodo in cui venne girato il lungometraggio – con il ritrovamento del cadavere dell’uomo schiacciato da una pressa, infatti, è una costruzione a flashback basata sull’indagine portata avanti dall’ispettore Charas interpretato da Herbert Marshall a caratterizzare la oltre ora e mezza di visione, atta a lasciar emergere gi assurdi esperimenti condotti dal defunto.
Esperimenti riguardanti il teletrasporto di un oggetto o di un corpo da un posto ad un altro tramite l’utilizzo di una particolare cabina in cui, malauguratamente, ha deciso di provare di persona quanto inventato senza accorgersi della presenza di una mosca al suo interno. Provocando un incidente che, di conseguenza, lo ha portato a diventare un pericoloso incrocio tra l’insetto e un essere umano, nel corso di un insieme più vicino al filone fantascientifico che a quello puramente horror, con non pochi echi dai miti del dottor Jekyll e della bella e la bestia, dovuti in particolar modo agli echi di melodramma riscontrabili nella descrizione del rapporto tra il mostro e la consorte. Senza contare influenze provenienti da “Il fantasma dell’opera”, al servizio di un classico qui accompagnato nella sezione extra dal trailer, undici minuti di cinegiornale dell’epoca e quarantaquattro di speciale su Price costituito da ricordi di altre personalità del cinema.

Disco 2: La vendetta del dottor K. (1959)
Girata in bianco e nero – a differenza del capostipite – dall’Edward Bernds che si era fino ad allora occupato soltanto di cortometraggi e televisione, l’immediata continuazione del classico di Neumann tira soltanto marginalmente in ballo il François Delambre di Price, in questo caso costretto a finanziare il nipote Philippe nella ripresa degli esperimenti che vennero condotti dal padre, accidentalmente mutatosi in uomo mosca.
Nipote in possesso dei connotati del Brett Halsey che i fan della celluloide di genere made in Italy conoscono per aver preso parte, tra l’altro, a “Roy Colt e Winchester Jack” di Mario Bava e “Quando Alice ruppe lo specchio” di Lucio Fulci, e che, a causa delle tutt’altro che benevole intenzioni poco raccomandabile collega, finisce per subire la stessa sorte del padre.
Rivelandosi, ovviamente, la principale attrazione da brivido di un’operazione che abbandona la venatura romantico-sentimentale del primo capitolo per delineare un plot a base di vendette e tradimenti, ma dall’epilogo decisamente meno pessimista e maggiormente speranzoso. Con il trailer a fare da contenuto speciale.


Disco 3: La maledizione della mosca (1965)
Mai arrivato nelle sale cinematografiche italiane e approdato nel nostro paese soltanto in tv e molti anni dopo la nascita dell’home video, questo terzo episodio – girato in bianco e nero come il secondo – della serie iniziata con “L’esperimento del dottor K.” non vede in scena né Vincent Price, né Brett Halsey, ma si concentra su Henri alias Brian Donlevy, altro figlio dell’inventore del teletrasporto.
Con il giovane impegnato a perfezionare l’invenzione del genitore e l’entrata nella sua vita di una ragazza che lui non sa essere fuggita dal manicomio, il nuovo arrivato dietro la macchina da presa Don Sharp – già regista del vampiresco targato Hammer “Il mistero del castello” – evita di riproporre banalmente quanto raccontato nei due film precedenti, tanto che stavolta le mosche non c’entrano assolutamente nulla.
Infatti, man mano che ci si chiede se ogni progresso scientifico è spesso basato sul sacrificio di qualche vita umana, sono strane creature deformi a fare da mostri durante la oltre ora e venti (stavolta di produzione inglese e non americana).

Disco 4: La mosca (1986)
La bella Geena Davis è la giornalista Veronica Quaife, la quale stringe una relazione con lo scienziato Seth Brundle interpretato da Jeff Goldblum, impegnato nel perfezionamento di una macchina costituita da due cabine in cui teletrasportare dall’una all’altra oggetti inanimati, ma non carne, a quanto pare.
Riprendendo il racconto di Langelaan da cui prese le mosse “L’esperimento del dottor K.”, quindi, David Cronenberg ne concretizza la propria personale e innovativa rivisitazione, un po’ come John Carpenter attualizzò “La cosa da un altro mondo” tramite il suo “la cosa”. Perché, sebbene provveda a mantenere l’originario retrogusto sentimentale – ma condendolo di evidente componente erotica – da variante del mito della bella e della bestia, sotto la produzione di un non accreditato Mel Brooks adatta ai suoi tipici stilemi da body horror quella che in mano a Kurt Neumann fu per lo più una storia fantascientifica.
E lo fa supportato dagli splendidi effetti speciali di trucco a cura di Chris Walas che, aggiudicatisi un meritatissimo premio Oscar, consentono di rendere il protagonista sempre più mostruoso e bestiale, man mano che ne seguiamo lo sviluppo del rapporto con la citata dolce metà.
Fino alla impressionante mutazione conclusiva che, insieme a disgustoso vomito acido schizzato tra un fotogramma e l’altro e un braccio spezzato durante un braccio di ferro, ha contribuito non poco a rendere il tutto uno dei capolavori della Settima arte dell’orrore degli anni Ottanta.
Un capolavoro il cui disco in questione ospita, oltretutto, diversi contenuti extra spazianti dal commento audio del regista a due spot televisivi, passando per il trailer, il teaser, tre scene eliminate, due estese, quasi sette minuti di dietro le quinte, otto di sguardo all’elaborazione di determinati effetti video e dodici riguardanti i cimeli del film collezionati dall’archivista storico Bob Burns.

Disco 5: La mosca 2 (1989)
Fuori Cronenberg, la Davis e Goldblum, è l’effettista Chris Walas a passare dietro la macchina da presa per questo sequel che, in un certo senso, sembra in parte riallacciarsi a quanto raccontato ne “La vendetta del dottor K.”, finale incluso.
Come in quel caso, infatti, è il figlio del protagonista della pellicola precedente a trovarsi al centro della storia; con l’unica differenza che qui, dato alla luce dalla madre morta durante il parto, presenta caratteristiche genetiche che lo fanno crescere in fretta, tanto che a cinque anni ha già il volto e il fisico di un adulto Eric Stoltz.
L’unico a tornare dal cast de “La mosca” – seppur per una breve apparizione – è il John Getz che fu il direttore del giornale per il quale lavorava Veronica; mentre, se da un lato a fornire una spruzzata di love story provvede l’entrata in scena della Daphne Zuniga poi divenuta famosa grazie alla serie televisiva “Melrose Place”, dall’altro Lee Richardson delinea un ex collaboratore di Seth Brundle interessato a sfruttare il giovane per i suoi esperimenti.
Su script a firma del Mick Garris allora reduce da “Critters 2”, del Frank Darabont che avrebbe creato oltre vent’anni dopo il mito del piccolo schermo “The walking dead” e dei Jim e Ken Wheat che avevano appena inserito nel loro curriculum di sceneggiatori il quarto “Nightmare”, la oltre ora e quaranta di visione si svolge quasi totalmente all’interno di un complesso di laboratori di ricerca; poggiando ancora una volta su riusciti effetti speciali di trucco sia per quanto riguarda la nuova creatura tirata in ballo, molto differente dalla Brundle mosca del classico cronenberghiano, sia le diverse uccisioni splatter che mirano chiaramente ad abbracciare la moda slasher anni Ottanta.
Con trailer,teaser, finale alternativo, una scena tagliata, tre gallerie d’immagini, commento audio del regista e del già menzionato Bob Burns, diciotto minuti di diario di produzione, cinque di dietro le quinte, sette di confronto tra storyboard e girato (con commento opzionabile di Walas) e dodici di masterclass in compagnia dell’autore della colonna sonora Christopher Young.

Disco 6: Extra
Come già accennato nell’introduzione a questo speciale, la ulteriore ciliegina sulla torta del preziosissimo cofanetto Midnight Classics è individuabile nel disco che porta ad oltre sei ore il materiale extra relativo alle cinque produzioni che costituiscono la “maledizione cinematografica della mosca”.
Un disco dispensatore del making of de “La mosca”, della durata di oltre un’ora e quaranta e nel quale intervengono lo sceneggiatore Charles Edward Pogue, il produttore Stuart Cornfeld, il Robert Bierman che avrebbe originariamente dovuto dirigere il film, il montatore Ron Sanders, il direttore della fotografia Mark Irwin, la scenografa Carol Spier, Chris Walas, Jeff Goldblum, John Getz, Geena Davis e il supervisore agli effetti visivi Hoyt Yeatman.
Oltre ai quarantotto minuti che costituiscono un documentario retrospettivo su “La mosca 2”, con il produttore Steven-Charles Jaffe che prende la parola insieme a Walas e al musicista Christopher Young, e ai cinquantasette di documentario atto ad esplorare l’evoluzione dell’intera pentalogia (se così possiamo definirla).

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