06 Febbraio 2006 - Conferenza Stampa
"Se solo fosse vero"
Intervista a Marc Levy.
di Francesco Lomuscio


Mentre la trasposizione cinematografica del romanzo Se solo fosse vero si accinge ad invadere le sale d'Italia, è in arrivo in libreria Se potessi rivederti, nuovo libro fanta-romantico scritto dal francese Marc Levy. Approdato a Roma, lo abbiamo incontrato per scambiare due parole in proposito.

Se potessi rivederti, come Se solo fosse vero, è incentrato su una storia d'amore ai confini della realtà; sostanzialmente, quali differenze vi sono tra i due romanzi?
Marc Levy: direi che la voglia di scrivere un secondo romanzo del genere è derivata dal sentir dire che l'amore nasce tra due persone dal loro incontro al momento giusto. M'interessava, quindi, verificare il concetto di coraggio dell'amore, vedere se due persone che s'incontrano nuovamente sarebbero in grado di continuare il rapporto. Il primo romanzo si conclude su un non luogo amoroso, mentre questo riguarda la seconda chance.

E le è mai capitata una situazione analoga?
Marc Levy: sì (ride)!

Cosa l'ha portata a scrivere dei romanzi?
Marc Levy: nel periodo in cui mio figlio ha avuto un'età compresa tra i cinque ed i dieci anni, scrivevo storie da raccontargli, giorno dopo giorno. Poi, quando è arrivato a dieci anni mi ha lasciato capire che la tv per lui era meglio, quindi ho continuato a scrivere storie, ma adatte all'uomo che sarebbe diventato.

Quale è il suo rapporto con il soprannaturale, visto che nei suoi libri ricorre spesso?
Marc Levy: non ho alcun rapporto con il soprannaturale e neppure con il misticismo. Semmai il termine giusto da tirare in ballo è "straordinario", come la situazione in cui si sente chi s'innamora.

Pensa che il fatto di aver venduto 7000000 di copie dei suoi libri sia riconducibile ad un certo desiderio della gente di sfuggire, magari attraverso il soprannaturale, all'aridità del quotidiano?
Marc Levy: non saprei cosa dirle, non mi sono mai preso il problema di parlare per gli altri.

Lei quanto ama il cinema? Vi s'ispira?
Marc Levy: beh, mi sembra che esistano più film tratti da libri che non il contrario, perché i romanzi ispirano i film. Direi che il cinema non m'ispira, poi sono due cose diverse: un romanzo racconta una storia in quindici ore, mentre un film lo può fare in un'ora e mezza. Diciamo che il cinema mi ha ispirato per la tecnica, poi ci sono cose possibili nei romanzi e non nei film.

Ha visto la trasposizione cinematografica di Se solo fosse vero?
Marc Levy: sì, e devo dire che nel vederlo ho vissuto un'esperienza positiva. Non sopporto gli scrittori che dicono di sentirsi traditi quando, nella trasposizione cinematografica, viene cambiato qualcosa del loro libro: non vedo perché un regista dovrebbe trovare interessante riportare ogni pagina dell'opera. Per me adattamento significa che una persona racconta a modo suo una storia, e se la racconta a modo suo significa che vi ha trovato elementi d'interesse.

Lei pensa anche alla regia?
Marc Levy: sì, tra due mesi partirà il mio film, una storia di amicizia scritta a quattro mani con un mio amico. Per quanto riguarda il mio giudizio sul cinema, ritengo che quello spagnolo e quello latino si stiano distinguendo per inventiva dal resto. E non penso solo a Pedro Almodóvar, ma anche a titoli come Lucía y el sexo, Amores perros, Y tu mamá también, I diari della motocicletta e Battaglia nel cielo.

Se dovessero trarre un film anche da Se potessi rivederti, quale regista, secondo lei, sarebbe adatto per raccontarlo su pellicola?
Marc Levy: bella domanda! Non so darle una risposta, non saprei nominarne uno, però mi piacerebbe che il film fosse inglese.

A cosa è dovuta questa preferenza per Londra?
Marc Levy: a me come francese Londra piace molto, è un posto meraviglioso la Gran Bretagna in generale, soprattutto per il senso dell'umorismo. A Londra puoi uscire tranquillamente in strada con in testa una parrucca verde fosforescente, perché gli inglesi non si prendono sul serio.

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