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16 Maggio 2006 - Conferenza Stampa
"Il Codice Da Vinci"
di Valentina Pieraccini
Cannes - Nel 1988 ha chiuso il Festival de Cannes con "Willow", oggi quasi vent'anni e un Oscar più tardi, può permettersi di aprirlo, giungendo con un treno blindato direttamente da Londra. Parliamo di Ron Howard che porta a prendere sole e aria marina al suo "Codice Da Vinci" in quel della Croisette.
In vero, la pellicola è stata molto attesa, terribilmente criticata senza che fosse stata ancora vista - merito dei temi scottanti che toccano da vicino la Chiesa e l'Opus Dei - e infine accolta con indifferenza dalla stampa dopo le proiezioni di ieri sera e stamane. Alla conferenza stampa si è presentato di rigore tutto il cast, da Tom Hanks (il professor Langdon) alla deliziosa Audrey Tautou (la crittologa appassionata di enigmi), Ian McKellen (il facoltoso Teabign), Alfred Molina (il vescovo Aringarosa), Paul Bettany (l'albino Silas), Jean Renò (l'investigatore Bezu Fache) e ovviamente il 'Metteur-en-scene' Ron Howard. Il primo a parlare è Hanks, chiamato a confrontarsi con un classico della professione d'attore, come e perché accettare un ruolo, la sfida che rappresenta. "Langdon rappresentava una sfida per più versi, nel libro può permettersi grandi fughe e di conseguenza ha il tempo di spiegarsi, di raccontare, seduto su di un divano o sul sedile di una macchina. Nel film questo tempo non c'è ma bisognava farsi capire ugualmente. Inoltre è un personaggio chiamato a bilanciare il peso della storia che sta affrontando con quella che conosce da sempre. Non ultimo, non è male interpretare qualcuno che la sa lunga e ha grandi conoscenze, quando nella vita reale non se ne hanno affatto!".
Al regista invece tocca spiegare il perché di tanta maniacale segretezza durante le riprese come della protezione delle migliaia di copie del film pronte per esser proiettate da venerdì: "In realtà abbiamo fatto un paio di proiezioni di test per il pubblico, è un metodo di lavoro in cui credo molto. Il punto è che abbiamo a che fare con un thriller, volevo che potesse attrarre sia chi ha letto il libro sia chi no, ma di certo non desideravo che la gente potesse andare su internet e trovare, parlare, del lavoro che stavamo svolgendo". A proposito dei temi scottanti ha proseguito: "Voglio vedere film che siano delle sfide, che raccontino grandi temi, che siano anche provocatori e vista la natura controversa di questa pellicola non v'è dubbio che possa infastidire qualcuno. Quel che dico è che prima di discutere vorrei che vedessero il film per poi parlarne e farsene una propria opinione". Quali le aspettative al Box office? "Ho smesso da tempo di fare previsioni e pronostici, scelgo i miei lavori esclusivamente perché sento di voler dedicare un anno o due alla realizzazione di questo o quel film, non per altri motivi".
A dare un tono ilare alla conferenza ci pensa l'attore britannico McKellen, famoso per i tanti ruoli come per la dichiarata omosessualità: "Sarei felice di pensare che Gesù fosse sposato. Sappiamo che la chiesa ha problemi con i gay, ebbene questa sarebbe la prova che Gesù non lo era!", il tono leggero continua con una giornalista che fa dono di una copia del testo di Brown a Hanks in cinese ("Ottimo, in ideogrammi mi piacerà certamente di più!") e con l'ultima domanda priva delle solite banalità, riferita all'attore statunitense e riferita al fatto che Leonardo dipinse il suo capolavoro, la Monnalisa, a cinquantun'anni. "Ho ancora un anno di tempo e i diritti di Scooby Doo 3, un po' di fortuna e voilà… masterpiece!".
Conclude l'incontro con la stampa il cinguettio della Tautou e di Reno che lodano la meraviglia della compagnia e la magnificenza delle produzioni Hollywoodiane.
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