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Il Codice Da Vinci
Cannes - La calunnia è un venticello e il gossip, il pettegolezzo prurito costante di tante coscienze, non è una passione esclusiva dei nostri tempi. Anzi, a giudicare dal "Codice Da Vinci" cartaceo o di celluloide che sia, il pettegolezzo è in primis 'divino' e radicato nella storia dell'umanità fin dai tempi di Cristo. Dan Brown, autore del bestseller da 50 milioni di copie, immagina che sotto il nome del Santo Graal si celi molto più che una semplice coppa. Si celerebbe un intero mondo di contenuti, segreti e misteri protetti dal cavalierato dei templari da allora ad oggi. Portatore di scomode realtà, il Graal è al contempo ricercato da una prelatura della Chiesa, l'Opus Dei, desiderosa di metterne a tacere le verità.
Con alla base un tema controverso e mille critiche preventive da parte dei religiosi più timorati, "Il Codice Da Vinci" ha offerto una nuova occasione alla macchina organizzativa di Hollywood di produrre una pellicola milionaria (125'000'000 Dollari), con un cast stellare nonché internazionale. Tra Parigi e Londra, Robert Langdong - il volto è di Tom Hanks, professore di simbologia religiosa, si trova protagonista di una fuga a due - al suo fianco la crittografa interpretata dalla Tautou (ricordate Amelie?) - invischiato in una vicenda molto più grande di lui tanto da poterne solo intravederne i contorni. Accusato ingiustamente di ben tre omicidi, ha inizio la sua disperata ricerca della sacra reliquia con alle costole un inquietante albino dalla pistola fin troppo facile.
Protetta dagli occhi dei critici di tutto il mondo fino alla presentazione della Croisette, la pellicola di Ron Howard, Oscar per il genio matematico di "A Beautiful Mind", si snoda tra inquadrature fumose e flash back, viaggi e fughe per le città avendo però scordato almeno in parte l'elemento suspense. Desideroso di rispettare il libro amato da milioni di lettori pur dovendolo piegare alle necessità filmiche, il risultato lungo oltre due ore e venti lascia storditi - un po' come il protagonista nei bagni del Louvre - incuriositi dai tanti indovinelli che qui vengono appena accennati. Siamo dinnanzi ad un thriller che si fa semplice intrattenimento, e accetta di rendersi davvero interessante se e solo se preso con leggerezza. Lungo, complesso e riassuntivo, tra pochi giorni sarà alla portata del pubblico cinematografico che lo stesso Howard esalta e invoca, desideroso che i temi controversi contenuti non facciano banalmente gridare allo scandalo ma piuttosto siano portatori di un più sano confronto.
Valentina Pieraccini
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