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08 febbraio 2001 - Conferenza stampa
Hannibal
Intervista ad Anthony Hopkins, Ridley Scott e Dino De Laurentis
di Valeria Chiari
Hannibal è tornato tra noi. Da dieci anni libero di girare e di godere delle bellezze del mondo si è stabilito a Firenze e si fa chiamare professor Fell, occupandosi della preziosa biblioteca di Palazzo Vecchio. Fino a quando la sua vita tranquilla non è disturbata da un poliziotto, Rinaldo Pazzi che per i soldi promessi da Mason Verger, l'unica vittima sopravvissuta alla furia del professor Lecter, che cerca di intrappolarlo. Anche l'agente dell'FBI Clarice Starling è sulle sue tracce, intuendo le intenzioni vendicative di Verger.
Abbiamo avuto l'opportunità di rivolgere qualche domanda ad Anthony Hopkins, carismatico interprete di Hannibal, al regista Ridley Scott e al produttore Dino De Laurentiis.
Anthony Hopkins
Cosa le è piaciuto del personaggio e secondo lei perché il male attrae tanto le persone? Mi piace ogni aspetto di Hannibal, è una figura mitica quasi un personaggio classico. È colui che in questo film fa giustizia, uccidendo tutti i personaggi negativi. Non credo che il male attragga particolarmente le persone ma sono convinto che alberghi in ognuno di noi e che dobbiamo saper accettare anche questa parte più bestiale, come accettiamo abitualmente la nostra creatività. Fa parte di noi e della nostra "umanità". Del resto c'è molto sangue nella nostra "civiltà": abbiamo avuto Michelangelo e i Borgia piuttosto che Mozart e Hitler questo è il paradosso della natura umana, crudeltà e creatività. Se non riusciamo ad affrontare questa nostra parte oscura, questa nostra ombra siamo destinati ad esserne distrutti.
Com'è stato interpretare di nuovo Hannibal Lecter? Cosa la soddisfa di più nell'interpretare ruoli come Hannibal piuttosto che Mr Stevens in Quel che resta del giorno? Il cinema colpisce molto e sembra sempre un mondo straordinario e pieno di fascino. Io in realtà non so bene cosa è la recitazione: non mi chiedo mai cosa significhi interpretare un personaggio o un altro seppur completamente diverso, io lo interpreto e basta, non mi faccio così tante domande.
Ha mai pensato ad affrontare un'esperienza come regista? Il regista è sempre il primo ad arrivare sul set e l'ultimo ad andarsene ed è principalmente per questo motivo che resterò attore. Ho avuto la fortuna di lavorare con moltissimi registi di talento ed osservando il loro lavoro, mi sono reso conto di quanto sia complesso e di quanto lavoro ed energia siano necessari per riuscire a mettere insieme tutte le parti della lavorazione come le tessere in un mosaico. Io non credo di possedere questa caratteristica e non sento la necessità di scoprirlo. Sono molto contento così.
Cosa l'annoia e cosa la diverte di più nella vita? Mi annoiano le conferenze stampa. No, sto scherzando. Mi annoiano i discorsi che non portano da nessuna parte, che servono solo a pontificare, e invece mi divertono soprattutto le sciocchezze che si fanno e che si dicono, e le persone che sono troppo serie o che vogliono apparire tali.
R. Scott interviene - Anthony non dice che suona il pianoforte dall'età di 6 anni e che è quella la cosa che più gli piace.
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