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15 Ottobre 2009 - Conferenza
"Hachiko - il tuo migliore amico"
Intervista al protagonista.
di Diego Altobelli
Piena di affetto questa conferenza stampa con Richard Gere in occasione del suo Hachiko: A dog story. Film toccante e autentico, venato di malinconia. Gere questa malinconia ce la spiega, così come ci spiega le scelte per ottenerle. Non manca, ovviamente, un'incursione nella filosofia zen.
Non pensa che averla allungata per farne un film di un'ora e mezza abbia nociuto alla sua efficacia?
Richard Gere: Dalla versione originale abbiamo eliminato molto in fase di montaggio, la forza di questo film sta tutta nella storia come anche l'efficacia, tutta da attribuire al rapporto tra questi due personaggi così uniti e inseparabili anche dopo la morte. In verità Hachiko è quasi un film. Il pregio più grande del film è secondo me proprio la semplicità.
Qual è la sua impressione su questo rapporto tra Hachiko e il suo padrone?
Richard Gere: Nella storia originale ambientata in Giappone il padrone di Hachiko era un uomo molto anziano, vicino alla fine dei suoi giorni, che aveva ricevuto in regalo questo cane e che con esso instaura un rapporto talmente stretto da risultare quasi spirituale. Noi abbiamo voluto cambiare e parlare di un uomo più giovane che non pensa di morire ma che è ancora nel fiore degli anni perché questo avrebbe aggiunto maggiore energia e intensità alla storia dopo la sua inaspettata dipartita.
Come definirebbe il film?
Richard Gere: Inizialmente volevamo fare un film per bambini, un film che potesse vedere anche mio figlio che ha nove anni e ci siamo diretti verso una narrazione basilare che però ha reso il tutto involontariamente più doloroso. Il risultato è una fiaba che funziona più per gli adolescenti e per gli adulti che per i bambini.
Ha mai avuto cani o animali domestici?
Richard Gere: Ho un cane, ho sempre avuto cani da quando ero piccolo.
In Hachiko c'è la connessione con la sua religione, il buddismo, i cui ideali e principi sembrano inserirsi perfettamente nel racconto. E' merito suo?
Richard Gere: Sì. Tutto inizia in un monastero buddista tra le montagne, ho voluto esplicitamente che ci fosse questa connessione con l'Oriente e con l'essenza degli insegnamenti zen, anche per omaggiare la storia originale giapponese di Hachiko.
Come vede il futuro, come uomo e non come professionista?
Richard Gere: Per mia inclinazione sono un ottimista, succedono le cose migliori quando si pensa positivo, è la nostra vita a dirci in ogni momento quanto siamo interconnessi con il resto del mondo. La velocità di trasmissione delle malattie, la velocità con cui si viaggia e con cui si interagisce con altre persone da un capo all'altro del mondo sono tutti modi di osservare questo aspetto che se tutti noi riuscissimo ad interiorizzare potrebbe aiutarci a crescere.
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