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29 Settembre 2005 - Conferenza stampa
"Genesis"
Intervista ai registi del film.
di Ilaria Ferri
I giornalisti hanno accolto i due registi Claude Nuridsany e Marie Pérennou in un'atmosfera deliziata dal film, che ha suscitato non solo domande tecniche sulla lavorazione ma anche domande più profonde sul senso filosofico etico e religioso che la pellicola può suggerire. I registi hanno risposto cercando di spiegare gli intenti del loro film, con grande passione e semplicità.
Dove è stato ripreso il pesce che cammina (ndr un pesce dei giorni nostri usato per mostrarci come erano i primi esseri viventi che hanno abbandonato l'acqua e colonizzato la terra) e che dimensioni raggiunge?
Marie Pérennou: Le riprese del pesce che cammina, il periofltalmo, sono state fatte in Madagascar e sono durate due mesi. E' stato difficile portarle a termine perché era molto intimidito dalle luci, la cosa complicata era avvicinarsi perché il pesce è di piccole dimensioni più o meno così (nrd la signora Pérennou fa un gesto con le mani che indica più o meno 10/15 centimetri), c'è voluta tanta pazienza!
Quali scene sono state ricreate in studio?
Marie Pérennou: Nella nostra casa in Francia c'è uno studio ben attrezzato in cui abbiamo ricostruito un set in miniatura, alla portata dei nostri piccoli attori (ndr sorride), portando alcune mangrovie, acqua di mare, una decina di pesci e usando un ventilatore e uno sfondo blu. Ci sono moltissime piccole luci e una macchina da presa anch'essa piccolissima, che ci permette di effettuare carrelli, primi piani, insomma tutti i classici movimenti del cinema narrativo, con una certa precisione.
Claude Nuridsany: Le scene che abbiamo girato nel nostro piccolo studio sono quelle del big bang, usando delle polveri su sfondo nero, le immagini della materia che cambia, delle bolle di sapone che si congiungono, è stato molto divertente, quando giriamo in questo studio ritorniamo bambini!
Cosa vi permette di vedere il mondo in modo così particolare, solo gli studi di biologia?
Marie Pérennou: Non saprei, forse solo il desiderio di partire da cose molto banali e dimostrare che ciò che può sembrare tanto insignificante è invece straordinario, come successe con Microcosmos.
Claude Nuridsany: Probabilmente è l'amore per gli animali e il fatto che ci sia rimasta l'emozione e la meraviglia davanti alle cose, tipica dei bambini. Ma quello a cui più teniamo è che non vogliamo raccontare gli animali come una semplice lezione scolastica, vogliamo usarli in maniera simbolica per spiegare cose importanti che riguardano tutti.
Pensando all'incredibile scena del corteggiamento dei ragni, quante volte siete intervenuti artificialmente nelle scene e quanto durante le riprese?
Marie Pérennou: A dire il vero poco o niente. La scena dei ragni in particolare è stata direttamente girata al rallentatore, anche per le immagini del feto nel grembo materno, sono state raccolte da un ginecologo nostro amico nell'arco di due anni e poi le abbiamo adattate al formato della pellicola e montate.
La realtà è che ci prendiamo molto tempo per la preparazione di un film, abbiamo impiegato circa tre anni per effettuare le riprese in Islanda, Madagascar e nelle Galapagos e circa due anni per scrivere i testi, decidere l'ordine delle scene, gli animali da riprendere, proprio come un film narrativo con una sceneggiatura e degli attori. Ma il nostro non è un semplice documentario, gli animali sono una metafora dell'uomo, alla fine lui è il fulcro del nostro discorso.
Claude Nuridsany: Non ci piace usare gli effetti speciali, tutto quanto si vede nei nostri film è immortalato con la macchina da presa.C' è la materia, poetica e imprevedibile e tangibile davanti ad essa!
Ci sono stati momenti di dubbio durante le riprese?
Marie Pérennou: come stavamo dicendo, arriviamo alle riprese molto preparati, e conosciamo la natura e gli animali che dobbiamo riprendere,quindi sapevamo come si sarebbero comportati, solo per i cavallucci, che abbiamo filmato in uno stagno qui in Francia e per le iguana delle Galapagos abbiamo dovuto prenderci sei mesi per osservarli e conoscerli.Cerchiamo sempre di riprendere senza fretta, aspettando i momenti migliori proprio perché abbiamo ben chiare nella mente le immagini che vogliamo avere nel film, per questo spesso ripetiamo la ripresa anche venti volte. Abbiamo dovuto rinunciare solo ad alcune scene con delle lucciole, perché erano impossibili da girare.
Il vostro modo di fare cinema può essere una risposta al cinema americano sempre pieno di effetti speciali?
Claude Nuridsany: Siamo molto legati all'idea, diffusa sia in Francia che qui in Italia, del cinema d'autore e ci piace pensare di farne parte. Il Cinema è un arte, è espressione artistica! Fin da quando eravamo all'università abbiamo sempre preferito film che fossero espressione di un punto di vista diverso dal nostro, di un'idea, i film americani non ci sono mai piaciuti molto, perché sono fatti proprio per accattivarsi un certo tipo di pubblico.
In questo periodo si è data molta importanza alla scienza, dandole spesso una valenza politica. Nel vostro film sembra che voi ne diate una visione pacifista e una valenza filosofica, è così?
Marie Pérennou: Nel corso dei secoli, l'uomo ha cercato di spiegarsi i fenomeni scientifici e l'esistenza stessa con dei miti che gli permettessero di avere una visione più chiara possibile del mondo. Ciò che sappiamo oggi sono nozioni scientifiche, nel nostro film, l'uomo si pone degli interrogativi di fondo e così si scopre parte del mondo, scopre una fratellanza con gli animali e la materia, da un punto di vista di atomi e conformazione. Quando al liceo scoprii per la prima volta che quando si muore i nostri atomi si disgregano e vanno a formare qualcos'altro nell'universo, per me è stata una scoperta sconvolgente e meravigliosa allo stesso tempo.
Claude Nuridsany: Il nostro film non vuole essere però strettamente materialista, è un modo per mostrare quanta meraviglia nasconda la materia, è un punto di partenza per porsi degli interrogativi, anche filosofici o religiosi. Osservando gli atomi possiamo sorprenderci e attraverso la scienza, trovare spunti per riflessioni più spirituali.
La scelta del narratore africano è particolare, dovuta al fatto che l'occidente sta cannibalizzando l'Africa, o al fatto che noi dimentichiamo sempre di più di provenire tutti da una stessa famiglia primordiale?
Marie Pérennou: Abbiamo deciso di usare come narratore un poeta musicista africano perché l'Africa è uno dei pochi posti in cui la tradizione orale persiste e volevamo dare al nostro film l'impressione di un racconto mitico. Abbiamo deciso di contattare Sotigui Kouyaté sin dall'inizio, l'avevamo visto esibirsi a teatro in più di un'occasione e ci aveva colpito moltissimo, abbiamo scritto i testi del film proprio pensando a lui, se una volta contattato ci avesse risposto di non essere interessato al progetto, saremmo stati davvero nei guai, ma quando lo chiamammo esponendogli il tutto ne fu subito entusiasta, per fortuna!
Claude Nuridsany: E poi l'Africa è la culla della civiltà, rappresenta l'umanità tutta, è stata una scelta importante!
Dato il successo di film come "Il popolo migratore" o l'imminente "Marcia dei pinguini" vi sentite iniziatori di un genere?
Marie Pérennou: effettivamente tutti questi tipi di film insieme sono un concorso di circostanze, in Francia ci sono diversi film sugli animali, ma come ripetevo prima, i nostri film non sono semplici documentari che raccontano la vita degli animali, i nostri sono sogni, metafore, racconti fantasiosi che usano gli animali come spunto per altre cose.
Il vostro film è girato in pellicola. Non era più comodo girare in digitale?
Claude Nuridsany: Prima di iniziare le riprese ci siamo informati sulle nuove tecnologie digitali, e abbiamo visto che sono in continua evoluzione, ma abbiamo preferito usare la pellicola perché secondo noi è ancora il supporto migliore se si ha bisogno di un altissimo rendimento qualitativo delle immagini come nel nostro caso. Anche per il nostro prossimo film probabilmente ci affideremo ancora alla pellicola.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Claude Nuridsany: Sono quattro o cinque mesi che abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto che vede protagonisti gli animali dei nostri ricordi di infanzia, il sentimento di paura o curiosità che si può avere nei loro confronti, sempre sotto forma di metafore e racconti. Per stavolta nessuna spedizione in posti lontani! Lavoreremo nelle campagne francesi!
Si chiude così la conferenza stampa, una delle più istruttive e piacevoli a cui abbia mai partecipato, i due registi sono delle persone piacevoli e davvero preparate, aspettiamo quindi con ansia il loro prossimo lavoro!
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