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05 Aprile 2006 - Conferenza Stampa
"...e se domani"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio
Dopo una lunga discussione con Mediaset, sono entrato in libreria e mi sono imbattuto nel libro da cui poi sarebbe nato …e se domani, il film d'esordio di Giovanni La Pàrola". Lo ha raccontato a Roma il produttore Beppe Caschetto, affiancato dal regista e dal cast, in occasione della presentazione alla stampa del nuovo lungometraggio cinematografico interpretato da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu…
Per iniziare, come è possibile ottenere i diritti di una canzone di Mina da usare addirittura anche nel titolo del film?
Beppe Caschetto: il discorso delle musiche è stato molto più facile di quello che si potrebbe immaginare, non è stato un problema dal punto di vista economico e sono stati molto disponibili.
A parte il brano di Mina sono presenti nel film anche pezzi di Rita Pavone e Ricky Shayne, come mai questa scelta musicale così sixties?
Giovanni La Pàrola: quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che poteva essere un film ambientato negli Anni Sessanta, in bianco e nero, quindi l'idea era quella di distrarre lo spettatore da quella che poteva essere una Milano o Bologna del 1997, per rispecchiare l'aspetto intimista dei personaggi; avere una forte stilizzazione è stato utile per poter giocare su questi simboli. Poi E se domani è la canzone che vorrei ascoltare prima di morire, è bellissima.
Luca e Paolo, avete mai avuto proposte di film da interpretare l'uno senza l'altro?
Beppe Caschetto: io sono anche il loro manager, è uno dei miei drammi (ride), certo, ci sono state proposte per farli lavorare da soli, ma ho visto troppe coppie spappolate per lavorare singolarmente.
Luca Bizzarri: beh, il giorno che trovo uno che sa recitare meglio di Paolo faccio un film con lui (ride).
Quali differenze vi sono tra la l'originale fatto di cronaca che ha ispirato il film ed il racconto di finzione?
Giovanni La Pàrola: la differenza sostanziale è che nel film si è puntato maggiormente sull'aspetto romantico del protagonista. Il vero uomo si chiama Domenico Gargano ed ha assaltato una banca nel 1997; credo che dopo gli arresti domiciliari sia impazzito perché la donna che amava lo cornificava continuamente. Quindi, ha chiesto di tornare in carcere non per i motivi che si vedono nel film, ma per questioni sentimentali.
Paolo Kessisoglu: inoltre, pare che la vera Ketty fosse molto bella (ride).
Sabrina Impacciatore: tutta la lavorazione è stata così (ride)!
Parlateci un po' dei vostri personaggi, vi siete affezionati a loro?
Paolo Kessisoglu: beh, non è detto che quando interpreti un personaggio ti affezioni a lui, comunque l'avvocato Cillario è molto tirchio di animo, è cupo, la cosa che più colpisce è la sua capacità di vivere ciò che ama e desiderare ciò che non ha.
Sabrina Impacciatore: la prima volta che ho letto la sceneggiatura Ketty mi era antipatica, poi la mia prima scelta è stata quella di farla in siciliano e ciò mi è stato utile per staccarmi un po' dalle radici. Ho scoperto che parlando in dialetto siciliano succedeva qualcosa anche al mio corpo, mi sentivo veramente una donna del Sud; ho lavorato soprattutto sul conflitto, anche per dare una certa rotondità al personaggio.
Luca Bizzarri: a me è toccato fare il mio personaggio in siciliano perché Sabrina aveva deciso di fare Ketty in siciliano e, come fanno gli attori, ho iniziato a cercare in me cosa c'era di Mimì, ed il mio corpo è cambiato, mi sentivo un uomo del Sud (ride).
Marit Nissen: io è il primo film che faccio e credo che sia il primo film in cui non si sente differenza tra persone italiane e straniere, perché penso che ormai viviamo in una società multietnica. E questo è merito anche di Giovanni, che ha voluto conferire al film un respiro più internazionale.
Sabrina, hai mai avuto un grande amore, magari nell'infanzia?
Sabrina Impacciatore: sì, l'ho avuto, ma che io ricordi non nell'infanzia. Per immedesimarmi con Luca ho fatto delle sostituzioni ed in alcuni momenti la suggestione è stata talmente forte che credevo veramente di essere innamorata di lui; ma giusto il tempo di battere il ciak.
Quindi, come detto, nel film domina il dialetto siciliano; a quale target puntate?
Beppe Caschetto: in realtà ero desideroso di poter raccontare una storia di emigrati siciliani al nord, perché mi appartiene a livello familiare. E' stato un po' un effetto nostalgia, ci siamo fatti anche suggestionare dalla Commedia all'italiana di Pietro Germi.
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