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...e se domani
Dopo "E allora mambo!" (1999) e "Tandem" (2000), Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, conosciuti ai più come i Luca e Paolo degli show televisivi "Le iene" e "Camera Café", tornano al servizio del grande schermo in "…e se domani", primo lungometraggio diretto dal trentenne Giovanni La Pàrola, tratto dal racconto letterario "Il caso Gargano" di Armando Cirillario ed a sua volta ispirato ad un fatto realmente accaduto nella seconda metà degli Anni Novanta.
Sulle note del famoso hit di Mina che dà il titolo al film, inizia quindi, con una certa atmosfera da thriller, la vicenda di Mimì Rendano (Bizzarri), la quale ci viene raccontata dal suo avvocato ed inseparabile amico Matteo Cillario (Kessisoglu). Immigrato siciliano in una città del nord, Rendano è un trentenne sognatore, da sempre innamorato di Ketty, interpretata dalla brava Sabrina Impacciatore, che non vede dai tempi delle scuole medie ed a cui non ha mai confessato il suo amore. Quando il suo amico d'infanzia Giovanni, con il volto di Claudio Gioè, lo raggiunge nel nord per avviare insieme a lui un'attività, scopre che questi è sposato proprio con la donna dei suoi sogni, dalla quale ha avuto anche la piccola figlia Maria Assunta/Andrea Marika Siviero. A causa di un male incurabile, però, Giovanni lascia improvvisamente il mondo dei vivi, Mimì decide allora di aiutare Ketty e di non far mancare nulla alla bambina, tanto da riuscire a conquistarla; finché un malinteso con la banca non finisce per far scoppiare tra loro un gravissimo litigio e l'uomo, incapace di credere che la sua vita possa essere distrutta da un banale problema di soldi, si precipita presso la cassa di risparmio per un gesto disperato.
"Si può condividere ragionevolmente un amore che a lungo è stato solo intimamente desiderato, e quindi continuamente rielaborato solo per se stessi e la propria fantasia?". Da questo interrogativo ha preso spunto Giovanni La Pàrola per raccontare, sullo sfondo di una non identificata metropoli del nord Italia, una grottesca storia dai toni vagamente fantastici e non priva di risvolti romantici che, però, a partire dalla tutt'altro che lodevole fotografia di Michele D'Attanasio, la quale, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto richiamare alla memoria gli esperimenti del technicolor nei primi film a colori degli Anni Sessanta, si presenta con non pochi difetti. Al di là del cast tutto sommato in forma, nel quale troviamo anche l'esordiente Marit Nissen, Luigi Maria Burruano e quel Mario Donatone che i seguaci del nostro cinema stracult ricorderanno sicuramente per aver preso parte a più di un'avventura dell'ispettore Nico Giraldi/Tomas Milian, risultano alternati decisamente male i momenti seri e quelli esilaranti, tanto che spesso non si riesce a capire dove voglia andare a parare lo script, ulteriormente penalizzato da una messa in scena caratterizzata da look e tempi degni della peggior sit-com televisiva, comprese le musiche originali di Francesco Cerasi.
Alla fine, mentre la noia regna sovrana, tutto ciò che rimane da fare è ascoltare le belle, vecchie canzoni che compongono la colonna sonora, con titoli di Rita Pavone, Ricky Shayne e la già citata "Tigre di Cremona", in quanto non sono sufficienti un'ironica citazione da American beauty ed una divertente sequenza in chiesa con funerale e matrimonio quasi contemporaneamente (situazione già vista, tra l'altro, in Fantozzi in paradiso) per fare grande una commedia.
La frase: "Chi c'è lì dentro, un pazzo criminale o un eroe romantico?"
Francesco Lomuscio
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