21 marzo 2005 - Conferenza stampa
"Cose da pazzi"
Intervista a Vincenzo Salemme, Maurizio Casagrande, Biagio Izzo, Teresa Del Vecchio, Lidia Vitale, Carlo Croccolo, Federica Sbrenna, Vittorio Cecchi Gori.
di Ilaria Ferri
Come si sviluppa l'idea del testo teatrale di Cose da pazzi?
Vincenzo Salemme: La prima stesura de "Lo strano caso di Felice Cì" è del '89, nel periodo del cambiamento della sinistra, quando con Occhetto il PCI diventa PDS. Successivamente l'ho ripresa in mano e rielaborata nel '92 (dopo il crollo del muro e i cambiamenti mondiali conseguenti) e la divisione delle scene era diversa da quella attuale, poi riportata nel film, il monologo e la richiesta della pensione di Felice era all'inizio, l'arrivo dei pacchetti dopo. Nel 2000 poi ho spostato il monologo e la richiesta nella seconda parte dello spettacolo, facendola raccontare con un flashback e questa struttura è rimasta anche per il film che ho scritto l'anno scorso.
Il monologo, col passare degli anni, è cambiato?
Vincenzo Salemme: No, perché la voglia di giustizia è sempre la stessa e i poveri sempre più disperati di prima. Il comunismo, in questo film, è solo uno dei tanti sogni infranti, non ho fatto un film con valenze politiche, ciò che volevo portare alla luce è che tutti abbiamo diritto ai sogni, anche un giovane che partecipò alla Repubblica di Salò aveva un sogno, Felice Cì potrebbe rappresentare anche lui, tra l'altro, tempo fa, essere comunisti significava soprattutto voler cambiare le cose piuttosto che seguire gli insegnamenti di Marx e i precetti del comunismo vero e proprio.
Ma quindi un sogno vale l'altro?
Vincenzo Salemme: Beh, durante la Repubblica di Salò non erano tutti giovani? Non possedevano tutti un cuore? Ognuno segue gli ideali per motivi propri che spesso esulano le regole, e gli ideali stessi Negli anni '70 c'era chi non era comunista per andare contro tendenza. Non si può dire di condividere tutti gli ideali del passato, ma hanno avuto tutti una valenza, quindi a livello sentimentale posso rispondere di si.
E che ci dice della figura dell'impiegato statale Cocuzza?
Vincenzo Salemme: E' colui che non vuole ascoltare i disagi degli altri, che è proteso a soddisfare le sue esigenze, a far quadrare i conti, a stare tranquillo, non si rivolge verso l'esterno, verso gli altri, non ha tolleranza verso le cose che si discostano un po' dalla normalità.
Maurizio Casagrande: E' un personaggio che mi ha molto divertito fare in teatro, è un piccolo uomo che davanti a queste cose grandi che gli succedono, arriva a conoscere davvero chi sono la moglie, la sorella e la figlia. Con il film tutto ha guadagnato in realismo.
Portare al cinema questo film, in questo periodo (fra qualche settimana ci saranno le elezioni ndr) è un invito, un richiamo, all'impegno?
Vincenzo Salemme: No assolutamente, è casuale, come dicevo prima, il motivo politico non è principale, quello affrontato nel film è più un argomento etico che politico, anche se anche l'impegno politico è importante nella vita, non è alla base di "Cose da pazzi", che vuole essere principalmente un film comico.
Cosa insegnerebbe in questo senso, ad un figlio?
Vincenzo Salemme: Io purtroppo non ho avuto figli, ma se li avessi avuti, non avrei insegnato loro slogan e principi, per me è sbagliato. Avrei insegnato dando l'esempio con le mie scelte e la mia vita.
(A Vittorio Cecchi Gori) Cosa le è piaciuto della pièce teatrale, da fargliela produrre per il cinema?
Vittorio Cecchi Gori: Quando si traspone dal teatro, un produttore non mette quasi nulla di suo, ma di questa pièce mi è piaciuto il fatto che si parlasse della quotidianità e il bel messaggio, un ritorno ai valori della famiglia, col personaggio di Biagio Izzo, per esempio, che cambia vita dopo aver conosciuto ed essersi affezionato suo figlio. Mi sono molto piaciuti anche gli attori, e il loro affiatamento.
Come lavorate in gruppo? C'è una continuità tra il lavoro di teatro e quello sul set?
Maurizio Casagrande: In teatro la democrazia non esiste, c'è un autore, un capocomico e si cerca di fare quello che ci chiede, benché ci conosciamo e lavoriamo insieme da anni tutti quanti, è un modo di lavoro un po' "antico", questo però fa si che conoscendosi così bene, si abbiano frutti e sinergie che con persone appena conosciute non si potrebbero avere.
Biagio Izzo: Con Salemme si lavora bene, si scherza sul set, si crea mentre si ride, non c'è nulla di scritto e da la possibilità e lo spazio di esprimersi liberamente e improvvisare, cosa che per un comico è importantissima. Inoltre è uno dei pochi che fa fare ancora la lettura a tavolino!
Lidia Vitale: Io non faccio parte del gruppo, vengo da esperienza diverse dalle loro, ed ero un po' intimorita, perché si vede subito la solidità e l'unione che li contraddistingue, ma la lavorazione del film si è svolta con leggerezza e in modo divertente, e poi sono bravissimi.
Carlo Croccolo: Salemme ti guida da dietro, senza parlare, ti fa capire quello che vuole anche solo con uno sguardo, mi piacerebbe, in futuro, poter lavorare con lui anche in teatro!
Teresa Del Vecchio: Sono contenta che non è stato dato per scontato quanto fatto in teatro, abbiamo ricreato il personaggio di Livia, che amo tantissimo, tenendo conto delle possibilità che ci offriva il nuovo mezzo e abbiamo avuto ottimi risultati.
Non si trattano spesso argomenti come questi trattati in Cose da pazzi, ha avuto coraggio, ma ha pensato alle reazioni del pubblico?
Vincenzo Salemme: Dubbi del genere li ho sempre, ma ultimamente a teatro è stato un successo che ha battuto il record di incassi nazionale e ho notato che la fusione di dramma e farsa piace, forse perché anche la vita è così.
E' un film autobiografico?
Vincenzo Salemme: No, anche se tratta problemi della mia generazione, io ho sempre preso tutto con più spirito. Da un punto di vista di impegno politico prima si era molto ferrei, persone di sinistra non si rapportavano con persone di destra (una volta provai ad organizzare una partita tra collettivo di sinistra e collettivo di destra ma mi fecero desistere…- risate ndr -), io sono sempre stato sostenitore della convivenza.
Le piacerebbe portare qualche opera classica a teatro?
Vincenzo Salemme: Si molto, ho interpretato solo La Tempesta di Shakespeare, anche se due volte! ma mi piacerebbe davvero tanto fare una trasposizione napoletana dell'Otello.
Quali sono i suoi progetti per il prossimo anno?
Vincenzo Salemme: Sono occupato in teatro con la commedia "La gente vuole ridere ancora", ne ho rivisto le musiche e ripartiamo con la tournée fra poco.
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