Scopriamo insieme Cortinametraggio 2.0, giorni 3 e 4!I corti in programma nelle giornate dl 25 e 26 marzo. Le storie di Cortinametraggio 2.0 di Rosanna Donato30 marzo 202011:01
Durante la terza e quarta serata di Cortinametraggio 2.0, il Festival di corti più importante d’Italia presentato da Anna Ferzetti e Roberto Ciufoli, sono stati presentati nuovi corti, trasmessi in diretta online, a partire dalle 18:30, sul sito ufficiale di Cortinametraggio e sul Canale 100 di Canale Europa ogni giorno del Festival: dal 23 al 28 marzo 2020. La giuria della sezione Corti in Concorso, - lo ricordiamo - è composta dalla nota regista Cinzia TH Torrini, Salvatore Allocca, Francesco Foti, Nicola Giuliano e Caterina Shulha.
Il 25 marzo sono stati visti da migliaia di persone i corti “Maria - a chent’annos” di Giovanni Battista Origo, che ha aperto la serata, “Anne” di Stefano Malchiodi, “L’occasione di Rita” di Francesco Barozzi, “La Consegna” di Paolo Porchi e “A Cup of Coffee With Marilyn" di Alessandra Gonnella. Il 26 marzo, invece, sono stati presentati i corti “Osuba” di Federico Marsicano (film di apertura), “Settembre” di Giulia Louise Steigerwalt, “Don Gino" di Salvatore Sclafani, “Compagni Di Viaggio” di Sara De Martino e "La Regina si addormenta dove vuole” di Lorenzo Tiberia. Vediamo insieme alcuni dei corti in programma il 25 e 26 marzo 2020 a Cortinametraggio 2.0: L’occasione di Rita “L’occasione di Rita” di Francesco Barozzi vede al centro la quotidianità di un'anziana e della sua badante, fra litigi vizi e dispetti, scandita dal suono di una misteriosa chat. Questo elemento assume il ruolo di un "terzo incomodo" nella relazione tra le due, scombinando gli equilibri e conducendo la storia verso un imprevedibile punto di svolta. Nel cast Elena Cotta, Beatrice Schiros, Giusi Merli. Una donna sola è la protagonista de “L’occasione di Rita”. È proprio questa sua solitudine che la porta ad essere scontrosa, polemica, cattiva a parole e gesti. Eppure anche il cuore più duro ha dei sentimenti: uno scontro tra Rita (Elena Cotta) e Tania (Beatrice Schiros) le fa capire di essere stata abbandonata da tutti, anche da suo figlio. Questo la rende silenziosa, ma non la cambia dentro. Ha questo senso di vuoto incolmabile che la rende dura con chiunque, anche con le sue amiche. Quando si rende conto che Tania sente tutti i giorni una persona via chat, diventa invidiosa e gelosa di questa relazione, forse per paura che anche lei la abbandoni o perché vorrebbe avere pure Rita qualcuno da sentire ogni giorno. Fatto sta che questo malessere interiore la porta a fare cose riprovevoli, come rispondere a una chat a nome di qualcun altro. Vediamo una notevole differenza tra Tania e Rita: la prima, quando si ritrova a sbatterle in fatta parole pesanti, si sente tremendamente in colpa. Rita, invece, ogni volta che dice o fa qualcosa di negativo sembra non avere rimorsi. Una fotografia cupa caratterizza il cortometraggio, che si avvale di una sceneggiatura ridotta ai minimi termini ma molto esaustiva, per quanto concerne il lancio del messaggio. Infine, Elena Cotta e Beatrice Schiros sono entrambe perfettamente in parte, merito soprattutto di una mimica facciale molto espressiva. La Consegna “La Consegna” di Paolo Porchi è ambientato nell’estate del 2018. I Mondiali di calcio sono in corso ma l’Italia non riesce a qualificarsi. Orfeo e Pietro sono due pigri fattorini. In ritardo come sempre faranno un incontro inaspettato. Nel cast Orfeo Orlando e Ivan Di Noia. Le donne. Le donne cambiano gli uomini più di quanto potremmo immaginare. È un dato di fatto, soprattutto quando si hanno doti fisiche prorompenti: la maggior parte degli uomini è disposta a fare qualunque cosa per mostrarsi un eroe agli occhi della donna, come ad esempio un mestiere che non è il proprio. Orfeo e Pietro, infatti, dovrebbero solo consegnare la merce, e invece si ritrovano a montare il televisore ordinato. È Pietro che decide per entrambi, tanto non è lui che deve faticare. Il lavoro pesante spetta a Orfeo, che si lamenta ma non prende posizione. Nel corto vediamo questa abissale differenza tra i due: Pietro superficiale ed egoista, Orfeo bonaccione e troppo permissivo. Il televisore serve per seguire i Mondiali di calcio all’interno di un locale: quando il tutto è pronto e si accende la tv si arriva alla conferma di una grande verità: i Mondiali uniscono il mondo intero. Tra qualche pregiudizio ovvio (i gestori del locale sono stranieri), solidarietà e piccoli bei gesti la storia si chiude con il ritorno a casa dei due fattorini. A Cup of Coffee With Marilyn “A Cup of Coffee With Marilyn" di Alessandra Gonnella. Nel 1956, una giovane Oriana Fallaci viene mandata in America per un’inchiesta su Hollywood. Vuole intervistare Marilyn Monroe usando tutta la tenacia e l’irriverenza che la contraddistinguono. Lo racconterà nei Sette peccati di Hollywood o Hollywood vista dal buco della serratura, come avrebbe voluto intitolare il libro. Ne I sette peccati di Hollywood si trova molto di Marilyn Monroe anche se fu l’unica capace di non farsi intervistare. La sfida non portò i risultati sperati ma questo non impedirà alla Fallaci di diventare la più grande giornalista italiana conosciuta nel mondo. Nel cast Miriam Leone, Sam Hoare, Marco Gambino, Jamie Wilkes, Giulietta Vainer Levi, Antonio Mancino, Paul Davis. Firma la colonna sonora Francesca Michielin. Conosciamo tutti, in particolare per la sua grande fama, la compianta giornalista Oriana Fallaci, qui interpretata da una sublime Miriam Leone, che - con la sua femminilità e innata eleganza nei movimenti e nel modo di presentarsi - riesce a fare della Fallaci un personaggio unico. È merito della performance dell’attrice, infatti, se il carattere, la perseveranza e il coraggio della giornalista emergono in ogni scena del cortometraggio. Un corto che entusiasma non solo per la regia minuziosa, attenta al dettaglio, ma anche per aver regalato agli spettatori uno spaccato di una realtà precedente, anche attraverso acconciature e abbigliamento dell’epoca. La sceneggiatura di “A Cup of Coffee With Marilyn" è diretta, chiara, senza nulla di più e nulla di meno di quanto è necessario dire. Ottima anche la scelta di inserire delle didascalie, anche visto che il corto dura circa 20 minuti e dire tutto in quell’arco di tempo era impensabile. A contorno del corto una colonna sonora suggestiva e un’alternanza sapiente di tonalità scure e chiare, cupe e vivide, fredde e calde della fotografia, perfetta in quanto significativa in ogni momento: quelli angoscianti e quelli pieni di speranza. Settembre “Settembre” di Giulia Louise Steigerwalt vede protagonisti due adolescenti. Maria e Sergio stanno nella stessa classe ma non si sono mai parlati. Di ritorno dalle vacanze estive Maria viene notata da Christian, un ragazzo di cui è follemente infatuata. Christian manda Sergio a chiederle se vuole stare con lui. È una proposta brusca e priva di romanticismo, ma lei dice subito di sì, salvo poi andare in crisi non avendo idea di cosa accadrà né di cosa dovrà fare. Nel cast Margherita Rebeggiani e Luca Nozzoli. “Settembre” è la storia di una ragazza, ancora vergine, che per la prima volta si avvicina ai problemi legati al sesso e ai rapporti intimi. Quando Christian si dimostra finalmente interessato a lei, non sa come comportarsi, non sa cosa si dovrebbe fare in alcuni casi. Allora chiede aiuto a una sua amica, molto brava nel ruolo in quanto riesce a mostrare la propria invidia attraverso distacco emotivo, silenzi e parole poco solidali nei confronti di Maria. Così capiamo tra le righe che anche lei non ha mai avuto un rapporto fisico. In seguito Sergio, un suo compagno di scuola molto diretto e disinibito, si offre di aiutarla, anche con modi un po’ spinti, che la regista nasconde alla visione, puntando su gesti che rendono esplicita l’intenzione. Una colonna sonora movimentata e allegra aleggia per tutta la durata del corto, insieme a una sceneggiatura semplice ma ben studiata, anche se la sua riuscita è da attribuire soprattutto all’interpretazione di Margherita Rebeggiani e Luca Nozzoli: sul finale, ad esempio, con dei piccoli sguardi raccontano il loro imbarazzo e il sentimento profondo che li lega. Se non fosse Christian la persona giusta?! Compagni di viaggio “Compagni Di Viaggio” di Sara De Martino ruota intorno alla storia di Abou, un uomo lontano dal proprio paese e dai propri affetti. Un incontro gli insegnerà che la solitudine non esiste. Nel cast Samba Ndiaye e Paolo Sassanelli. È una storia particolare quella raccontata dalla regista Sara De Martino, perché mette in luce una grande verità: non siamo soli. Non lo siamo mai, anche se distanti l’uno dall’altro come in questi giorni di pandemia. Abou si sente solo in un treno dove non c’è nessuno, se non il controllore (Paolo Sassanelli) che gli chiede il biglietto. Abou glielo mostra, ma il controllore vuole anche quello degli altri suoi amici. È strano, anche per lo spettatore, perché seduto vicino a lui non c’è davvero nessuno. Così, se all’inizio pare che il controllore sia un uomo pazzo, alla fine capiamo che il tutto rappresenta una metafora, merito soprattutto della regista che poco dopo la fase iniziale, in seguito alla richiesta dell’addetto di controllare i suoi documenti, cambia scena improvvisamente: Abou inizia a vedere le persone del proprio Paese accanto a lui, alcuni seduti dietro i suoi sedili, e allora capisce che in realtà non è mai solo: i suoi affetti sono sempre al suo fianco, nonostante la distanza. Ottima l’interpretazione di Paolo Sassanelli, che risulta molto naturale ed emblematico, come se il suo personaggio non esistesse ma fosse lì per dare quell’unico messaggio al passeggero (la multa però è reale). Allora ci si ritrova un po’ spaesati davanti al corto, perché quale sia la verità non è affatto chiaro. Samba Ndiaye non è da meno, soprattutto quando cambia di tono e di espressione: da cupo e arrabbiato (lo si sente dalla voce) a solare e allegro quando prende consapevolezza che la solitudine non esiste. La Regina di addormenta dove vuole "La Regina si addormenta dove vuole” di Lorenzo Tiberia vede protagonista Rebecca, una bambina di quattro anni che, dopo l'ennesima lite dei suoi genitori, fugge dalla sua cameretta per nascondersi nel giardino di una casa di riposo. Nel cast Elena Cotta, Rebecca Di Segni. Rebecca è una bambina molto triste e sola: sentire ogni giorno i continui litigi dei genitori non aiuta. Per distrarsi la bambina disegna in camera, oppure si reca nel giardino di una casa di cura, dove scopriamo essere chiusa la nonna. Il corto acquista così una maggiore profondità, soprattutto quando capiamo che la bambina non sa di essere sua nipote, ma vede l’anziana donna come una regina: sì, nella sua fantasia la nonna è una vera e propria regina. Manca solo la corona. L’anziana signora sa che in certi casi è bene assecondare l’immaginazione della bambina e così, quando il giorno dopo quest’ultima torna alla casa di riposo, la nonna indossa la corona e fa il saluto reale, con la mano alzata. Un gran bel gesto d’amore, l’ultimo, prima che tutto vada a perdersi: la donna si sente male, ma ha regalato alla bambina un momento che ricorderà per sempre. Grazie alle parole della donna, la bambina riesce a vedere la luce in fondo al tunnel: la musica diventa la sua salvezza. Colori vividi, sorrisi che allietano, parole che lasciano largo spazio alla riflessione e la vastità della fantasia, che porta a vedere solo ciò che vogliamo vedere. Il mondo dei bambini è a colori: vedono il bello ovunque, anche dove non c’è. Questo ci insegna quanto nella vita a fare la differenza siano i diversi punti di vista e quanto la realtà dei fatti possa essere molto diversa da ciò che pensiamo con convinzione. 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