Scopriamo insieme Cortinametraggio 2.0, giorno 1!Inedita edizione online di Cortinametraggio 2.0, il Festival di corti più importante d’Italia di Rosanna Donato25 marzo 202011:01
Il 23 marzo è stata trasmessa la prima serata di Cortinametraggio 2.0, il Festival di corti più importante d’Italia, ormai alla XV edizione e per la prima volta completamente online. L’evento infatti aderisce alla campagna #iorestoacasa, il cui scopo è quello di contrastare la diffusione del Covid-19. L’hashtag di riferimento, lo segnaliamo, è #CortinametraggioLive per tutto il periodo del Festival: dal 23 al 28 marzo 2020.
A presentare il 23 marzo i primi corti in programma sono stati Anna Ferzetti e Roberto Ciufoli, che rivedremo ogni sera a partire dalle 18:30 sul sito del Festival Cortinametraggio, con una finestra dedicata allo streaming, o su Canale 100 di Canale Europa (link al canale), piattaforma televisiva online. La giuria della sezione Corti in Concorso è composta dalla nota regista Cinzia TH Torrini, Salvatore Allocca, Francesco Foti, Nicola Giuliano e Caterina Shulha. Ad aprire il Festival, lo ricordiamo, è stato il corto di Paola Minaccioni “Offro io”, con Carolina Crescentini, Paolo Calabresi, Maurizio Lombardi e la stessa regista. Insieme ad esso, nella serata del 23 marzo sono stati presentati anche “La bellezza imperfetta”, “Il primo giorno di Matilde”, “Il nostro tempo”, “Delitto naturale” e “Black Tank”. Vediamo insieme alcuni dei corti in programma il primo giorno: Offro io Il corto “Offro io”, diretto da Paola Minaccioni, segue la storia di due coppie di amici che, durante una tranquilla uscita, si scontrano per dimostrare chi è il più generoso. Il tutto parte da un bel gesto compiuto da Carolina Crescentini. Il corto mostra una vera e propria battaglia, dai risvolti imprevedibili, per affermare la propria bontà d’animo, umanità: siamo certi che sia la strada giusta? Ce lo chiediamo perché nel corto è evidente che i gesti, quelli “generosi”, non sono affatto dettati dalla volontà di fare un piacere sentito all’altro, ma solo dal bisogno personale di fare gesti più eclatanti dell’altro, esagerando con la “bontà” e aumentando così la frustrazione delle due coppie. La regista, con i suoi cambi di scena repentini, riesce a dare un senso di continuità al progetto. È come se stessimo guardando degli sketch consequenziali che, via via che si prosegue con la narrazione, diventano sempre più esilaranti e travolgenti. Si assiste infatti ad un climax crescente, che si interrompe nel momento più comico-drammatico. Non manca poi l’uso del ralenti, che in quella circostanza sottolinea, appunto, l’assenza di umanità in tali gesti e la “cattiva fede” delle due coppie. La bellezza imperfetta Il corto “La bellezza imperfetta” è diretto da Davide Vigore e interpretato da Melino Imparato e Victoria Pisotska. Il progetto racconta la storia di Girolamo Scimone, un uomo che vive da solo e non ha mai avuto un buon rapporto con le donne: non l’hanno mai trovato attraente. Le cose cambiano quando si innamora improvvisamente di Victoria, una giovane ucraina. Girolamo deve dei soldi a dei loschi individui di Palermo, e lui stesso non è ciò che si potrebbe definire un esempio di uomo: è il protettore di alcune prostitute, tra cui Victoria. Il corto emoziona. Emoziona perché al suo interno c’è un gioco di sguardi e silenzi che nasconde un mondo di amore e sentimenti contrastanti. Da una parte c’è la necessità di salvare la propria vita (lei, infatti, è la sua prima fonte di guadagno, in quanto desiderata da molti uomini), dall’altra un sentimento puro, che lo porta a prendere una decisione difficile: lasciarla andare per la sua strada. Eppure, nonostante sappia cosa vuol dire liberarla da quella vita, decide di mettere da parte il suo egoismo e il suo amore. In una scena, in cui i due si guardano da lontano mentre lei sale nella macchina di un cliente, le emozioni, anche quelle più negative, vengono messe in luce. Il merito della sua riuscita è da attribuire anche alla scelta di una fotografia composta da tonalità cupe, insieme a una colonna sonora il linea con il racconto e a un finale drammatico, ma di forte impatto, seppur veloce. Il primo giorno di Matilde “Il primo giorno di Matilde”, diretto da Rosario Capozzolo e con Riccardo De Filippis e Alice Di Demetrio, è un corto morto particolare e, in parte, struggente. Racconta di un padre che accompagna a scuola la figlia il suo primo giorno. Un padre divorziato, che le parla del suo futuro e la avverte di non fare determinati errori. Solo alla fine si comprende il motivo di alcune frasi che sembrano campate per aria, senza un senso logico vista l'età della bambina, che portano a chiedersi “perché un padre dovrebbe dire a una figlia tante cose a cui per i prossimi dieci anni probabilmente non penserà mai?”. In seguito il motivo diventa chiaro e tutte quelle parole, che parevano superflue dette il primo giorno di scuola, acquistano importanza: un padre che, consapevole di ciò che potrebbe aspettarlo, cerca di aiutare la figlia ad affrontare la vita. Sul finale è evidente quanto le parole del padre le siano entrare nella testa e quanto ne farà tesoro per il futuro. Allora comprendi che quell’incontro non è stato solo un atto di amore, ma anche un modo per essere presente sempre nella vita della bambina e forse anche un’ancora di salvezza per lei. Il finale rimane aperto, ed è meglio così: lasciare tutto all’interpretazione per emozionarsi ancora di più, nel bene e nel male. Il nostro tempo “Il nostro tempo” è diretto da Veronica Spedicati e interpretato da Emanuela Minnokey Cast, Franco Ferrantekey Cast e Celeste Casciaro. Il corto vede protagonista Roberta, una bambina di nove anni che vorrebbe godersi gli ultimi giorni d’estate con i suoi amici. Il padre invece le impone di aiutare a casa con le faccende domestiche. I due non hanno mai avuto un buon rapporto, ma le cose sembrano cambiare quando la bambina si rende conto che il padre sta male. Il corto di Veronica Spedicati mette in mostra le dinamiche tra un padre, all’apparenza duro e scontroso, poco affine al dialogo, e una bambina che ha bisogno di attenzioni più concrete, ma anche di divertirsi insieme ai suoi amici. Nei primi 10 minuti del corto questo rapporto conflittuale emerge appieno. Verso la fine del progetto, invece, i due si avvicinano e lo fanno attraverso piccoli gesti e silenzi, come sedersi l’uno accanto all’altra su un’amaca. Sguardi che parlano e che legano i due come se non si fossero mai persi. Roberta, seppur ancora piccola per comprendere determinate cose, ha capito i motivi che spingono il padre a darle piccoli carichi di responsabilità giorno dopo giorno. Perché chissà quanto può durare il nostro tempo e bisogna prepararsi ad affrontare il futuro sin da bambini, soprattutto quando l’incertezza è tanta e la paura lo è ancora di più. Ciò che colpisce ne “Il nostro tempo” non è solo l’interpretazione minimalista dei protagonisti, ma anche la regia in sé, e in particolar modo il momento in cui la telecamera viene abbandonata per terra mentre sta riprendendo la scena. È proprio qui che si percepisce la gravità della situazione e, allo stesso tempo, la drammaticità dell’evento: tutto è lasciato lì, così com’è, a sottolineare che la vita - propria e delle persone care - è più importante di qualsiasi altra cosa si stia facendo, anche delle riprese di un attimo di felicità. Delitto naturale “Delitto naturale” è diretto da Valentina Bertuzzi e vede nel cast Olivia Magnani, Alida Baldari Calabria, Cecilia Scifoni, Rosa Pianeta, Nicole Centanni e Valentina Filippeschi. Il corto è un giallo che vede protagoniste tre bambine, una maestra e una bidella. Aida e Lola sono compagne di banco e amiche per la pelle. Una mattina Lola esce dalla classe per andare in bagno ma non fa ritorno. Aida va a cercarla: in bagno non c’è nessuno e sotto al lavandino trova una macchia di sangue. Mentre la maestra e la bidella sembrano nascondere qualcosa, Lola è come sparita nel nulla. Con l’aiuto di una fidata compagna di classe, Aida si mette sulle tracce dell’amica scomparsa, inoltrandosi nei meandri più oscuri della scuola, dove niente è ciò che sembra. La tensione è palpabile sin dall’inizio in “Delitto naturale”, merito soprattutto di un ritmo narrativo sostenuto, una colonna sonora suggestiva, che ben si presta al genere cinematografico, e una fotografia composta in prevalenza di tonalità fredde e cupe. Nel corto di Valentina Bertuzzi ad avere una maggiore rilevanza sono i dettagli, quei piccoli particolari a cui in un primo momento non si fa caso: un gioco, una lampada, un pezzo di carta. Ma anche uno sguardo, un tono di voce inquietante, diverso, un movimento brusco e repentino, un sorriso falso. Tutti elementi che contribuiscono a creare una buona suspense al corto. È difficile credere a una bambina quando c’è qualcosa che non va. Insomma, i più piccoli tendono spesso a ingigantire le situazioni, a lasciare largo spazio alla propria immaginazione. Eppure, la maggior parte delle volte sono proprio i bambini a vedere oltre, a comprendere cosa c’è di vero in quello che dicono i “grandi”. D’altronde, è la stessa regista a volerci portare fuori strada, a volerci far credere che sia tutto frutto della fantasia di Lola, cambiando man mano le carte in tavola. Chi è l’assassino? Esiste davvero? È lei o è qualcun altro? Sono tutti dubbi che la regista di “Delitto naturale”, grazie a una buona direzione degli attori e ai movimenti di macchina, riesce a trasmettere allo spettatore. Black Tank “Black Tank" è diretto da Alberto Basaluzzo e con le voci di Alessandra Schiavoni, Gualtiero Burzi, Davide Fasano e dello stesso regista. Il pacifico gruppo di carri armati neri viene attaccato e distrutto dai carri viola. Unico sopravvissuto, il carro armato nero protagonista della storia comincia il suo lungo viaggio verso una nuova casa. “Black Tank” è un corto moderno, alternativo se così possiamo definirlo. Sembra uno di quei corti d’animazione che vediamo al cinema prima che inizino i film targati Disney/Pixar, ad esempio. È un progetto che trasmette emozioni forti e intense per quanto reale. È una storia di guerra, che ricorda, in minima parte e sul finale, l’attuale lotta condivisa dell’Italia contro il Covid-19: l’aiuto fondamentale da parte degli altri Paesi nei momenti di crisi. Certo, è solo un caso. Questo è ciò che accade all’unico carro armato nero sopravvissuto alla guerra (contro i carri viola) quando cerca di tornare a casa: giorni di cammino e ferite importanti lo portano a perdere completamente le proprie forze. Cerca aiuto, ma ogni gruppo di carri (tutti di colori diversi) che si trova in quel luogo, almeno inizialmente, vuole solo il dominio sull’altro. Solo quando un carro armato verde si rende conto del suo stato di crisi, tutti si alleano per dare un aiuto consistente al carro armato nero e liberarlo dalla situazione in cui si trova. Insomma, un grande messaggio di speranza per il futuro, di solidarietà tra le diverse Nazioni e di consapevolezza: siamo tutti uguali. In “Black Tank” colpiscono maggiormente la colonna sonora suggestiva e potente, l’idea di fondo - il carro armato che, spostandosi su una vera e propria “mappa” degli Stati, percorre un po’ di luoghi alla ricerca di un posto da chiamare casa - e l’assenza della sceneggiatura. Nel corto animato, infatti, le voci dei carri armati emettono suoni acuti, fanno rumori particolari, ma non dicono mai niente di comprensibile. Eppure, ciò che sorprende è proprio questa capacità del corto di farsi capire senza aver bisogno di parole. Rimanete sintonizzati con noi per i prossimi speciali su Cortinametraggio 2.0! 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