17 Novembre 2009 - Conferenza
"Ce n'è per tutti"
Intervista al regista e al cast.
di Mauro Corso

E' davvero insolito assistere a un film dalle caratteristiche "indipendenti" e di "nicchia" uscire in un numero di copie oscillante tra le 80 e le 100. Miracoli della produzione di Anna e Sauro Falchi, che ha fatto incontrare Luciano Melchionna e Medusa. Buona parte del cast partecipa alla conferenza stampa.


Quanto avete ragionato con il regista sulla sceneggiatura?
Sauro Falchi: La sceneggiatura ci ha colpito subito, il regista ha fatto il film che voleva, come lo voleva. Noi lo abbiamo lasciato fare. Sul cast siamo sempre stati d'accordo.

E' stato difficile lavorare sul Colosseo?
Sauro Falchi: Per il Colosseo ci sono voluti almeno otto mesi di lavorazione, il che con un piccolo budget è stato davvero un miracolo. Le riprese del Colosseo sono dal vero, ricostruite a Cinecittà e in digitale.

Com'è il lavoro di produzione per Anna Falchi?
Anna Falchi: Crediamo molto in quello che facciamo, ci mettiamo molta passione. Da attrice non ho fatto tante cose ma sono state fortunata perché ho lavorato con dei maestri. Sauro è il vero produttore, è lui che favorisce il lavoro di equipe. Io sono la PR di questa casa di produzione, mi posso avvicinare a grandi nomi, nessuno mi dice di no quando chiedo un appuntamento e questa è una grande scorciatoia. Tutti sono curiosi di sapere che cosa vuole Anna Falchi.

Quando nasce la vostra casa di produzione?
Anna Falchi: La nostra casa nasce nel 2005, con Messaggio in segreteria di Genovese. La nostra mission consiste nel credere nei giovani registi, negli sceneggiatori, cerchiamo di far lavorare e far emergere giovani talenti cinematografici. Luciano Melchionna per noi è un grande talento, così come Balducci: crediamo in lui e ci sarà un terzo film che lo vedrà come protagonista. La cosa più difficile è stata avere questo luogo ambiguo da produttrice attrice. Preferisco concentrarmi solo nella produzione.

Qual'è il messaggio del film?
Luciano Melchionna: non mi piace parlare di messaggio, non sono così presuntuoso. Indubbiamente il tentativo è quello di sollevare una serie di riflessioni, questa volta giocando, l'altra volta, in Gas ero stato più aggressivo. In fatti il film è stato vietato ai 18 anni, questo atteggiamento non mi è stato perdonato. Se arrivi con un pugno ci si difende se arrivi con un sorriso magari si ascolta. Lo scopo era stimolare la riflessione sul presente. Secondo me, come abbiamo tentato di raccontare spesso viviamo di passato, di valori di grandi epoche in cui si stava meglio. I valori rimangono, se riuscissimo ad applicarli nel presente, far rifiorire il senso del tutto.

Com'è Eva, il personaggio interpretato da Ambra?
Ambra Angiolini: quando ho letto la scengguiatura ero un po' combattuta, non sapevo come scegliere. Se ci sono delle cose che non ti tornano su un personaggio ti viene da criticarlo, il che è una cosa molto stupida perché dovresti diventare come il regista vuole. Ho abbandonato poi il senso critico e ho pensato alla tenerezza che mi provocava Eva. Eva è leggera un po' frizzante, urla tantissimo, non sente si libera, conta solo lei le sue riflessioni e a guardarla da fuori ti spinge ad abbracciarla e a ripulirla, anche in senso concreto (a un certo punto sembra Cleopatra!). A volte nel cinema si cerca troppo la verità, a volte nella vita c'è lo spunto ma poi il personaggio deve diventare personaggio.

Com'è stato lavorare con Melchionna?
Micaela Ramazzotti: Luciano ci maltrattava spiritosamente urlandoci dietro. Però ci siamo divertite tanto. Il mio personaggio è nevrotico, una bacchettona, sfiduciata nel film da tutto e da tutti, con questi occhialoni che potrebbe aver comprato in un Autogrill perché non si fida nemmeno degli oculisti.

Perché mettere solo Ambra in locandina?
Luciano Melchionna: la locandina è il frutto di un lavoro di equipe, uno specchietto per le allodole. Abbiamo deciso di giocare sui colori e sui toni della commedia, giocando su questo personaggio fuori dalle righe, Ambra è poco riconoscibile.

Com'è il personaggio di Gianluca, così sospeso sul Colosseo?
Lorenzo Balducci: la cosa più fuorviante è pensare che Gianluca sia un disadattato che non ha più stimoli; per la verità lui è pienamente consapevole della violenza, dell'ndifferenza e del vuoto che passa tra lui e il mondo. Non è un presuntuoso, non si sente migliore rispetto agli altri, ha cercato di trovare il suo spazio nella società ma questa si è chiusa di fronte a lui. Non c'è quasi alcun dialogo tra lui ed altri se non con la nonna. La cosa che mi ha colpito di più è il non dialogo virtuale tra i genitori, con la rabbia del padre che è così autentica e forse è quella cosa che è riuscita a passargli, la non accettazione di quello che accade.

Nel film viene detta la frase "ci vogliono le palle per suicidarsi". Come deve essere interpretata?
Luciano Melchionna: in proposito ci sono due correnti di pensiero, come in Gas. Può voler dire sia che ci vogliono gesti eclatanti, sia che bastano piccoli gesti. Io propendo per i piccoli gesti. C'è un grosso equivoco alla base. Ci vuole qualcosa di eclatante per avere personalità?

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