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"UNBREAKABLE"
siamo andati a vederlo, in anteprima, per voi.
Resoconto della nostra inviata Valeria Chiari |
UNBREAKABLE
(giovedì 14 Dicembre 2000)
Probabilmente uno degli errori più frequenti (e anche imperdonabili) per un artista, che esso sia regista piuttosto che attore o altro, è quello di ripetere se stessi. Seguire l'onda del successo precedente è tanto facile quanto spesso, involontario. Si direbbe una specie di moto dell'inconscio. È quello che sembra esser accaduto al ventionovenne regista M. Night Shyamalan, che si è fatto conoscere soprattutto con "Il sesto senso" della passata stagione, che ha raccolto incassi astronomici e consensi quasi unanimi. La storia di "Unbreakable-Il predestinato", Shyamalan dice di averla scritta proprio mentre montava il suo "Sesto senso" , al quale ha lavorato lunghi mesi. Una storia che poggia le sue basi sul ruolo di ogni uomo sulla terra, la predestinazione.
Un destino molto particolare quello di David Dunn (Bruce Willis), guardia giurata in uno stadio che esce illeso da un disastro ferroviario. Uomo pieno di dubbi riguardo la sua vita e le sue scelte, David si trova a disagio e cerca un suo posto preciso nel disegno della vita. L'incontro con Elijah lo sconvolgerà. L'uomo, che al contrario di David ha passato la sua vita in ospedali a causa d'una fragilità ossea, ora su una sedia a rotelle, è un collezionista di fumetti e profondo conoscitore di questa arte. In un incontro faccia a faccia Elijah rivela a David la possibilità che lui si trovi sulla terra per una missione precisa, paragonandolo all'eroe dei fumetti che deve salvare il mondo da folli distruttori. La sua teoria degli opposti, dell'eroe e del cattivo, porterà la guardia ad un nuovo destino, relativamente più felice ma certamente più consapevole.
L'elemento sovrannaturale, e quindi fantastico che sembra caratterizzare i film di Shyamalan, perde qui ogni possibile credibilità. La teoria del buono che deve combattere il cattivo, e del cattivo che cerca il suo antagonista per trovare a sua volta il significato della propria esistenza, non riescono a decollare veramente. Willis è sempre uguale a se stesso, i suoi film "seri" li affronta con una espressione "seria", un viso duro, rigido, sul quale non appare neppure per un istante un sorriso, se non alla fine, e fugace. Eppure l'immagine del super-eroe, con tanto di mantello che salva il prossimo dai criminali, gli calzerebbe a pennello, ma in un film di vera fantascienza, alla X-Men o Guerre Stellari.
Samuel L. Jackson, è un antagonista bravissimo, vestito d'uno stretto cappotto nero, e una pettinatura da fumetto, ma il suo sguardo scuro e cattivo proprio non basta a risollevare le sorti di questa storia di predestinazione.
Valeria Chiari
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