18 Aprile 2012 - Conferenza
"American Pie: Ancora insieme"
Intervista al cast.
di Francesco Lomuscio

Quando, nel lontano 1999, li abbiamo visti in "American pie" (1999) di Paul Weitz, erano tutti giovani e scolaretti, più o meno timidamente alle prese con la perdita della verginità. Oggi, a tredici anni di distanza, in "American pie: Ancora insieme" di Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg, quarto capitolo della saga nel frattempo proseguita con "American pie 2" di J.B. Rogers e "American pie-Il matrimonio" di Jesse Dylan, li ritroviamo tutti insieme, chi sposato, chi in compagnia di altre che non erano le fidanzate storiche, per una riunione di classe destinata, come di consueto, a fornire l'indispensabile dose di romanticismo destinata ad arrivare, però, soltanto in seguito all'immancabile sequela di situazioni tanto sconce quanto comiche. Del resto, questa volta abbiamo addirittura una bella inquadratura dettagliata degli attributi di Jason Biggs (effetto speciale o realtà?), il quale, volto simbolo della saga amatissima dai giovani (e non solo), è approdato a Roma insieme a Mena Suvari e Chris Klein, i quali non presero parte al già citato terzo episodio, proprio per raccontare alla stampa italiana, curiosità e motivazioni relative a questo ritorno sullo schermo, sull'onda della nostalgia, della torta americana più famosa della celluloide.

Quale è il senso di questo ritrovarsi di nuovo tutti insieme?
Mena Suvari: Io sono molto onorata di aver preso parte a questa riunione con loro, è stata una sorpresa, anche perché la serie "American pie" mi ha cambiato la vita.
Jason Biggs: Credo che la cosa migliore di questo film, sia stata la scelta di averlo fatto con tutto il cast originale. Questi otto anni di distanza da "American pie-Il matrimonio" hanno dato la possibilità di sviluppare una certa nostalgia, sia a noi che al pubblico.
Chris Klein: Innanzitutto, io vorrei dire che sono molto contento di essere oggi qui in Italia per presentare il film. Questa serie dura da tredici anni, spero "American pie: Ancora insieme" vi piacerà.

Jason Biggs è anche il produttore esecutivo di questo film; considerando le parti anatomiche mostrate nel film, come mai non lo avete girato in 3D?
Jason Biggs: In effetti, l'unica scena del film che abbiamo girato in 3D è quella del pene (ride). Scherzi a parte, dal punto di vista della produzione, Seann e io siamo stati coinvolti in questo progetto fin dall'inizio, quindi abbiamo avuto modo di partecipare attivamente anche dal punto di vista creativo. Con i due nuovi registi Jon e Hayden, tra l'altro, ci siamo trovati molto bene.

Tra la serie "American pie" e "American beauty", pare che il termine "american" sia destinato a tornare in diversi titoli dei film interpretati da Mena Suvari…
Mena Suvari: Sì, è un fatto un po' strano, anche perché mio padre è originario dell'Estonia. Poi, certo, mi sono ritrovata sia in "American pie" che in "American beauty" e, per me, hanno rappresentato entrambi esperienze straordinarie.

Quale è stato l'episodio più divertente accaduto su questo set?
Chris Klein: E' veramente difficile trovarne uno solo. Per me, di sicuro, il momento migliore è rappresentato da tutte le parti comiche del film, poi, tutti gli attori in questa serie hanno avuto modo di brillare. L'alchimia che si è creata tra noi è qualcosa di organico, tanto che ci divertivamo molto anche a camere spente.

Quali sono le differenze tra questo capitolo e i precedenti?
Mena Suvari: Per quanto mi riguarda, il tempo trascorso tra i primi due film e questo, perché io al terzo non presi parte, ci ha consentito di conoscere ancora meglio i nostri personaggi. Infatti, qui affronto Heather in un'altra prospettiva, per far capire come è fiorita e mostrare una nuova donna.
Jason Biggs: Io credo che la maggiore difficoltà risiedesse nel creare una storia più adulta, ma capace di mantenere lo stesso umorismo brutale degli altri film, con situazioni capaci di funzionare ora come allora. Per quanto riguarda i riferimenti ai film precedenti, non sono andato a rivederli, ma i due registi conoscono bene tutta la serie, quindi ci siamo trovati in ottime mani.
Chris Klein: Dopo tutto questo tempo, siamo tornati subito a quello spirito iniziale, ci sembra ieri di aver presentato il primo film della serie.

Come franchise, diciamo che ha anticipato l'importanza che la tecnologia ha assunto nella vita quotidiana solo dopo l'uscita dei primi capitoli della serie. Qui, inizialmente si parla di Facebook, poi, però, sembra farsi strada la vera amicizia, non quella dei social network…
Jason Biggs: La possibilità di riavere l'intero cast originale a disposizione è la cosa migliore di questo film, in cui diamo uno sguardo a quella che è stata la vita dei protagonisti e a come è diventata. Perché, al centro, quella di "American pie" è una storia di amici e delle loro storie d'amore, sono personaggi credibili, reali. Le situazioni presenti nei film fanno ridere, ma ciò che fa tornare il pubblico in sala sono i rapporti umani.

Vi sentite un po' prigionieri del ruolo di icone delle tempeste ormonali?
Jason Biggs: Io ho sedici anni (ride).
Chris Klein: No, quello che incarno è un personaggio particolare e, alla fine, se Oz deve far parte di questa serie, spero vengano sempre a chiedere a me di interpretarlo. Poi, questo film è un viaggio della vita.

Sarà l'ultimo episodio della serie o ne vedremo altri?
Jason Biggs: E' possibile, non dico di no perché già lo dissi una volta, poi abbiamo fatto questo. Se c'è una sceneggiatura giusta per fare un altro capitolo, perché no?

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