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01 Settembre 2005 - Conferenza stampa
"All the invisible children"
Intervista ai sette registi e alle produttrici.
di Andrea D'Addio
Alla conferenza stampa di All the invisible children presenti Maria Grazie Cucinotta e Chiara Tilesi (produttrici del film) e i sette registi del fim (manca Ridley Scott, ma c'è la figlia Jordan).
Come è nato il progetto?
Tilesi: E' stato un onore riuscire a riunire persone ed enti così importanti per questo progetto. Quattro anni fa io e Ciro Veneruso proponemmo il tutto a MariaGrazia che accettò. I proventi andranno esclusivamente a fondazioni benefiche per i bambini come l'UNICEF. Il brano musicale è merito della tenacia di Caterina Caselli che ha riunito cantanti del calibro di Elisa e Tina Turner. Il vero motore del film sono però i registi
Cucinotta: Esperienza bellissima, mi ha insegnato molto, anche se non so se la ripeterò. Mi piace molto recitare e ho parecchi progetti in cantiere. Sono orgogliosa comunque di aver partecipato in prima persona a questo progetto.
Ai registi: che tipo di esperienza ne avete tratto?
Charef: Non si può parlare di esperienza fatta o da fare. C'è un esercizio stilistico del regista, ma c'è anche la voglia di non tradire ciò che si è scoperto di questi bambini. Una voltaiche arrivi in Africa ti dimentichi che stai facendo cinema. Quando vedi i bambini della Burkina Faso o della Costa d'avorio ti dimentichi che stai là per fare un film, o che hai una sceneggiatura. Prendi la macchina da presa e hai voglia semplicemente di lasciar parlare loro solo inquadrandoli. Sono stati abituati ad essere invisibili, è strano per loro stare al centro dell'attenzione. Dei ragazzi che hanno lavorato con me nessuno all'inizio mi guardava negli occhi. Solo due, dopo un mese e mezzo mi hanno rivolto la parola. Uno non lo ha mai fatto, eppure il suo sguardo nel film è straordinario. Sono ragazzi intimiditi, abituati alla strada dove ognuno guarda solo se stesso, a partire dagli adulti. Ho molta nostalgia di quel periodo. E' la prima volta che ho voglia di ritornare sui luoghi di un film che ho girato. Quando ci si trova sbalzati in una realtà così grande, immensa come è l'Africa, si riescono a ritrovare le proprie radici.
Jordan Scott: La mia esperienza non è stata, purtroppo, sul campo come quella dei miei colleghi, ma più basata sulla fantasia dell'infanzia.
John Woo, come mai ha deciso di girare il film a Pechino e non ad Hong Kong, dove lei è nato?
Woo: Ho scelto Pechino perché è una città che adoro e perché la Cina è un paese in continua crescita, dove però contemporaneamente a tanta gente che diventa ricca, ce ne è tanta che rimane povera. Le differenze sociali si allargano, e chi rimane in basso, soprattutto quando è bambino, deve trovare nelle piccole cose la propria felicità
Come è stato girare un film "drammatico" per lei che è abituato a farne solo d'azione?
Woo: E' stato strano, ma ho in progetto in futuro di fare un film tenero, sui sentimenti. E' una cosa che mi affascina moltissimo e che sento giusto fare adesso.
Come siete stati coinvolti in questo progetto?
Kusturica: Per la prima volta nel mio lavoro, l'idea non è nata da me, ma si è avvicinata a me.In verità ho accettato per questioni di soldi (risate in sala). Sono felice di aver contribuito, ho cercato di far vedere i bambi serbi e di come per molti di lodola prigione sia l'unico luogo identificabile con la libertà, e del paradosso di questa cosa. Sono storie che conosco bene perché sono della mia terra.
Lund: Mi ha contattato Chiara Tilesi due anni fa. Mi piaceva molto l'idea di far parte di questo lavoro, e onorata di stare con altri registi così importanti, mantenendo comunque il mio stile.
Spike Lee, come mai è tornato a parlare di droga pure in questo caso?
Lee: Ho appena finito il mio 19° lungometraggi, e ho sempre parlato di ciò che mi sembrava più giusto in ogni occasione. E quando non ho parlato di droga era perché dovevo parlare di altro. Io poi in questo caso non ho scritto la sceneggiatura, che invece è opera di mio fratello e mia sorella.
Veneruso, come è stata la sua esperienza? Lei è sia regista di un episodio che produttore del progetto…
Veneruso: Contentissimo, onorato di far parte di questo gruppo. Non so che altro dire, sono emozionantissimo, scusatemi ( si vede che ha i lacrimosi agli occhi)
Per fortuna c'è ancora chi non ha paura a far vedere la propria sana emozione nel fare cinema…
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