19 Aprile 2010 - Conferenza
"Agora"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio

In occasione dell'uscita italiana del suo chiacchieratissimo "Agorà", che pare abbia suscitato non poche reazioni all'interno del mondo cattolico, il regista premio Oscar Alejandro Amenábar ha incontrato a Roma la stampa.


Come è nato il progetto per questo film?
Alejandro Amenábar: Nel momento in cui ci siamo messi a scrivere la sceneggiatura, eravamo consapevoli del fatto che avrebbe provocato delle reazioni, anche perché la pellicola affronta un episodio della cristianità che non era mai stato raccontato prima sullo schermo. Dopo quella proiezione, la cosa che più ci ha colpiti è stata invece la reazione da parte del pubblico, la quale ci ha portati a ritoccare il film.

Parliamo della presa di posizione rispetto al periodo storico raccontato nel film…
Alejandro Amenábar: Quando iniziai a fare le ricerche per realizzare il film, di Cirillo sapevo soltanto che era un santo, solo in seguito ho scoperto tutto ciò che aveva fatto di male. Quindi, credo che alla figura di Cristo si avvicini più quella di Ipazia che quella di Cirillo.

Quale è l'importanza di fare oggi un film di questo genere?
Alejandro Amenábar: Quando terminai di girare "Mare dentro", cominciai ad interessarmi molto all'astronomia, accorgendomi che esiste un modo molto più spirituale per avvicinarvisi, diverso da quello cui avevo fatto ricorso sui banchi di scuola. Poi, per quanto riguarda la religione, nel film l'ho affrontata più da un punto di vista politico che sociale.

Il kolossal storico può essere considerato un genere?
Alejandro Amenábar: Quando abbiamo progettato le scenografie, ci siamo visti molti peplum e kolossal riguardanti Gesù, constatando che in quei film si faceva ampio ricorso a costruzioni vere, non come oggi che si sfrutta molto il digitale. Quindi, per concretizzare le scenografie, siamo partiti da vere ricostruzioni.

Deve essere stato un grande lavoro quello svolto dalla troupe per questo film…
Alejandro Amenábar: L'obiettivo di tutti noi era quello di realizzare un viaggio nel passato; abbiamo quindi dimenticato tutti gli altri film e pensato che ci saremmo dovuti ritrovare nell'Alessandria di allora. Ovvio, che la sua ricostruzione è stata possibile grazie al grande lavoro svolto da tutti gli artisti e i tecnici della troupe.

Alejandro Amenábar è un credente?
Alejandro Amenábar: Io sono stato educato in un collegio cattolico, quindi conosco molto bene la religione cristiana. Quando girai "The others" ero nella mia fase agnostica, poi, dopo aver realizzato "Mare dentro" e "Agorà" posso definirmi ateo, nel senso che non credo in nessuna delle divinità finora presentatemi. Però, posso affermare di credere in una forza superiore che preferisco chiamare "natura".

Agorà potrebbe spingere a riflettere sull'importanza della religione?
Alejandro Amenábar: Potrebbe sembrarvi strano, ma il mio intento era quello di realizzare un film profondamente cristiano, ovvero riguardante la pietà e la passione, gli aspetti del cristianesimo che io conosco. Poi, però, c'è tutta la seconda parte sul fanatismo e la violenza.

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