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12 Maggio 2006 - Conferenza Stampa
"4-4-2 - Il gioco più bello del mondo"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea D'Addio
Alla conferenza stampa di 4-4-2 il gioco più bello del mondo sono presenti i due produttori e "padrini" del progetto Paolo Virzì e Francesco Bruni, i quattro giovani registi: Michele Carrillo ( Meglio di Maradona), Claudio Cappellini (La donna del mister), Francesco Lagi (Balondor), Roan Johnson (Il terzo portiere), e gli attori: Francesca Inaudi, Rolando Ravello, Valerio Mastrandrea, Piera degli Esposti, Alessandro Guasco (Antimo) e Hady Sy Mohmed (Oumar). Visto che di storie il calcio in questo momento ne sta raccontando di tutti i tipi (senza lieto fine però), dalla discussione sul valore del film e della bravura dei quattro esordienti si passa ben presto ad un dibattito sul calcio di oggi. Virzì è un grande tifoso del Livorno, Mastrandrea lo è stato per anni della Roma, e tutti i presenti in sala (siano questi attori o giornalisti) hanno la propria opinione…
Fa strano vedere storie sul calcio proprio adesso che del calcio si può solo parlar male….
Virzì: Dobbiamo ricordarci che il calcio è del talento dei giocatori e della passione dei tifosi, non di questi personaggi che con prosopopea insopportabile parlano di tutto. Sono uno juventino triste che ora tifa per il Livorno. Ai giocatori di talento io perdono tutto. A Maradona abbiamo perdonato il gol di mano e i chili di cocaina che si tirava. E Vialli lo porterò sempre nel cuore. Se poi si è fatto anche una canna o si è tirato la cocaina, non che ha fatto bene, ma sono fatti suoi. Ma Moggi come si permette di chiamare Giacinto Facchetti "brindellone". Facchetti è un grande campione, è un pezzo di storia del calcio italiano. Moggi, invece, è il peggio del calcio italiano, trovo che abbia un comportamento impresentabile, sia un arrogante e sicuramente un cattivo esempio per i giovani. Luciano Moggi non c'entra niente con il calcio. In lui c'è tanta vanteria e non ho mai sopportato il modo in cui si rivolgeva ai cronisti sportivi durante le interviste, con quel sorrisetto stampato in faccia mentre tutti si inginocchiavano ai suoi piedi. Ai giocatori possiamo perdonare tutto, perché in fondo in ognuno di loro batte il cuore di un bambino che vuole giocare alla palla che rotola, ma a lui no. Non dobbiamo perdonare chi ci falsa il divertimento.
Possibile che sia tutto falso?
Virzì: La Juve la si deve giudicare anche sul campo. Non si può dire che tutte le partite sono fasulle anche perchè sono difficili da combinare. Basta un ciuffo d'erba per cambiare il risultato di una partita. Il calcio è una passione irragionevole e infantile, ma è bella proprio per questo. Con questi quattro ragazzi che ho selezionato grazie a Caterina D'Amico (direttrice del Centro Sperimentale di Cinematografia) andavamo a giocare a calcetto ogni Giovedì. E quando si sta per uscire è bello ricevere il bacio dalle nostre fidanzate, quasi fosse l'ultimo, prima di andare a fare una partita di calcetto, dove noi dilettanti potremmo davvero lasciarci le cuoia.
Mastrandrea: Per chi ha vissuto il calcio come me, come una seconda pelle, non è stata una sorpresa. Ero già disilluso da tempo, quindici anni, e di quello che è successo non mi sono stupito particolarmente. Ma va detto che questo è un paese che perdona troppo facilmente. Voglio vedere proprio quanto ci vorrà adesso per perdonare. Toccare il calcio significa toccare la cultura di un popolo. E non dimentichiamo che anche i mondiali sono stati a volte uno strumento politico (quelli dell'Argentina nel '78 n.d.r). La gente dovrebbe pensare anche a questo.
Se aveste saputo in anticipo tutte queste storie, avreste fatto un altro film?
Virizì: Anche se avessimo previsto una cosa del genere non ne avremmo mai parlato. L'intento non è quello di denunciare brogli. Il film nasce infatti da un altro tipo di sentimento e cioè dall'amore per il racconto. Il calcio in Italia è davvero motivo di unificazione nazionale, roba tipo la breccia di Porta Pia. Ma nel nostro Paese rappresenta anche il sogno, il gioco, un modo per dimenticare gli affanni della vita corrente. Un modo per tornare bambini, insommache dall'esterno può anche sembrare stupido: pensate a me che per anni sono stato abbonato al Livorno in C. Pensate che il massimo dei cori che facevamo era :Con forza e volontà arriveremo in Serie B….e adesso siamo in Serie A seppur ultimamente non vadano troppo bene le cose. C'è qualcosa di veramente struggente, in questa passione puerile , irragionevole e totalmente ingiustificata. E del resto anche la poesia ha in sé qualcosa di stupido
Nel film comunque c'è anche una scena che si rifà molto all'attualità…
Michele Carrillo: Si, siamo molto orgogliosi di questa sequenza, in cui per una volta qualcuno ruba alla Juve e non il contrario...
Virzì: Il cinema ha bisogno di nuovi autori e di tornare alla commedia popolare e per questo film abbiamo potuto contare sulla disponibilità di grandi attori.
Non manca un poco di cinismo nel film?
Virzì: Non penso. Il calcio è soprattutto gioia.
Roan Johnson: Alla fine facciamo vincere l'innocenza in uno sport vituperato dai soldi. Mi sembra un bel pensiero
Come avete trovato l'attore che interpreta Antimo?
Michele Carrillo: Ho girato per ben due mesi nelle zone più malfamate di Napoli accompagnato da un ex detenuto per trovare qualcuno che potesse fare la parte che avevamo in mente. Sul mio studio è stato per tanto tempo appeso un fogliettino con su scritto che stavo tra i bassifondi di Napoli. Nessun risultato finché un giorno mentre camminavo ho trovato Alessandro nella piazzetta del tribunale centrale della città. E' stata una folgorazione, aveva lo sguardo e l'atteggiamneto giusto per fare Antimo. E la fortuna è stata che lui fosse fortissimo anche a pallone come si può vedere nel film.
Francesca Inaudi, come si è calata nella parte della calciatrice ribelle? Con il pallone poi sembra cavarsela bene!
Inaudi: Non sono una tifosa e, confesso, non saprei tenere un pallone al piede neanche se fosse incollato. Nel film c'è una controfigura. Piuttosto ho cercato di lavorare sull'immagine aggressiva del mio personaggio. Avendo lavorato per un anno come hostess allo stadio Olimpico avevo bene in mente a chi ispirarmi: Antonio Cassano.
La storia di Balondor come vi è venuta in mente?
Francesco Lagi: Balondòr nasce dal racconto di un viaggio che Virzì fece in Senegal e durante il quale, a bordo di un campetto polveroso, incontrò un uomo impegnato nella ricerca di giovani talenti curioso e patetico. Da questo spunto appiamo poi creato una storia più complessa e così è nato il personaggio di Antonio Colnaghi.
Roan Johnson si sofferma sulla "figura dell'escluso per eccellenza: il terzo portiere
Si chiude con una dichiarazione di Virzì sul calcio in generale:
Virzì: Perché in fondo, dentro ogni giocatore c'é anche sempre un bambino innocente che ama veder rotolare il suo pallone.
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