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| Sopravvivere con i lupi Un colpo di scena cinematografico. Mentre la scrittrice Misha Defonseca e la regista (che firma anche la co-produzione e la sceneggiatura) Vera Belmont erano impegnate insieme nel giro promozionale per il film, pressata dalle domande dei giornalisti la prima ha clamorosamente confessato che il suo romanzo autobiografico – tradotto in 18 lingue per milioni di copie vendute, e da cui è stata tratta l’omonima pellicola - è un falso, composto da drammatici elementi reali della propria infanzia sui quali ha costruito fantasiosi eventi centrali, ossia il viaggio sulle tracce dei genitori deportati e l’esperienza allo stato brado con il branco di lupi. Da quel momento le due non si sono più parlate, ma Belmont – che nel racconto aveva ritrovato alcuni importanti punti di contatto con le personali vicende familiari e da sempre desiderava girare un lavoro sull’Olocausto, aspettando solo il materiale giusto – rivendica comunque la bontà dell’opera filmata. Che, pensata in particolare per un pubblico giovane, punta sull’elemento fiabesco. Oltre al fatto che il cinema, di per sé, combina verità e finzione.
 
 Un’attività legata per lo più alla Stephan Films, società di produzione da lei fondata, Belmont trova in una piccola attrice vivace, espressiva e di carattere l’interprete adatta per questo lungo peregrinare che la inselvatichisce, ed in cui, come un cucciolo di predatore impara ad essere guardinga e a fare branco, sia per cacciare - mangiando carne cruda - che per proteggersi. Riesce così a superare, oltre alla fame e ai pericoli, la mancanza d’affetto materno e la solitudine per diffidenza verso i propri simili. Sopravvivere con i lupi, che inserisce nella colonna sonora anche musica moderna, osa un forte parallelo tra la mostruosità, l’opportunismo e l’indifferenza umana contrapposti alla solidarietà animale tra specie normalmente concorrenti. Con una forzatura e un simbolismo che però, insieme alla centralità della lotta per non morire nell’attraversamento delle foreste europee, e soprattutto rispetto agli spettatori cui si rivolge, relegano troppo sullo sfondo gli orrori della guerra.
 
 La frase: "Me ne frego, mi vorrò bene da sola!".
 
 Federico Raponi
 
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