Sole a catinelle
Con due pellicole ha sfracellato i botteghini nostrani a suon di risate ed elementari soluzioni narrative, trasformandosi in breve tempo nel ciclone degli incassi cinematografici italiani d’inizio terzo millennio.
Di nuovo sotto la regia del fido Gennaro Nunziante, autore anche dei precedenti "Cado dalle nubi" (2009) e "Che bella giornata" (2010), il comico pugliese Checco Zalone torna in azione all’interno di questa opera numero tre che dovrebbe vederlo più maturo, considerando che stavolta ricopre il ruolo di un padre di famiglia, venditore di successo di aspirapolveri destinato a ritrovarsi in breve tempo sul lastrico, a causa della carenza di parenti a cui rifilare i suoi apparecchi per la pulizia della casa.
Situazione resa ancor peggiore dalla tutt’altro che rosea situazione lavorativa della moglie operaia Daniela, interpretata da Miriam Dalmazio, ma che non fa perdere a Checco il proprio ottimismo, soprattutto dopo che ha promesso al figlio Nicolò, alias Robert Dancs, una vacanza estiva da favola che, in realtà, non può permettersi.
Ed è man mano che troviamo in scena Aurore Erguy nei panni della bella e ricca Zoe, che viene tirato in ballo tutto ciò che non era stato preso di mira nei primi due film zaloniani, dalla crisi al noioso cinema italiano d’autore, passando per le lotte dei lavoratori, il mondo dei radical chic, le massonerie e le conseguenze del berlusconismo.
Una sorta di sfogo su celluloide che strappa molte risate e che si mostra in grado di portare quella ventata di umorismo capace, in fin dei conti, anche di far riflettere lo spettatore maggiormente preparato nei confronti dei citati argomenti; senza dimenticare, negli scontri tra padre e figlio, i tutt’altro che fastidiosi accenni di quella che lo stesso Zalone definirebbe una "volgarità autorizzata".
Lo stesso Zalone che, come sempre, cura anche la colonna sonora dell’operazione, ritagliandosi addirittura un momento quasi da musical nelle strade e piazze cittadine; mentre il piccolo Dancs gli fa da efficace spalla nel corso di uno spettacolo da grande schermo che rimane fedele alla linea tracciata dai due precedenti, pur apparendo meno cattivo, ma ugualmente graffiante nei riguardi di determinate tematiche.
Quindi, complice, ovviamente, la forza travolgente del suo scatenato protagonista, "Sole a catinelle" riesce ancora una volta nell’impresa di spingere a ridere di alcune categorie e situazioni del nostro paese ormai allo sbando.
Se non vi diverte, probabilmente fate parte dei poco apprezzabili soggetti che attacca.
La frase:
- "Perché non vi fermate a dormire qui?"
- "No, non posso accettare. E’ gratis?"
- "Sì"
- "Accetto".
a cura di Mirko Lomuscio
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