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Si muore tutti democristiani

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Leonardo Mezzelani17 maggio 2018Voto: 6.0
 

  • Foto dal film Si muore tutti democristiani
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Enrico, Fabrizio e Stefano sono i fondatori di una piccola casa indipendente di produzioni documentaristiche. Seguire la via del cinema, però, non è mai facile. Il trio - alla perpetua ricerca di soldi per girare i propri progetti - per sbancare il lunario è costretto a “svendere” il proprio talento nella ben meno artistica attività di video-making. Ma come dice il noto detto “le vie del Signore sono infinite”. Tra uno spot pubblicitario per un sindacato e un video matrimoniale, arriva la richiesta di girare in Africa un documentario dal grosso budget, commissionato da un’importante associazione onlus. Per i nostri protagonisti, oramai tutti abbondantemente sopra i trent’anni (uno di loro in procinto di diventare padre), sembra palesarsi finalmente l’occasione attesa da una vita. Davanti ai loro occhi c’è la possibilità di dare una svolta alla loro carriera, in barba a tutti quelli che li hanno sempre denigrati. Sembra tutto troppo bello per essere vero, infatti dietro quello che ha l’aspetto di un sogno a occhi aperti potrebbe nascondersi un problema morale che getterà subitaneamente i nostri tre eroi in una profonda crisi.

“Si muore tutti democristiani”, opera prima del collettivo “Il terzo segreto di Satira”, può facilmente essere riassunto così. D’altro canto il tema del precariato - più o meno - giovanile (e tutti i problemi che ne derivano), è da anni molto caro al nostro cinema. Il film si inserisce quindi in questa folta lista che vede già titoli come “The Pills - Sempre meglio che lavorare”, “Smetto quando voglio”, “Metti la nonna in Freezer”, e ce ne sarebbero molti altri. La domanda a questo punto sorge spontanea: “Si muore tutti democristiani” è capace di raccontare qualcosa di nuovo? La risposta è: più no che sì.
Il paragone con il lungometraggio di esordio dei “The Pills” è particolarmente calzante, entrambi i gruppi vengono dal video-making per il web, entrambi hanno avuto qualche esperienza in tv prima di approdare sul grande schermo. Il passaggio dal creare brevi sketch comici e/o satirici di 5-10 minuti, al gestire un film di 80-90, però, non è né immediato, né scontato.

Il Terzo Segreto di Satira mostra di essere particolarmente attento nel cogliere le problematiche più frequenti per coloro che desiderano vivere della propria arte. Non sono rari i momenti in cui, nel raccontare le numerose e assurde proposte ricevute e accettate dai tre registi (alter ego del collettivo?) per portare a casa qualche spiccio, la pellicola riesce a strappare un sorriso amaro allo spettatore.
Il focus della storia pian piano passa dal macro-tema del precariato a quello del compromesso, e il film ne giova non poco. Quando i tre protagonisti, costretti a prendere una decisione, si dividono per riflettere qualche giorno, il loro sguardo volge alle proprie spalle, verso i ricordi. Indagare il passato per capire il presente, per decidere il futuro. Siamo tutti vittime dell’idealizzazione della giovinezza, il collettivo sembra esserne pienamente cosciente e riesce a costruirci intorno un discorso interessante. Tra viaggi fisici e mentali (conditi da vere e proprie allucinazioni) i nostri tre sembrano arrivare tutti alla conclusione anticipata dal titolo: “Si muore tutti democristiani”. Forse che crescere significa mettere da parte i nobili ideali per i quali lottavamo (con quanta coscienza?) da ragazzi? La domanda è di quelle pesanti e viene sbattuta in faccia allo spettatore che, alla fine del film, non può fare a meno di domandarsi “io cosa avrei scelto?”.

Nonostante, come già scritto, non brilli di originalità, “Si muore tutti democristiani” resta una discreta commedia e un buon debutto. Visto l’indubbio talento nella messa in scena, per i futuri film del collettivo è d’obbligo aspettarsi qualcosina di più incisivo.


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