Shooter
Gli appassionati di fumetti che si apprestano a vedere questo film avranno una sensazione di deja vu, visto che Shooter, anche se tratto da un romanzo, parla di un complotto per assassinare il Presidente degli Stati Uniti e per incastrare il capro espiatorio perfetto, solo, senza legami e con un motivo ben preciso per odiare quello che il proprio paese gli ha fatto. Questa è però l'unica similitudine che si può stabilire con la serie di graphic novel creata dal belga Jean Van Hamme.

Il tema della cospirazione di alto livello è sfruttatissimo nel cinema e nella televisione negli Stati Uniti, si potrebbe dire dai Giorni del condor fino ad X-Files. Per tale ragione una volta che si sceglie di seguire un filone ricco ed illustre come questo bisogna assumersi delle responsabilità precise verso gli spettatori e gli appassionati del genere. La trama deve essere coerente, i meccanismi narrativi progettati nei minimi dettagli ed il potere occulto che l'eroe di turno deve combattere deve essere inafferrabile, senza volto, sempre alcuni passi avanti rispetto al protagonista grazie a mezzi tecnologici e logistici allo "stato dell'arte".

E poi arriva Shooter... e il disappunto regna sovrano. La pellicola diretta da Antoine Fuqua si caratterizza per una trama fanciullesca nello svolgimento e quasi incomprensibile negli snodi. I potenti supercattivi si distinguono per incompetenza e mancanza di visione e l'eroe Bob Lee Swagger sembra filtrare suo malgrado attraverso le maglie di una rete evidentemente troppo grande per lui. A questo si uniscono spunti di critica politica che rendono la vicenda intera grottesca piuttosto che inquietante. Così possiamo sentire un senatore corrotto esclamare gongolante di vivere "in un paese in cui il Segretario alla difesa dichiara che non si combatte per il petrolio ma per la libertà", mentre l'Attorney General (una delle figure giuridiche istituzionalmente più importanti negli stati con "common law" come gli USA) dichiara con rammarico che non sempre si può fare "piazza pulita con una pistola come nel vecchio West". Tuttavia il timore di rendere Shooter troppo intellettuale porta a una serie di scelte drastiche, a partire dalla grande abbondanza di esplosioni finendo con una interessante parafrasi da Sergio Leone (resa però sullo schermo in modo pittoresco): Quando l'uomo con il fucile incontra l'elicottero, l'elicottero è destinato a fare un bel botto. Poi, per assicurarsi che questo lavoro non diventasse un'opera intimista i ruoli principali vengono affidati a Mark Wahlberg e Kate Mara (quest'ultima nel doppio stereotipo del genere di azione di infermiera ed ostaggio), che si impegnano fin dall'inizio in una lotta senza quartiere alla ricerca della massima inespressività. Vince Wahlberg di stretta misura.

La frase: "...tu non ti rendi conto: hanno ucciso il mio cane!"

Mauro Corso

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