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Shadowhunters - città di ossa











La scomparsa della madre single della giovane Clarissa “Clary” Fray, incarnata dalla Lily Collins di “Biancaneve” (2012), è il punto di partenza della trasposizione cinematografica di “Shadowhunters-Città di ossa”, primo grande successo fantasy della scrittrice Cassandra Clare. Trasposizione che, a cura dell’Harald Zwart responsabile di “The karate kid-La leggenda continua” (2010) e “La pantera rosa 2” (2009), sfodera quasi subito il proprio lato horror, sia tramite una sequenza ambientata in discoteca che per mezzo di un assalto in casa operato da un cane pronto a trasformarsi in una spaventosa creatura che sembra uscita dalla folle mente di Clive Barker. Del resto, mentre la protagonista si avventura insieme all’amico Simon alias Robert Sheehan alla ricerca della genitrice, la chiave d’accesso al cui futuro sembra essere custodita in una antica coppa, non sono atmosfere dark a risultare assenti nel corso del suo viaggio destinato a farle scoprire oscuri segreti e tenebrose minacce del mondo nascosto degli Shadowhunters, guerrieri metà uomo e metà angeli che hanno provveduto per secoli a difendere l’umanità dalle forze del male. Shadowhunters intenti a ritrovare e proteggere il prezioso oggetto e che hanno, tra gli altri, i volti di Jamie Campbell Bower, Jemina West e Kevin Zeegers; nel corso di quasi due ore e dieci di visione che, comprendenti nel cast anche il Jonathan Rhys Meyers di “From Paris with love” (2010), sguazzano tra lupi mannari e demoni, arrivando a sfiorare i connotati di un incrocio tra orrori giovanilistici degli anni Ottanta come “Ragazzi perduti” (1987) di Joel Schumacher e i frenetici vampire movie post-“Blade” (1998). Perché, come c’era da aspettarsi, non è certo l’abbondanza di effetti digitali a latitare durante uno spettacolo da grande schermo che, volto da un lato a ribadire che tutte le storie sono vere e dall’altro ad assumere i connotati di una allegoria su celluloide relativa alla scoperta della propria reale identità effettuata da una donna non troppo matura, non manca neppure di spruzzate di ironia; a differenza delle varie twilightate d’inizio terzo millennio, dispensatrici in maniera esclusiva di comicità involontaria. Anche se il passabile insieme, in parte penalizzato da uno scontro finale tirato un po’ troppo per le lunghe, non sembra comunque rinunciare a facili romanticherie a base di baci sotto la pioggia e immancabile, banale elogio alla bellezza estetica che potrebbero fare la gioia dei fan di Bella Swan ed Edward Cullen... solo quella loro, però.

La frase:
"I demoni esistono in tutto il mondo nelle forme più svariate".

a cura di Francesco Lomuscio

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