Seabiscuit - Un mito senza tempo
Sul fatto che l'America della depressione potesse infervorarsi alle gesta del cavallo Seabiscuits, tipica incarnazione del suo "sogno", non ci sono dubbi né motivi di sorpresa, ma sul fatto che un film intriso di retorica come questo, ed in finale abbastanza banale, potesse diventare un enorme successo, non posso che restare stupito.
Tre uomini travolti dalla recessione economica e dal destino incrociano il loro cammino all'ombra di un cavallo giudicato "brocco" e che invece si rivelerà un grandissimo campione. Chris Howard (Jeff Bridges / K-Pax) è il classico self-made-man. Partito con pochi spiccioli verso l'Ovest, si ritrova come uno dei più grandi venditori di automobili del paese. Ma la sua ricchezza e felicità avranno breve durata: il figlio muore proprio in un incidente stradale e la moglie, considerandolo colpevole lo abbandonerà. Tra depressione personale e Americana la vita di Chris sembra non avere più alcuno scopo.
Tom Smith (Chris Cooper / Adaptation) è uno degli ultimi cowboys del Paese. Crede ancora nella vita senza frontiere e preferisce la compagnia dei cavalli a quella dei suoi simili. Purtroppo le cose cambiano, ferrovia e filo spinato sono la gabbia di questi spiriti liberi a cui non resta che diventare degli emarginati.
Red Pollard (Tobey Maguire / Spiderman) è uno dei tanti figli di una famiglia di immigrati irlandesi che presto faranno i conti anche loro con la recessione. Separatosi dai suoi non gli resta che qualche libro a ricordargli le sue origini e molti lividi come monito della dura vita che lo attende. Gli incontri di lotta non sono che il mezzo per nutrire la sua vera passione per i cavalli, ma anche l'handicap di un occhio parzialmente cieco che lo relega alla mediocrità. Queste tre persone si ritroveranno intorno a Seabiscuit, figlio di un grande campione, ma giudicato un brocco, che diviene simbolo del riscatto personale e della possibilità di cambiare la propria vita. Chris, il proprietario, insieme a Tom, l'allenatore, ed a Red, il fantino, inanelleranno una indimenticabile serie di vittorie fino ad arrivare al faccia a faccia contro il più grande purosangue del periodo anteguerra: War Admiral. E non saranno nemmeno degli infortuni che avrebbero stroncato carriera e speranze a chiunque, a fermare il grande sogno.

Se il Forrest Gump di Zemeckis è stato giudicato una zuccherosa favoletta buonista, francamente non saprei proprio che dire di questo polpettone propagandistico tratto dall'omonimo libro di Laura Hillenbrand. È certo che l'intento non viene celato in alcun modo e che forse il momento storico che l'America sta attraversando favorisce questo tipo di approccio, ma resta il fatto che può risultare indigesto e non solo per la sua durata ampiamente oltre le due ore (il solo prologo occupa 45 minuti).
Va comunque detto che il grande respiro epico, ben coadiuvato dalle musiche di Randy Newman, il cast eccellente (Bridges sembra amare la veste di Tycoon dell'automobile fino da Tucker) e l'ottima confezione registico-fotografica di Gary Ross (Pleasantville) innalzano questa pellicola mediocre ad un valore complessivo sicuramente maggiore anche se le potenzialità sarebbero potute essere sfruttate molto meglio.
Una storia di uomini che vincono contro le avversità e contro i pronostici, che si ribellano al fato e che sovvertono le leggi naturali per affermare la loro volontà. Bello e scontatissimo!

Curiosità: Chris McCarron, che veste i panni di Charles Kurtsinger, è un fantino professionista che si è ritirato dalle corse poco prima di girare il film.

La chicca: nella scena d'apertura in cui Tom Smith insegue i mustang, si può notare che sono ferrati (strano per dei cavalli allo stato brado).

La frase: "Non prendi una vita e la butti via in blocco solo perché ha qualche difettuccio."

Indicazioni:
Per chi ha bisogno di storie "confortanti" e un po' melense.

Valerio Salvi

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