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Schultze vuole suonare il blues
Questa è la storia di un uomo qualunque, con una vita comune, intrappolato nel suo paesetto con le solite vecchi tradizioni. Ma è anche il racconto di un riscatto nei confronti di una vita chiusa per sempre su sé stessa.
Schultze ha lavorato tutta la vita in miniera, il lavoro più duro. Poi un giorno i "padroni" decidono di fare andare in pensione anticipatamente lui e due suoi amici per la pelle. I tre sembrano rassegnati a continuare la loro vita come era prima (la pesca, la partita a scacchi, la birra al bar) ovviamente senza il lavoro. Ma Schultze, suonatore di fisarmonica (strumento eccezionale!) dell'orchestra locale, un giorno accende la radio e da quella esce un suono mai sentito, un brano zydeco (una sorta di folk creolo). Da quel momento in poi cambierà tutto, solo per lui.
Questo film è il resoconto di un cambiamento, un viaggio spirituale e terreno, verso posti mai nemmeno sognati. L'orchestra del paese per cui la musica si ferma alla mazurka e la scoperta di un nuovo orizzonte: una musica che, per quanto non più giovane anagraficamente, alle orecchie di quest'omino suona come una scoperta strabiliante. Ed è per questo che l'opera di Michael Schorr è anche lo scontro di due culture, l'una reazionaria e l'altra rivoluzionaria.
I personaggi di "Schultze…" (tutti interpretati da attori bravissimi) mi hanno ricordato molto quelli di Kaurismaki: tutti gli avvenimenti sembra che gli scorrano addosso senza lasciare il minimo segno, mentre dentro c'è tutta una vita da raccontare.
Il personaggio principale (interpretato dallo straordinario Horst Krause) volta pagina in maniera drastica ma lo fa senza urlare, lo fa come se tutto sia normale. Nel film commedia e tragedia si accostano con una tale leggerezza che non sembrano neanche cose così immense: è la vita.
Ovviamente il valore più grande in questa non - gerarchia dei sentimenti è da attribuire alla musica. E' lei che riesce a cambiare una vita che sarebbe potuta andare avanti secoli senza muovere un passo. Bisogna dire che ha veramente un potere straordinario. Il fatto che nel titolo compaia la parola Blues è per il fatto che, a parte l'assonanza con Schultze, questo genere è da sempre la musica dell'anima (più del Soul che, per l'appunto, vuole dire anima). Ed è proprio questa che riaffiora nel "sentire" del nostro personaggio: l'anima.
E' proprio vero: la musica cambia la vita.
Renato Massaccesi
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