Saddam
Milano - Abu Ghraib è una cittadina poco distante da Baghdad, tristemente famosa alla memoria per i fatti di torture nelle carceri militari statunitensi. Proprio qui, un prigioniero eccellente vive le sue ore rinchiuso nelle profondità di una base segreta e occultata ai più. Due soldati, solo due, curano incessantemente che nessuno s'avvicini al portellone della cella 51 A. La mente vorrebbe che fossero due marines, due professionisti della guerra; la realtà fa sì che siano due italiani, una ex guardia giurata ed un ragioniere della provincia torinese attirati dalla possibilità di lauti guadagni in breve tempo. Assunti da una società di servizi consulente del corpo militare US e sbattuti in servizio senza preparazione, il più debole tra i due, Mauro Loiacono comincia presto a mostrare segni di cedimento. Un ambiente asfittico, buio, l'incertezza della missione, le lunghe ore di veglia e ronda.., quando la mente ha poco da fare, comincia a pensare e difficilmente fa buoni propositi. Così comincia un viaggio tra l'opportunismo umano, l'ansia e le responsabilità fino alle decisioni più improbabili e assolute che l'animo umano può scegliere. O forse no, perché è bene dirlo senza svelare, l'elemento "sorpresa" è uno dei punti chiave di "Saddam", capace di cambiar strada a poco dalla fine, stravolgendo lo spettatore convinto d'esser piazzato su solidi binari fin dall'inizio.
Primo lungometraggio di Max Chicco, produzione indipendente e una realizzazione di sole sei settimane in quel di Torino, "Saddam" è un esempio interessante non solo di critica cinematografica a usi e costumi beceri della nostra società, ma anche un ottimo esempio di volontà "distributiva".
In uscita nei cinema torinesi e di seguito in quelli italiani grazie alla ferrea dedizione del regista, "Saddam" merita un'attenzione curiosa, vuoi per il soggetto originale vuoi per la forza con cui si scosta da tutto ciò che il panorama della celluloide italiana è uso donarci. Tra movimenti di macchina lentissimi e inquadrature statiche, tra punti di ripresa insoliti - il cui motivo si svela solo nel finale - e ambienti inquietanti, Chicco trascina lo spettatore e lo abbandona alla mercé delle proprie paure recondite, che solo apparentemente possono sembrare quelle del protagonista, ma che in realtà scavano nel profondo di ognuno per fare sorgere quanto non amiamo farci presente.

La frase: "Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah".

Valentina Pieraccini

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