Roba da matti
E' difficile credere che nessuno abbia mai detto a Enrico Pitzianti quanto la verità possa far male; molto più probabile che il motivo per cui "Roba da matti" (2011) è stato realizzato sia proprio l'averne piena consapevolezza.
Il terzo lungometraggio del regista cagliaritano, interamente girato nella città di Quartu S.E., racconta infatti una storia vera che più vera non si può, e che, come tutte le storie vere, fa male.
Una sola che in fondo ne racconta tante: almeno nove, se si contano quelle (difficili) dei protagonisti, trasformati per l'occasione in attori d'eccezione.
L'autore di "Piccola Pesca" e "Tutto Torna" propone stavolta le vicende di Casamatta, residenza socio-assistenziale quartese nella quale vivono otto persone con disagio mentale che, dopo diciassette anni, rischia di dover chiudere per intricati problemi finanziari, mettendo a rischio la tranquillità della vita dei suoi occupanti.
La tenerezza di Cenza ("Non capisco il perché di questa situazione difficile che io devo accettare"), l'allontanamento sofferto di Loredana e le discutibili manifestazioni d'insensibilità fin troppo evidenti di alcuni, sono gli ingredienti di una storia dal retrogusto amaro, capace però di strappare qualche sorriso genuino e inaspettato.
A quest'ondata di avversità apparentemente insormontabili si contrappone il coraggio di Gisella – presidente dell'associazione che si occupa della residenza – e delle sue collaboratrici, decise a difendere Casamatta e i suoi ospiti con le unghie e con i denti ("Donne combattenti? Era uno dei titoli possibili", dice Pitzianti a tal proposito).
La ricerca di una nuova casa, con tutte le difficoltà specifiche del caso, è il filo conduttore degli ottanta minuti del documentario, a cui fa da cornice il racconto di scene della vita quotidiana di Paola (sorella di Gisella), Silvana, Pinuccio e di tutti gli altri, fedelmente raccontate dalla telecamera di Pitzianti.
La frase:
""Noi non possiamo permettere che i nostri cari vengano privati del diritto alla vita" (Gisella Trincas)".
a cura di Veronica Secci
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