Riconciliati
Spesso si pensa che i trentenni non accettino le proprie responsabilità, e continuino a vivere come se fossero ancora adolescenti, cercando di rimandare sempre più in là nel futuro ogni decisione che possa rivelarsi definitiva per la propria vita. La generazione precedente, però, non se la passa meglio. Dopo aver sostenuto le loro idee, i loro ideali, giusti o sbagliati che fossero, negli anni '60-'70, si ritrovano, oggi a cercare con ogni mezzo di rivivere quei momenti. È ciò che accade anche ai personaggi della pellicola di Rosalia Polizzi. La storia si dipana lungo un week end in cui un gruppo di amici si ritrova in occasione dell'uscita dal carcere di un ex compagno, Roberto (Franco Castellano - Commesse) accusato dell'uccisione di un giudice negli anni Ottanta. Il ritorno di Roberto riapre nel gruppo conflitti privati mai superati. La trama scorre soprattutto attraverso i ricordi di Malena (Beatriz Spelzini - La isla) esule argentina che ha conosciuto le torture militari, e al suo arrivo in Italia era stata l'amante di Roberto prima di sposarsi con Nanni (Emilio Bonucci - Incantesimo). Accanto alle vicende di questi personaggi si intravedono però anche quelle dei loro figli, sospesi fra un passato in cui non si riconoscono ed un futuro tutto da costruire.
La pellicola, lenta, poco vivace, ci ripropone un tema ormai affrontato più volte, anzi troppe: la nostalgia per i ruggenti anni '60. Non si capisce che centra la storia dell'esule argentina con quella dei "combattenti" italiani. Il nesso è decisamente forzato. Il film è pieno di paranoie, angosce, esasperazioni. Si condanna chi è riuscito a costruirsi una vita diversa da quella che si era immaginata, ma si addita anche chi ha continuato sulla stessa strada, fino in fondo, come ha fatto Roberto. Si cerca continuamente o di spettacolarizzare la vicenda, ricorrendo a colpi di scena, (la figlia di Malena che entra in salotto puntando una pistola, che poi si rivelerà un giocattolo, Roberto che si vendica contro l'amico che lo ha tradito facendogli credere che sta per sparargli), oppure di rattristare lo spettatore facendogli vedere immagini di repertorio circa i desaparecidos e le stragi compiute negli anni del terrorismo. Il risultato non viene però raggiunto in nessuno dei due casi. L'unico effetto sortito è quello di annoiare, e più spesso infastidire il pubblico. Per ciò che concerne i dialoghi, meglio non rigirare il coltello nella piaga. Basti per tutti questa battuta: Malena "come si esce dal passato?" Roberto "Non se ne esce mai". Davvero pietoso!

Teresa Lavanga

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