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Resident Evil: Extinction
Arriva nelle sale il terzo e, a quanto dicono i realizzatori, ultimo capitolo della saga di Resident Evil.
Gli uomini sono ormai decimati e gli zombi sono i nuovi padroni del mondo. Pochi e miserabili sopravvissuti vivono come nomadi, mentre i potenti cattivoni della Umbrella nel sottosuolo, ordiscono piani e continuano a compiere scellerati esperimenti genetici. La nostra eroina Alice, ormai diventata una via di mezzo tra Lara Croft e La Fenice degli X-men, cerca di sconfiggere i soliti nemici e aiutare il gruppo di ribelli.
Abbandoniamo il clima claustrofobico del primo film e le ambientazioni notturne del secondo, per immergerci in un mondo completamente desertico, arso da un sole cocente, caratterizzato da una fotografia estremamente luminosa.
L’inizio del film è fulmineo, sembra di essere davanti ad un “riassunto delle puntate precedenti”, o ad un autocelebrazione che introduce in realtà il leit-motif della pellicola: la citazione.
Gli appassionati di horror e thriller si divertiranno a riconoscere scene e momenti di film che hanno caratterizzato la storia del cinema di genere: Uccelli di Hitchcock, Giorno degli Zombi di Romero, il Pianeta delle Scimmie, solo per citarne alcuni, e ogni citazione apre un momento narrativo del film.
Le scene di combattimento, sono, com’era prevedibile, molte e spettacolari e più sanguinolente: il montaggio delle inquadrature, spesso molto ravvicinate, è forsennato, tanto che in certi momenti è difficile capire ciò che sta accadendo; esse si contrappongono ai momenti in cui il gruppo di ribelli si sposta nel deserto, dove campi lunghi e riprese aeree mostrano la loro corsa a folle velocità. Ottimi anche gli effetti speciali e il trucco degli zombi, che ora sono di diverso tipo: i non-morti del deserto, emaciati e consumati dal sole e i super-zombi modificati in laboratorio, veloci, estremamente forti e molto arrabbiati.
Impossibile non fare paragoni con gli episodi precedenti della trilogia, e non tirare le somme di questa ennesima saga sui non-morti.
Sebbene da questo tipo di film non ci si debba aspettare grandi tematiche e impegno, in Resident Evil: Extinction manca la critica/retorica, neanche troppo velata nei precedenti capitoli, contro l’arrivismo e l’avidità dell’uomo, e la selvaggia sperimentazione priva di ogni scrupolo, che si cela dietro una assai debole etica della scienza in vista del progresso.
Entrano in gioco molti personaggi, nessuno dei quali è approfondito o curato particolarmente bene, al contrario dei film precedenti in cui i pochi personaggi principali, anche se molto stereotipati, avevano caratterizzazioni decisamente accentuate. In più troviamo una certa vena sentimentale, anche in questo caso solamente accennata e forse un pò fuori luogo.
In conclusione, se non ha deluso Resident Evil: Apocalypse, si può consigliare ai fan del videogioco, come del film, di andare a vedere la conclusione della saga, che, in barba alle intenzioni di Anderson (padre del progetto cinematografico di Resident Evil), lascia un finale aperto a molte altre avventure dell’eroina energicamente interpretata da Milla Jovovich.
La frase: "Restare nomadi sembrava l’unico modo di restare vivi".
Ilaria Ferri
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