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Il regno del fuoco
Dopo un'apertura all'insegna dello stormir d'ali d'uccello, degna del miglior John Woo, le uniche altre creature in grado di librarsi nel cielo del 2020 sono i draghi; enormi, crudeli, terrificanti, ma soprattutto sputafuoco, come insegna da sempre la letteratura fantasy. Questi sono ormai la razza dominante su una terra in perfetto stile dopobomba.
Quinn (Christian Bale / "American Psycho") è l'uomo che ha visto sorgere l'orrore che ormai popola gli incubi di ogni essere. Quando era ancora un ragazzo il "re" dei draghi è sbucato dalle viscere di Londra (quindi S. Giorgio non l'aveva poi ucciso...) e dopo aver "tostato" gli operai della metro, ha pensato bene di artigliare a morte la madre di Quinn.
Venti anni dopo, con i draghi ormai padroni della Terra, Quinn si trova a capo di una delle pochissime comunità umane superstiti; la speranza di sopravvivere è ridotta al lumicino, figuriamoci quella di poter prevalere.
Dello stesso avviso non sembra essere Van Zan (Matthew McConaughey / "U 571") che con un manipolo di volontari (guarda caso americani) può vantare più di duecento draghi uccisi. Per lui un solo imperativo: distruggere per sempre la terribile genia, e per farlo bisogna raggiungere Londra.
Con atmosfere prese di forza dagli universi post-olocausto inaugurati da "Mad Max", "Il regno del Fuoco" miscela le tematiche della fantasy con la sci-fi post-moderna tentando così di raggiungere una vasta fetta di pubblico. Indubbiamente il prodotto è ben confezionato, con le numerose sequenze di animazione digitale molto coinvolgenti grazie ai draghi (peraltro più simili a delle viverene per gestire la scelta di fare delle ali piuttosto piccole) realizzati da Richard Hoover e Dan DeLeeuw ("Armageddon" e "Allarme Rosso"). I bestioni sono stati animati con molta cura, cercando di farli apparire il più terrificanti possibile: la pelle è quella di un alligatore, ma con la texture di un serpente; per i movimenti a terra ci si è ispirati ai grandi felini predatori, mentre per il volo si è optato per la planata; la classica "fiammata" poi è il pezzo forte del film.
Se sull'aspetto visivo, enfatizzato dalla regia Rob Bowman, proveniente da molte realizzazioni fantascientifiche per la TV, non si discute, il plot invece non brilla certo per originalità, anzi. I dialoghi scontati si accompagnano ad un oltremodo ovvio sviluppo degli eventi che oltre a non concedere allo spettatore la minima suspance, abbassano pesantemente il livello complessivo del film.
In ogni caso un ottimo film di evasione che sarà apprezzato dagli estimatori dei draghi.
Curiosità: una stupenda interpretazione di teatro nella fortezza di Quinn: in scena "Guerre Stellari".
La chicca: la scena del drago appollaiato sul rifugio distrutto di Quinn, ricorda molto l'illustrazione della scatola di un classico gioco: "Talisman".
Indicazioni: Sia per chi ama la fantasy che il post-apocalittico.
Valerio Salvi
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