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Redacted
In fatto di film a carattere bellico, Brian De Palma già si cimentò nel 1989 con il riuscito "Vittime di guerra", interpretato da Sean Penn e Michael J. Fox.
Ma, a partire dall'avvio, "Redacted", ispirato allo stupro di una quindicenne irachena attuato dai soldati americani nel 2006, parla chiaro: la ricostruzione dei fatti per mezzo di video fittizi realizzati da elementi inventati dell'esercito a stelle e strisce.
Siamo quindi nell'ambito di tutt'altro territorio cinematografico, il quale, curiosamente, sfrutta il moderno stratagemma narrativo dei fake video che simulano la realtà, proprio come il contemporaneo horror "[Rec]" (2007) di Jaume Balagueró e Paco Plaza, non a caso presente insieme al film di De Palma presso la 64ª mostra d'arte cinematografica di Venezia.
Diciamo che la differenza sostanziale tra i due lungometraggi risiede nel fatto che "Redacted" non tenta di far passare per autentiche delle riprese relative ad una storia a tinte soprannaturali, ma finge di documentare un evento realmente accaduto, ricostruendolo attraverso le interviste a cinque marines in verità interpretati da altrettanti attori.
E, da un virtuoso come il regista di "The untouchables-Gli intoccabili" (1987), c'era da aspettarsi prima o poi la sperimentazione di questo nuovo tipo di comunicazione cinematografica, tra abbondanza di riprese mosse e personaggi che si presentano parlando con lo sguardo rivolto verso l'obiettivo delle videocamere digitali che li riprendono, simulando il tipico look delle inchieste giornalistiche.
In un insieme che trova coinvolto anche un rifacimento dell'impressionante ed ormai nota decapitazione del soldato americano, quindi, ci si alterna tra impressionanti scene di violenza ottimamente rielaborate ed affermazioni esilaranti, mentre emergono i crudi racconti dei sentimenti provati dai protagonisti nel momento in cui si dedicano allo sterminio dei loro obiettivi umani.
Al termine di tutto il veloce e godibile esperimento, però, l'unica sequenza significativa appare quella in cui il Paese si trova a celebrare un eroe di guerra che, a sua volta, si sente quasi un mostro a causa degli orrori vissuti in prima persona senza poter far nulla.
Anche perché le fotografie delle vittime poste in coda alla pellicola, che tanto ricordano l'infinità di squallidi servizi televisivi strappalacrime, non fanno altro che riconfermare la natura altamente ruffiana del prodotto, intuita con facilità già nel corso della visione.
La frase: "La lezione è che quando hai una missione, una missione pericolosa, tutto dipende dalla chimica del gruppo".
Francesco Lomuscio
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